Politiche green

I dati ora lo dimostrano: il suicidio green dell’Ue non serve a nulla

I Paesi europei sono costretti a svenarsi in nome della nuova religione green, ma non è cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata

Ursula Von der Leyen Green Deal-2

Auto green, case green, tutto green. La nuova religione verde è diventata il punto di riferimento in Europa, con misure draconiane per la salvaguardia dell’ambiente e del pianeta. Provvedimenti spesso penalizzanti per l’Italia, il più delle volte senza programmazione, costantemente inutili. Sì perché i Paesi in quota Ue possono impegnarsi e svenarsi, ma da soli non cambieranno la situazione legata all’inquinamento. Il quadro sulle emissioni di gas serra è perentorio: nonostante il ribasso del 5 per cento nell’area europea, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) la concentrazione di gas serra nell’atmosfera ha raggiunto un livello record lo scorso anno. Ma non è tutto: secondo gli esperti non c’è fine in vista a questa tendenza.

Nonostante qualche segnale positivo sulla diminuzione dell’utilizzo di combustibili fossili, nel 2022 le concentrazioni medie globali di anidride carbonica saranno per la prima volta del 50 per cento superiori a quelle dell’era preindustriale: “Nonostante decenni di avvertimenti da parte della comunità scientifica, migliaia di pagine di rapporti e dozzine di conferenze sul clima, stiamo ancora andando nella direzione sbagliata “, l’analisi tranchant del segretario generale dell’OMM, Petteri Taalas. In base alle previsioni, le emissioni aumenteranno del 9 per cento rispetto ai livelli del 2010 entro la fine di questo decennio, anche se gli NDC saranno pienamente implementati.

In altri termini, nonostante le misure – spesso folli – adottate dall’Europa, non si intravede un cambio di tendenza. Il discorso è semplice: nessun complotto, è sufficiente guardare al di là del nostro continente. Cina, India e Stati Uniti rappresentano la gran parte del “problema”, se così vogliamo chiamarlo, con buona pace dei talebani di casa nostra. Non è un caso che sia riposta grande speranza nel progetto di Pechino di intraprendere la strada del declino strutturale di emissioni di gas serra già a partire dal 2024, quando la produzione di energia da combustibili fossili inizierà a diminuire. Non ci vuole un genio per capire che senza un vero cambio di passo dei big dell’inquinamento, non ci sarà mai la svolta. L’Ue produce un decimo della Co2 della Cina e un quarto degli Stati Uniti, come può da sola risolvere tutti i problemi? Figurarsi la sola Italia. Ma gli esempi possibili sono davvero tanti, a testimonianza dell’insensatezza di certe campagne iper-green. Insomma compagni, non rompeteci le scatole.

Massimo Balsamo, 18 novembre 2023

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