Politica

Il falso storico di Barbero sull’egemonia comunista

Lo storico su La7 per rivendicare il 25 aprile afferma: “C’è chi mistifica dicendo che la Resistenza è stata colonizzata dal Pci”

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barbero © haikeiya tramite Canva.com

Il garrulo professor Alessandro Barbero ha preso la rincorsa da un paio di settimane sui social per poi qualche sera fa tagliare il traguardo nello studio di Di Martedì – su La7 l’imitazione mal riuscita di Telekabul di quel genio della comunicazione rossa che era Sandro Curzi – e raccontare a tutto il mondo che “il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazifascismo e se uno non festeggia è fascista”. E fascista è sostanzialmente il governo di Giorgia Meloni. Barbero muove le manine un po’ come le marionette, che ha quel sorrisetto da bimbo invecchiato e la faccia buonina buonina dei direttori del personale che licenziano dicendo: niente di personale, ha aggiunto ex cathedra: “C’è un pezzo d’Italia che insegna ai bambini che il fascismo ha fatto anche cose buone.” Premesso che se uno è uno storico i giudizi dovrebbe motivarli a Barbero quando si parla di fascismo gli si allunga il canino e i tratti somatici perdono quella bonomia da Gianduia rivelando il disprezzo ad excludendum degli intellò gauchisti.

Barbero – che una volta si disse assai vicino a Rifondazione Comunista, quella in cachemire di Fausto Bertinotti – è disposto anche al falso storico. Rispondendo alle domande giuste e aggiustate, perciò grazie dei Floris, del conduttore è riuscito ad arrivare dove voleva: dare dei fascisti ai nostri governanti. “Se uno è cresciuto in quel pezzo d’Italia che dà dei delinquenti ai partigiani una volta che va al governo ci sono conseguenza negative. Non credo che ci metteranno in camicia nera o che dichiareranno guerra all’Etiopia o all’America, anzi questo pericolo date le circostanze mi sentirei proprio di escluderlo, ma se si spacca ancora il paese tra chi sta con i partigiani e chi no vuol dire che ci sono delle convinzioni radicate, se si va al governo e si è giurato sulla Costituzione antifascista e si fa fatica a dirsi antifascisti allora vuol dire che si è fascisti: questo è inquietante!” Ovviamente applausi. Sfogatosi lo storico catodico – prezzemola a reti unificate e Rai Storia è cosa sua – ha affondato il coltello retorico ma forse è affondato pure lui. Ha sentenziato: “C’è una mistificazione: che la Resistenza è stata colonizzata dai comunisti. Non è vero. Nella resistenza c’erano i conti ricchi e gli operai comunisti, i cattolici, ci sono stati i generali della guerra d’Africa e i monarchici, nella Resistenza che è stata trasversale c’erano tutti, c’era un pezzo d’Italia che aveva scelto di stare dalla parte giusta. Dunque dire che la Resistenza è stata colonizzata dai rossi è una mistificazione utile a chi non vuole festeggiare il 25 aprile perché è fascista.”

Eh no cara history-star: anche lei fa la sua mistificazione, se lo lasci dire. Quando si sostiene che la Resistenza è stata colonizzata dai comunisti si dice il vero. Basta scorrere l’elenco dei presidenti dell’ANPI. Tutti: dal primo Arrigo Boldrini che lo è stato a vita all’attuale Gianfranco Pagliarulo sono stati parlamentari del Partito comunista italiano. Ma non si capisce perché lo storico Barbero non sia al corrente di fatti come quelli che vanno sotto il nome della “volante rossa del reggiano”, non si capisce perché nelle sue intemerate il professore torinese non si ricordi di questa dichiarazione che Alberto Franceschini, uno dei capi della Brigate rosse, fa nel suo libro di memorie scritto con Giovanni Fasanella (titolo L’Appartamento) in cui ci fa sapere: “Cominciammo a esercitarci andando a sparare sulle montagne con i mitra che ci davano gli ex partigiani. Sapevano che le loro armi noi le avremmo usate. Avevano fatto la guerra di Liberazione, dopo il 25 aprile avrebbero voluto continuare a combattere per costruire una società socialista, ma il Pci, il loro partito, li aveva traditi. Non avevano più l’età per ritornare sulle montagne, e passarono a noi ragazzi le loro armi, con la certezza che le avremmo usate.”

Dirà Franceschini che è stato il nonno che gli continuava a parlare di “resistenza tradita” a farlo incamminare sulla strada del terrorismo. La resistenza tradita è quella che i comunisti volevano portare all’estrema conseguenza: impedire le elezioni del ’46 per istaurare in Italia la dittatura comunista. Palmiro Togliatti dopo Yalta capì che bisognava accomodarsi a una democrazia in Italia e disarmò (non tutte come si vede) le brigate Garibaldi. Come la mettiamo professor Barbero? Forse c’è stata anche un’Italia che ha insegnato ai bambini fare come i nonni partigiani cose non buone? E stupisce il fatto che Barbero non si ricordi della Brigata ebraica cacciata dai cortei dell’ANPI e che non sappia che esistono associazioni partigiane come quella dei Partigiani cattolici fondata da Enrico Mattei che ne portò a combattere 65 mila che non stanno con l’ANPI. E perché in questi giorni non si parla dei fazzoletti azzurri, del Fronte Militare Clandestino, ai comandi del Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, e del Fronte Resistenziale dei Reali Carabinieri di Roma, noto poi come “Banda Caruso” dal nome del Generale Filippo Caruso?

Perché l’ANPI vuole il monopolio della Resistenza così come i comunisti lo pretesero nel CNL. Forse il professor Barbero tra i tanti libri che legge e che pubblica dovrebbe correre in libreria e comprare la Fattoria degli Animali di George Orwell. Si accorgerà che la rivoluzione dei maiali finisce molto male quando i comandamenti per la libertà finiscono in un solo articolo: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.” Se ci pensa magari gli viene in mente perché il 25 aprile che è una data libertà per tutti è festa solo per qualcuno.

Carlo Cambi, 1° maggio 2025

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