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Il triplo salto mortale del figaro Conte - Seconda parte

Il professor Conte, che nelle descrizioni e nei giudizi di alcuni cronisti del tempo è quasi diventato il Conte di Cavour, ha dimostrato alcune notevoli virtù da barbiere che, forse, non hanno avuto nemmeno i democristiani di una volta quando la Democrazia cristiana era non solo sempre al governo ma in cielo, in terra e in ogni luogo. Prima di tutto ha fatto, al momento opportuno, barba e capelli e servizio completo a Capitan Salvini che, non a caso, da quel momento è diventato un po’ più ordinato. Ma lì dove il professore pugliese ha dimostrato di essere un figaro insuperabile è nell’uso superbo della tovaglia da barbiere. Come la usa lui non l’ha usata finora davvero nessuno, nemmeno lo stesso barbiere di Montecitorio che per mestiere l’ha messa al collo di tutti i deputati senza distinzione di partito, di maggioranza, di minoranza, di simpatia, di antipatia.

La tovaglia da barbiere, in fondo, serve proprio a questo: si mette al collo di chiunque, serve tutti e non c’è nemico che non sia suo amico e con il quale non si vada d’accordo pur di fare il proprio interesse: le barbe. La politica del figaro Conte, sempre ben pettinato, va d’accordo con tutti, è amica di tutti, dice sempre sì, non ha conflitti con nessuno, ha una parola buona in ogni stagione, ascolta tutti, va bene a grandi e piccoli come va bene al collo di chiunque, persino del presidente della Repubblica, la tovaglia da barbiere.

“Et voilà, il signore è servito. Ragazzo, spazzola!”.

Giancristiano Desiderio, 16 settembre 2019

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