Esteri

In Ucraina siamo belligeranti. A dispetto della Costituzione

Armi, soldi, intelligence: l’Italia e l’Occidente partecipano al conflitto ucraino mentre predicano pace

Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI e © jackbab tramite Canva.com

Nel conflitto tra Russia e Ucraina, l’Italia e gran parte dell’Occidente si considerano “non belligeranti”, ma la realtà è diversa: abbiamo inviato armi, finanziato l’apparato militare ucraino, fornito supporto logistico, tecnologico e informativo. Questa non è neutralità né diplomazia, è partecipazione al conflitto.

Nel nostro diritto penale, chi commette un reato e chi contribuisce a commetterlo rispondono allo stesso modo. Non importa chi ha premuto il grilletto: chi ha aiutato consapevolmente, è considerato concorrente nel reato.
Allo stesso modo, chi fornisce mezzi per fare la guerra non può dichiararsi neutrale: ha contribuito all’azione e quindi ne condivide la responsabilità, almeno sul piano morale e politico.

Così facendo, abbiamo tradito, se non la lettera, certamente lo spirito dell’articolo 11 della Costituzione secondo cui l’Italia ripudia la guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.  Nemmeno il Trattato Nato giustifica la nostra condotta perché l’articolo 5 prevede l’intervento militare collettivo solo in caso di aggressione armata contro uno Stato membro e l’Ucraina non lo è. L’unico intervento costituzionalmente consentito al nostro Paese è quello finalizzato a trattatare per la pace, non ad alimentare, seppur per procura, lo scontro armato.

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Qui sta la contraddizione più grave, perché nel nome di una solidarietà umanitaria — sacrosanta verso il popolo ucraino, meno verso il suo governo, che avrebbe potuto negoziare più e più volte la pace e, probabilmente, anche scongiurare l’invasione (se non facciamo partire la narrazione dal 2022) — abbiamo scelto di intervenire con la fornitura di armamenti, sebbene senza “boots on the ground”.

Abbiamo partecipato a mezzo servizio, ma ciò è bastato per spostare gli equilibri del conflitto: non per concluderlo, bensì per allungarlo. La guerra che avrebbe potuto terminare già nel 2022, con un compromesso magari imperfetto, è così diventata un pantano di sangue e distruzione. Il risultato? Più morti, più devastazione e una situazione geopolitica peggiore di quella che si sarebbe potuta raggiungere cercando subito la via della mediazione che ora, molta distruzione dopo, finalmente appare a tutti essere l’unica opzione realistica.

Giorgio Carta, 6 maggio 2025

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