La differenza tra un borghese e un collettivista

Gli scritti di Sergio Ricossa, economista e liberale vero, per leggere il presente

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Nel suo formidabile libro Straborghese (Istituto Bruno Leoni – 2010), Sergio Ricossa delinea i caratteri di una borghesia liberale e liberista, rivolta all’innovazione, di animo aperto verso la vita, laboriosa e sempre attenta alla dimensione individuale. Ad essa si contrappone una visione collettivista fatta di chiusura e di burocrazia volta ad ingabbiare, a normare, ad indirizzare in nome del presunto bene collettivo stabilito dal governante di turno.

Mettiamo un burocrate, un compilatore di piani quinquennali, a disegnare la moda, per esempio, ed egli invece di disegnarla la cancellerà” (ibid).

Le altre puntate:

  1. Così si manda in rovina un Paese
  2. La lezione da imparare: non esistono i “soldi dello Stato”
  3. Meloni, senti qui: per governare bene, governa meno
  4. Perché è giusto protestare contro le tasse (e ridurle)
  5. Così si manda in rovina un Paese
  6. La lezione da imparare: non esistono i “soldi dello Stato”
  7. Meloni, senti qui: per governare bene, governa meno
  8. Perché è giusto protestare contro le tasse (e ridurle)
  9. Innovazione e sviluppo, altro che “decrescita felice”

Un’attività, quella della borghesia produttiva, che punta a non regolare tutto, che dalla composizione di una miriade di fattori e anche da possibili errori, trae beneficio per puntare ad un continuo cambiamento e miglioramento delle condizioni di ciascun individuo; contrapposta a chi tenta di regolare tutto, ricercando una illusoria perfezione e dando il massimo peso al settore pubblico, a discapito di quello privato:

Il collettivista crede nella perfezione sociale, e la cerca. Il borghese vi ha rinunciato da un pezzo [….]; scopo del borghese è fare del mondo intero, per dirla con Voltaire, una Atene brillante, non una triste Sparta. [….] La borghesia come colore e movimento, il collettivismo come grigiore e pesantezza o staticità: chiunque viaggi all’Ovest e all’Est nota questo contrasto. Sono i collettivisti che incessantemente nella storia, da Sparta in poi, predicano l’”austerità”, che è cosa del tutto diversa dalla parsimonia borghese. L’austerità non solo non è una scelta individuale, ma è fine a sé stessa: è la “politica del cilicio”. La parsimonia è una scelta individuale, è il risparmio familiare quale mezzo per il successo futuro”. (ibid).

Collettivisti di “sinistra e di destra”, uniti nel mettere il bastone tra le ruote al borghese che cerca di lavorare senza dar fastidio a nessuno, che vuole creare, sperimentare: “Il borghese […] è uno sperimentatore, è un seguace di Popper anche se non lo ha mai letto”. (Ibid)

Fabrizio Bonali, 15 febbraio 2023

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