Pillole Ricossiane

Innovazione e sviluppo, altro che “decrescita felice”

Gli scritti di Sergio Ricossa, economista e liberale vero, per leggere il presente

ricossa innovazione

“Se l’umanità non avesse corso certi rischi, se si fosse limitata al problema di come allocare in modo ottimo certe risorse date, trascurando il problema ben diverso di come inventare risorse nuove, saremmo probabilmente fermi al Neolitico”. Sergio Ricossa (Elogio della cattiveria – Società Europea di Edizioni/Il Giornale – 2016).

Il cambiamento è l’unica cosa certa sul pianeta terra e i tentativi di fermarsi, o addirittura di retrocedere decrescendo, illudono chi è alla ricerca di un presunto equilibrio paradisiaco in terra.

Ciclicamente sorgono movimenti di opinione che si prefiggono di mantenere lo status quo e che, per convincere della bontà delle loro posizioni, sbandierano studi che certificherebbero la minaccia di esaurimento delle risorse naturali o la fine del mondo a causa del sovrappopolamento.

Le altre puntate:

  1. Così si manda in rovina un Paese
  2. La lezione da imparare: non esistono i “soldi dello Stato”
  3. Meloni, senti qui: per governare bene, governa meno
  4. Perché è giusto protestare contro le tasse (e ridurle)

Ma la storia economica ci dice che l’innovazione e lo sviluppo tecnologico hanno creato, e continuano a creare, possibilità di crescita e di rinnovamento anche delle fonti energetiche, con soluzioni che sembrano impossibili da prevedere fino al giorno in cui arriva qualcuno (geniale e/o fortunato) che le inventa.

Diecimila anni fa l’umanità inventò la rivoluzione agraria per sopravvivere, innovando rispetto al precedente sistema di caccia, pesca e raccolta dei frutti spontanei della natura, e ci riuscì benissimo. Poi inventammo la rivoluzione industriale: la popolazione crebbe come non mai, e le risorse crebbero ancor più rapidamente, invece di esaurirsi. Adesso [2004 n.d.r.], ai giorni nostri, si parla di epoca post-industriale”. (Ibid).

Le altre puntate:

  1. Il primato italiano: il peggio del capitalismo e del socialismo
  2. Per innovare serve impresa, non bonus
  3. Fatica e produce: chi è il vero borghese
  4. Così il sinistrismo ha infettato tutta la cultura italiana

Uno degli sport preferiti nella seconda metà del secolo scorso era quello di prevedere, ad esempio, che nel giro di 20, 30, o 40 anni si sarebbe esaurito il petrolio. Che invece, lungi dall’essersi esaurito, viene utilizzato in impianti e motori dotati di maggiore efficienza e rendimenti crescenti (e sempre meno inquinanti rispetto ai modelli precedenti). Petrolio che, tra poco, verrà rimpiazzato da altre fonti, su cui si sta lavorando, che lo renderanno sempre meno interessante.

Ma solo un secolo prima il petrolio aveva un altro ruolo: “A metà dell’Ottocento, un inventario delle risorse non avrebbe compreso il petrolio, per esempio, o gli avrebbe assegnato un posto infimo: quel petrolio che, poco dopo, sarebbe diventato la maggior fonte energetica. Evidentemente la valorizzazione del petrolio dovette attendere un atto di fantasia, una serie di atti di fantasia, fra i quali l’invenzione del motore a scoppio. È a questa fantasia inventiva che dobbiamo ancora affidarci, senza temere che essa disturbi lo status quo”. (Ibid).

È l’innovazione il cuore di uno sviluppo che ha portato e potrà portare benessere al maggior numero di persone possibile, di una crescita economica effettiva e, in definitiva, di un vero progresso.

Accettare l’innovazione, capirla, promuoverla, difenderla: ecco un programma educativo che sembra carente in Italia”. (Ibid).

Fabrizio Bonali, 4 febbraio 2023

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli