Cronaca

La protesta dei trattori adesso punta all’Ucraina

Gli agricoltori in rivolta, dopo la sede del Parlamento Ue, si stanno organizzando per raggiungere Kiev

© Daboost tramite Canva.com

Ieri sera partecipavo ad un talk show e c’erano gli agricoltori in rivolta. Perché stanno arrivando anche da noi. Gli agricoltori hanno sempre questa cosa dei sempliciotti, questa catena di pregiudizio che si trascinano appresso, fanno rima con bifolchi, invece alle volte dicono cose più interessanti di altri, perfino commoventi. Uno: “Datemi pure del matto, ma io con la terra ci parlo. La guardo, la studio, la respiro, vedo i suoi progressi e sono felice”.

È una vita da bestia ma per me è l’unica. Non è un mestiere questo. È la mia vita e me la portano via. Lasciatemi alla mia vita vi prego”. “Noi abbiamo lavorato, abbiamo vissuto bene per trenta, quarant’anni: il direttore di banca era mio fratello, fratello di impegno, di fatica, lui sapeva che la terra non è solo terra perché dalla terra, come me, era nato e mi diceva: c’è questa cosa, c’è quest’altra, vediamo che posso fare, che cosa puoi fare. Adesso se vado in banca trovo solo delle macchine, nessuno vuole parlare con me”. È la vita senza vita, l’umanità divelta che vuole l’Europa. È l’antimondo. Per tutto, non solo nell’agricoltura.

La cosca nata non dalla terra ma da alchimie, astrazioni di burocrati, gente capace di dire, serenamente, che al mondo ci stanno “4 miliardi di mangiatori inutili che vanno eliminati”, questa entità nata come comitato d’affari della grande industria e della finanza, cresciuta nel solco degli affari colossali e ovattati con i padroni del mondo, non lo vuole l’uomo nel mondo. Vuole le macchine, gli algoritmi. Non solo per chi lavora la terra, anche per chi aggiusta i viventi: una sanità sterile, anodina, fatta di macchine, di sieri, di procedure, ma se io sono qua e ancora vi racconto la vita morente dei bifolchi che bifolchi non sono, è certo per le cure ma prima per l’amore di chi mi sta curando.

Dicevano gli agricoltori durante la trasmissione: non ci fermeremo. Chissà se è vero, son cose che si dicono; intanto cercano già di organizzarsi in partito, disillusi come sono da destra a sinistra, e, di solito, quello è il principio della fine, un partito non si improvvisa, lo coltivi, lo cresci col fertilizzante della pazienza, della malizia, del lavorìo sotterraneo nei canali del potere, e d’accordo che qui di tempo non ce n’è ma se improvvisi tutto, vai a fondo.

E qui però non è tanto questione di sussidi, di mancati sussidi per il gasolio, dei progetti eurogenetici che vogliono eliminare in fretta il consumo di carne, quello dei prodotti caseari, a beneficio delle porcate sintetiche, predicate dalla sinistra, woke, ma porcate, prodotte da una multinazionale di nome Bill Gates, quello che è passato a salutare il presidente del Consiglio e quello della Repubblica e, come per magia, la Ue ha stroncato la normativa italiana che frenava le carni finte, di laboratorio. Non è neanche per la dieta a base di grilli, di locuste, ma ce l’avessero detto da bambini che ci saremmo ritrovati, vecchi, a discutere, a prendere sul serio certe prospettive manicomiali.

Al limite, non è neanche per questa infida, arzigigolata Pac piena di trappole e di insidie e di ricatti, se volete i soldi lasciate incolto il 4% dei terreni, una bestemmia per chi lavora la terra; o per l’entrata a piedi uniti dell’Ucraina le cui derrate agricole si prenderanno il grosso dei sussidi restituendo prodotti pieni di glifosati, comunque di qualità nettamente peggiore rispetto alla nostra. Sì, certo, le rivendicazioni immediate, a una lettura immediata, possono far storcere la bocca: più retribuzioni e più sussidi, ah questi contadini, vogliono sempre i soldi, ma che si credono, di esserci solforosa? Ma non è lo stesso per tutti, per tutte le categorie produttive? La verità è che questa protesta si allarga, allaga l’intero continente dalla mitteleuropa alla fascia mediterranea, dalle regioni del nord al Massiccio Centrale e il tam tam, in tanti idiomi diversi, ha lo stesso significato: “Ormai è questione di vita o di morte”.

Che si potrebbe anche dire: la Ue dei tecnici, dei burocrati sterminatori punta a farci fuori e non lo nasconde, lo dice senza esitazioni. Per tutto, su tutto. L’astrazione europea vive su due presupposti: lo stato di crisi permanente, per ogni cosa, che la Baronessa Ursula ama chiamare “permacrisi”, e la logica del capro espiatorio: dev’esserci sempre una categoria su cui scatenare l’odio del mondo virtuoso che si appresta a spazzare via gli indugi e gli intralci dei bifolchi, i meschini, i reazionari in nome delle magnifiche sorti e progressive dell’antimondo. Prima i balneari, poi quelli che hanno una macchina normale o si scaldano con una caldaia normale, poi gli agricoltori, poi si vedrà.

E così può andare a finire molto male, perché se c’è una cosa che gli apprendisti stregoni non considerano mai abbastanza è la saturazione dei normali, poveri cristi o diavoli che siano, che, come la collera del Dio dell’Alleanza, è lenta a venire ma terribile se viene. Adesso, contro l’Ucraina che tutto pretende e non le basta mai, scende in campo la polacca Solidarnosc e quelli sono trattori che, se si mettono in moto, poi è difficile farli fermare. E la causa non sta nella meschinità dei bifolchi o in altre insinuazioni campate per aria, ma nella semplicissima ragione che in 440 milioni di europei non ne possono più di propaganda maledetta; e, dopo trenta anni di promesse mancate, di fregature e di mascalzonate, diffidano di tutto ed ogni cosa venga venduta dal Castello degli orrori di Bruxelles, che sia la Pac agricola, la transizione green, i vaccini uber alles, Zelenski, l’auto elettrica, i grilli infarinati, la carne fatta a Wuhan che sa di moquette e prima di assumerla, esattamente come per i vaccini, ti fanno firmare una liberatoria.

La grancassa dell’isteria e della criminalizzazione è forte, martellante ma anche mezzo miliardo di persone disseminate per un continente possono arrivare a rendersi conto dell’antimondo. Magari non ricordando quello che Giovannino Guareschi faceva dire al suo Cristo: “La terra non tradisce, don Camillo”, ma sapendolo, respirandone la lealtà e la verità come diceva il mio agricoltore al talk show. La terra non tradisce, sono gli uomini a tradire, sono i burocrati e i loro tradimenti sono infiniti e sono feroci, mirano al Pandemonio, non si fermano davanti a niente, loro immaginano le città senza traffico, le campagne senza natura, la salute senza amore, il sesso senza sesso, la vita senza vita, loro vogliono l’antimondo e allora resistere non è più una formula retorica, populista ma una questione di vita o di morte.

Max Del Papa, 2 febbraio 2024