Esteri

La provocazione: “Vi spiego perché do ragione a Putin”

Franco Battaglia racconta le ragioni di Putin sull’attacco all’Ucraina e perché non sta dalla parte di Zelensky

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Dopo aver riflettuto a lungo, ho deciso di rompere ogni indugio. Se, messo con le spalle al muro fossi costretto a scegliere, ebbene: io sto con Putin. E voglio cogliere subito l’occasione di obiettare a Maria Giovanna Maglie (che stimo tanto che, come dissi a suo tempo, l’avrei ben vista al Quirinale), la quale ha ipotizzato che chi sta con Putin lo fa perché attira (o fa comodo) stare con l’uomo forte e potente. Cara Maria Giovanna, guardi che qui il più forte, potente (e prepotente) è Biden.

Perché l’Occidente ha scelto Zelensky

Capisco che mi meriterò le invettive dell’universo mondo occidentale, ma pazienza. Il mondo occidentale è il mio mondo e non lo cambierei con alcun altro dei mondi reali. Di quelli possibili, che stanno nell’Iperuranio platonico, non voglio occuparmene. Quello occidentale è il mondo che ho la presunzione – o l’illusione – di ritenere il migliore e lo reputo a me amico. Senonché, per deformazione professionale, tendo a prendere molto sul serio il monito amicus Plato, sed… etc. Col che non voglio dire di essere io detentore della verità – ci mancherebbe – ma solo che cerco, per quanto possibile e con tutti i miei difetti e limiti, di perseguirla.

Quali sono le argomentazioni di chi sta con Zelensky? Certamente non il fatto che le guerre vanno condannate a prescindere: purtroppo le guerre fanno parte delle cose del mondo, ove troppe ve ne sono. Esse sono l’equivalente tra nazioni di ciò che accade, quotidianamente, tra i singoli umani, una specie che non ci vuole molto sforzo a chiamare imperfetta e, se non spesso, sicuramente a volte, stupida. Posto quindi ciò, quando ci sono due contendenti, si può scegliere di stare dalla parte di uno dei due, o per convenienza o per convinzione. Naturalmente si può anche decidere di stare a guardare. Il fatto è che il mio mondo occidentale, quello che io amo e che reputo amico, ha scelto. O meglio: quelli che contano hanno scelto, e hanno scelto Zelensky. Quanto a me, prima di adeguarmi voglio capire.

Allora: quali sono le argomentazioni di chi sta con Zelensky? Naturalmente parlo delle argomentazioni dichiarate, perché le eventuali non dichiarate possiamo solo immaginarle, ma qui scegliamo di non esercitare la fantasia e ci atteniamo alla realtà così come ci viene raccontata da chi sta con Zelensky. V’è, di fatto, una sola argomentazione dichiarata per la scelta fatta, ed è la seguente. «La Russia ha aggredito l’Ucraina, una nazione sovrana, cosicché la Russia è un aggressore e a essa va tutta la nostra condanna; mentre all’Ucraina, che è stata aggredita, va tutto il nostro sostegno morale e, possibilmente, materiale». Non mi pare vi siano altre motivazioni dalla parte della Ue e degli Usa.

Le ragioni di Putin

L’argomentazione dell’altra parte per giustificare ciò che essa chiama non “guerra” ma “operazione militare speciale” è, innanzitutto, che a essa la Russia vi è stata costretta. Ad ascoltare le dichiarazioni dell’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov, nei mesi precedenti l’inizio dell’invasione, Putin aveva lamentato, in Ucraina, la colpevole costruzione di una struttura militare minacciosa verso la Russia, e aveva richiesto una soluzione della sgradevole circostanza sia a Washington che agli altri Paesi della Nato. È vero? Non è vero? Per saperlo basta tornare indietro nel tempo. Nel mio precedente pezzullo ho già citato l’articolo “mano-tesa/ultimatum” di Putin del 12 luglio 2021. Ma spingiamoci fino al 23 dicembre 2021 e riportiamo le seguenti parole di Putin in pubblica conferenza-stampa, ove il presidente russo lamenta che nel Donbass (abitato da russi così come il nostro Sudtirolo è abitato da tedeschi) dopo il 2014 il governo ucraino era intervenuto con due operazioni militari provocando il genocidio di 14 mila civili russofoni).

Dice Putin: «Abbiamo l’impressione che il governo Ucraino stia preparando una terza operazione militare e, mettendo le mani avanti, ci avverte di non immischiarci e di non pensare di intervenire in difesa di quella gente, perché – dicono – se intervieni e li difendi, ci saranno altre sanzioni. E noi dobbiamo essere pronti per questa evenienza. Ma le nostre azioni dipenderanno non dal processo di negoziazione quanto piuttosto dalle garanzie sulla sicurezza incondizionata della Russia. A questo proposito, lo abbiamo detto in modo chiaro ed esplicito: ogni ulteriore espansione a est della Nato è inaccettabile. Cosa c’è di ambiguo qui? Forse noi stiamo mettendo missili ai confini degli Stati Uniti? No! Sono gli Stati Uniti che vengono qui coi loro missili. Essi sono già alle nostre porte».

Ci si può chiedere se, per caso sono, quelli detti (attentato alla sicurezza di Mosca, eccidi di Maidan, di Odessa, nel Donbass), immaginazioni senza riscontro con la realtà. Orbene, quanto al timore di missili Nato a 600 km da Mosca, esso era ben fondato, visto che Zelensky dichiarò di aver capito che l’Ucraina non può stare nella Nato un buon mese dopo l’inizio dell’invasione russa. Quanto agli eccidi: le informazioni che per anni potevano leggersi su Wikipedia su quello di Odessa sono state sbianchettate e revisionate pochi giorni fa. In ogni caso, Wikipedia non è una fonte attendibile, e val la pena citare in proposito alcune interrogazioni di parlamentari Ue alla Commissione Europea.

Il ruolo dell’Unione europea

1. Interrogazione del 7 novembre 2014. «Il 2 maggio scorso, ad Odessa, è avvenuta una strage, davanti e all’interno della Casa dei sindacati, che ufficialmente ha provocato 48 vittime. Tuttavia, secondo stime non ufficiali, i caduti potrebbero essere anche 150, cui vanno aggiunte diverse centinaia di feriti scampati per poco all’eccidio. I morti sono tutti di nazionalità ucraina e di etnia russa. La versione ufficiale delle autorità ucraine è stata da più parti messa in discussione. Tuttavia, le autorità di Kiev e di Odessa non hanno, a quanto è dato sapere, effettuato alcuna indagine approfondita, né individuato alcun colpevole. Numerosi indizi suggeriscono che non è stato il presunto incendio dell’edificio a uccidere coloro che si trovavano all’interno, lì rifugiatisi per non essere massacrati in strada, bensì sono stati colpi di arma da fuoco o armi di altro genere. Esistono filmati che mostrerebbero poliziotti sparare sui disperati che cercavano di fuggire dalle finestre e tutte le prove disponibili indicano che gli assedianti intendevano uccidere. A fronte di tale inaccettabile massacro, può la Commissione far sapere se ritiene opportuno esprimere una ferma condanna dell’accaduto e adottare posizioni in materia di politica estera che aiutino a prevenire il ripetersi di simili drammatici eventi?»

2. Risposta del 23 marzo 2015 da parte della Commissione Ue. «Nelle sue conclusioni del 12 maggio 2014 il Consiglio Affari esteri ha dichiarato quanto segue: “I tragici eventi di Odessa del 2 maggio, che hanno provocato la morte e il ferimento di numerose persone, devono essere investigati in modo accurato e tutti i responsabili devono essere consegnati alla giustizia”».

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