Esteri

L’Africa sceglie Putin - Seconda parte

Mosca sta trovando appoggio e solidarietà da vari paesi africani. C’è un motivo ben preciso

La risoluzione che fa discutere

Invece la risoluzione del Sudafrica non menziona la Russia e il suo ruolo. Alle obiezioni che sono state sollevate, il governo sudafricano ha risposto: “L’obiettivo cruciale è trovare consenso sulle questioni umanitarie. Spostare l’attenzione su altre questioni porterebbe a divisioni e al fallimento di un accordo su come operare”. Sono in corso incontri e discussioni con il Sudafrica per cercare di arrivare a un unico testo condivisibile per evitare di mettere in votazione due risoluzioni. La speranza, prima che il Sudafrica presentasse la propria, era che a votare il testo proposto dall’Ucraina e dai suoi alleati fossero più dei 141 stati che hanno votato la risoluzione del 2 marzo. Adesso, se entrambe le risoluzioni andranno in discussione e al voto, “la speranza è raggiungere comunque lo stesso numero di voti” ha spiegato l’ambasciatore Usa all’Onu Linda Thomas-Greenfield.

Il vice ambasciatore sudafricano all’Onu Xolisa Mfundiso Mabhongo ha dichiarato che l’idea del suo governo di proporre un proprio testo di risoluzione “non è stata ispirata dalla Russia, si tratta di una iniziativa del tutto sudafricana”. Ma il testo per l’Assemblea generale è simile a quello che la Russia ha presentato la scorsa settimana al Consiglio di Sicurezza. Secondo l’ambasciatore russo all’Onu Dmitry Polyanskiy quel testo mirava ad aiutare le attività delle associazioni umanitarie senza alcuna politicizzazione. Sta di fatto che si è deciso di non metterlo al voto ritenendo che la maggior parte dei membri del Consiglio si sarebbero astenuti dal momento che non conteneva accenni al ruolo della Russia nella crisi. Una agenzia di stampa Reuters riporta il commento dell’ambasciatore Thomas-Greenfield: “È del tutto irragionevole che la Russia pensi di poter proporre una risoluzione umanitaria. È come se un piromane chiedesse ai vicini di aiutarlo a spegnere l’incendio che lui ha provocato”.

“L’incendio” intanto, dopo quasi un mese di combattimenti, ha assunto proporzioni insostenibili. Secondo l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati i profughi sono ormai circa dieci milioni: 3,6 milioni fuggiti nei paesi vicini e 6,5 milioni sfollati. Come sempre in caso di conflitto, la maggior parte dei civili non può e soprattutto non vuole allontanarsi da casa se non quanto basta per mettersi al sicuro.

Anna Bono, 24 marzo 2022

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