Esteri

L’arroganza microimperialista francese

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Speciale zuppa di Porro internazionale. Grazie a un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, il commento degli articoli tratti dai giornali stranieri.

Una schiera di corrispondenti del Financial Times, da Berlino, Bruxells e Parigi, Guy Chazan, Alex Barker e Viktor Mallet hanno firmato un articolato servizio giornalistico sullo scontento di Angela Merkel verso Emmanuel Macron per le trattative sulla Brexit. Da tempo la Kanzlerin andava dicendo che non bisognava dare ultimatum a Londra e si doveva darle tutto lo spazio necessario per fare le proprie scelte. Al contrario il presidente francese ha sempre cercato di imporre soluzioni drastiche, di fatto cercando la rottura e ignorando le condizioni per intese ordinate.

Il contrasto è venuto pienamente alla luce nell’ultimo incontro dei 27 capi di Stato dell’Unione pur concluso con un compromesso che ha posto la nuova e finale scadenza per la Brexit al 31 ottobre. Sull’atteggiamento di Macron il quotidiano della City (e del Nikkei) riporta una dichiarazione di Norbert Röttgen, presidente della commissione per gli Affari internazionali del Bundestang: “L’Eliseo ha anteposto gli interessi del suo partito e delle sue prospettive al voto europeo sopra le esigenze di unità della Ue” Questo sarebbe quello che è emerso particolarmente negli incontri bilaterali tra Macron e la Merkel.

D’altra parte è evidente come su tanti temi decisivi dalla Libia alla Cina, dall’immigrazione all’Africa al Medio Oriente, quel che sta prevalendo a Parigi è un velleitario piccolo imperialismo che prescinde dalla costruzione di una seria convergenza politica nell’Unione (e e nel “fronte occidentale”). Forse chi predica con argomenti che il mondo ha bisogno dell’Europa, dovrebbe riflettere su come il nostro Continente possa giocare un reale ruolo solo se, come diceva Charles de Gaulle, si unirà dall’Atlantico agli Urali, e se si considererà dunque l’Unione non come un fine in sé ma come uno strumento per questa politica. Altrimenti affidandoci alla asse carolingio cioè all’arroganza del microimperialista francese nonché alle dilazioni bottegaie di Berlino (oggi sulla Brexit su una posizione corretta ma causa di tanti dei maggiori guai del momento), l’Europa – come ha ricordato Henry Kissinger – non diverrà altro che un’appendice di un blocco euroasiatico a guida cinese (con partecipazione russa).