Società

“L’Europa è una”. Cosa ci insegna il discorso di Lech Walesa - Seconda parte

L’intervento a Rimini nel 1990 dell’ex presidente della Polonia e premio Nobel per la pace

Abbiamo vinto. Però bisognava riempire il vuoto lasciato da un sistema disumano. Un compito difficile e che fino ad oggi nessuno si è assunto. Abbiamo cercato le nostre radici, i nostri ideali che derivavano dalla tradizione europea, dalla sua natura multinazionale, dall’esperienza dell’incontro del cristianesimo con le altre religioni. La Polonia di prima della guerra, all’interno dei suoi confini, aveva avuto anche questo tipo di esperienze […]. Nel 1980 questa espansione è stata definitivamente battuta e abbiamo accettato una sfida che abbiamo chiamato Solidarnosc. Essa doveva liberarci dai residui del XIX secolo, dalle divisioni politiche, doveva mostrare la vera dignità dei lavoratori, doveva dare speranza a tutta la nazione e doveva mostrare al mondo una nuova via, originale, per risolvere anche i più gravi conflitti sociali. Attraverso Solidarnosc ci siamo nuovamente inseriti in Europa, in questa Europa così eterogenea, ma che in fondo ha le stesse origini cristiane della Polonia […].

Le nostre esperienze sono un esempio anche per altri che si stanno liberando dai sistemi totalitari. Vogliamo aggiungere alla comune casa europea questa parte d’Europa che è in rovina, ma che è molto importante. L’Europa è una e quindi comprende anche la propria parte orientale. L’Europa è a una svolta storica e quindi anche adesso bisogna raccogliere una sfida perché i valori cristiani che da secoli danno forma a questo continente non cadano. Abbiamo bisogno di capacità di convivenza, abbiamo bisogno di accettare l’eterogeneità, e non abbiano invece bisogno di lotte all’ultimo sangue tra sistemi fanatici, ideologie e religioni.

Anche la convivenza fa parte del patrimonio civile dell’Europa. E anche se la storia dell’ultimo decennio è già dietro di noi, essa è entrata per sempre nella coscienza dei polacchi, è entrata nella coscienza dell’Europa e Solidarnosc è stata iscritta nella sua eredità culturale e politica. È un capitolo chiuso, ma non è un capitolo che si può riporre in uno scaffale della storia o mettere in un deposito di oggetti usati, è un capitolo che vive perché vive la nazione che ricorda. Infatti le nazioni che perdono la memoria perdono la vita.

[…] Alla fine, voglio aggiungere che l’Europa dell’Est, gli stati post-comunisti, stanno cercando nuove strade. Vogliamo che tutti i valori che hanno sostenuto l’Europa possano svilupparsi in modo pluralista, e vogliamo ricreare di nuovo alcuni valori, i valori cristiani che sono un grande patrimonio, una grande eredità e un grande futuro. Guardiamo di nuovo a questi valori, guardiamo bene quali gravi danni riportiamo quando questi valori vengono messi da parte. Sono profondamente certo che potremo svilupparci in modo dignitoso e reale, solo se non perderemo nulla di questo patrimonio di cui siamo vissuti, di cui viviamo. Dobbiamo cercare e troveremo”. (Estratto dell’intervento di Lech Walesa al Meeting di Rimini 1990)

Mio papà è felice come un bambino, sembra una vittoria sua, nostra.

Fiorenza Cirillo, 8 aprile 2022

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