Cronaca

Mondo al contrario

“Libero di odiare i pedofili. Basta gogna: combatto il pensiero unico”

Il generale Vannacci, destituito dall’incarico nell’Esercito, risponde alle critiche per il suo libro: “Non faccio passi indietro”

Libro Generale Vannacci

Destituito, ma non vinto. Deve sentirsi più o meno così il generale Roberto Vannacci che in un caldo venerdì 18 agosto si ritrova sollevato dall’incarico all’Istituto geografico militare di Firenze. Il ministro Guido Crosetto assicura che “non esistono processi sommari” ma “solo leggi e codice dell’ordinamento militare”. Ed è dunque su questa base che la Difesa ha deciso di destituire Vannacci e lasciarlo a disposizione del comando delle forze operative. Tutta colpa di una pubblicazione, o meglio delle espressioni contenute nel testo che lui però difende a spada tratta: “Non faccio passi indietro per un libro dove esprimo liberamente i miei pensieri”.

Ospite del Diario del Giorno su Rete4, il comandante assicura che “quando scrivevo questo libro sapevo che avrebbe dato da discutere ma sicuramente non mi aspettavo questo polverone”. Non intende replicare alle decisioni che “arrivano da una catena gerarchica”, visto che esistono le sedi competenti per parlarne. E poi un militare obbedisce, e lo sa soprattutto chi ha comandato la Folgore in diversi scenari di guerra. Però sul contenuto del “Mondo al contrario” il generale alcune considerazioni le fa.

“Obiettivo del libro era quello di manifestare delle opinioni che sono personali – spiega – Fondamentalmente i temi a cui mi riferisco sono quelli del buon senso e quella che io definisco la normalità, ovvero quello che pensa la maggior parte della popolazione”. Per quanto riguarda le sue parole sui gay, definiti “non normali”, Vannacci spiega che secondo lui “omosessuali rappresentano una porzione minoritaria della società e come tali escono dai canoni della normalità. Io ho sempre rifuggito la normalità nella mia carriera, in quello che ho fatto e non per questo mi devo sentire migliore o peggiore di qualcun altro”.

Niente scuse, insomma. Nemmeno per le frasi su Paola Egonu che non avrebbe i connotati dell’italianità. “Non vedo perché dovrei porgere delle scuse per una espressione che non è assolutamente offensiva – dice Vannacci – Io ho detto una cosa ovvia: il vedere una bravissima pallavolista dalla pelle scura non la identifica in maniera immediata come italiana perché da 6 mila anni lo stereotipo dell’italiano è quello di uomo bianco. Questo non vuol dire che gli uomini bianchi siano superiori a quelli neri. Le espressioni razziste sono quelle che fanno riferimento ad una superiorità di una razza rispetto ad una altra ma questo non è quello che ho espresso nel mio libro”.

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Vannacci vorrebbe confrontarsi con chi lo critica, rigetta la “gogna mediatica” e ribadisce che “la libertà di parola è garantita dalla Costituzione”. Certo, “da militari siamo solo tenuti al rispetto di certe regole”. Ma ritiene di non parlare del servizio, di non rivelare dettagli segreti e di non aver espresso alcuna propaganda politica, tutte cose proscritta ai militari in servizio. “Tratto di questioni di pubblico dominio. Ho espresso dei pareri, che possono anche non essere condivisi. Io combatto il pensiero unico: sono libero di criticare gli operai, i professori, i carabinieri ma se dico qualcosa, ad esempio, contro gli omosessuali provoco reazioni che, a ben vedere, danno ragione alle tesi espresse nel mio libro”. Poi l’affondo finale: “L’odio è un sentimento, come l’amore, e quindi io penso che sia lecito provare disprezzo per qualcosa o per qualcuno. Questo non vuol dire istigare alla violenza: sono libero di provare odio per gli stupratori o per chi fa del male ai bambini. Questo non vuol dire che stia istigando al linciaggio di queste persone”.

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