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Ma criticare Mattarella non è lesa maestà

La reazione di Mosca al paragone tra Putin e Hitler ha scatenato un’onda di reazione indignate

mattarella putin © Lindrik tramite Canva.com

Scontro frontale tra Italia e Russia. Prima le parole di Sergio Mattarella, poi la replica del Cremlino, infine la netta presa di posizione della politica italiana. Tutto forse un po’ troppo esagerato. Ma andiamo per gradi. Ieri da Mosca sono arrivate le parole della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che ha messo nel mirino il capo dello Stato per alcune sue dichiarazioni risalenti a dieci giorni prima, nel corso del discorso pronunciato all’Università di Marsiglia dove ha ricevuto una laurea honoris causa.

In quell’occasione Mattarella, soffermandosi sulla guerra in Ucraina, non aveva utilizzato termini leggeri nei confronti della Russia, anzi, paragonò Vladimir Putin ad Adolf Hitler: “Anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura” le parole all’interno di un ampio ragionamento sul fallimento della “politica di appeasement” che precedette la seconda guerra mondiale, oggi messe nel mirino del governo russo. La Russia ha lasciato correre per dieci giorni, fino alla presa di posizione della Zakharova.

Parole “blasfeme”, il j’accuse della diplomatica del Cremlino: “Mattarella ha fatto paralleli storici oltraggiosi e palesemente falsi tra la Federazione Russa e con la Germania nazista” definendoli “analogie criminali”. Poi la Zakharova ha alluso ad una colpevole dimenticanza di Mattarella omettendo di ricordare “da quale parte stava l’Italia durante la Seconda guerra mondiale”, cioè con il nazifascismo. Mattarella “dovrebbe pensare al fatto che oggi l’Italia, con gli altri Paesi della Nato, sta pompando con moderne armi letali il regime terrorista neonazista di Kiev, sostenendo così in modo incondizionato il regime criminale in tutti i suoi crimini”, ha proseguito, definendo le parole di Mattarella un insulto ai loro discendenti sia in Russia sia in Italia, ma anche di “tutti coloro che conoscono la Storia e non accettano queste analogie inammissibili e criminali”.

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Apriti cielo. Se dal Quirinale è filtrato solo il silenzio ed un garbato invito a rileggersi l’intero discorso di Marsiglia, unanime e bipartisan la reazione dei partiti all’attacco politico della Russia al presidente considerato da tutti “inaccettabile ed inopportuno”. Il premier Giorgia Meloi ha spiegato che “gli insulti della portavoce del Ministero degli Esteri russo, che ha definito “invenzioni blasfeme” le parole del Presidente offendono l’intera Nazione italiana, che il Capo dello Stato rappresenta. Esprimo la mia piena solidarietà, così come quella dell’intero Governo, al Presidente Mattarella, che da sempre sostiene con fermezza la condanna dell’aggressione perpetrata ai danni dell’Ucraina”. Filippiche di ogni tipo, condanne anche esageratamente tranchant forse.

Le esternazioni della Zakharova potrebbero essere considerate sopra le righe, forse un tantinello evitabili in alcuni passaggi. Ma da qui a gridare allo scandalo ce ne passa. Anche perchè va osservata la cronologia degli eventi. Tutto è partito dalle parole proferite dal titolare del Quirinale a Marsiglia. E non si tratta di una opinione politica, ma di un attacco frontale. Perchè nessuno può accettare di buon grado di essere paragonato a Hitler, nemmeno chi quasi tre anni fa ha invaso un altro Paese e per questo motivo merita ogni condanna possibile e immaginabile. Si può contestare una linea politica, assolutamente sì, ma Mattarella ha dato del nazista al vertice russo. Non prendiamoci in giro. E la replica della Zakharova può essere definita muscolare, ma non lesa maestà. Saggia, infatti, la scelta di Mattarella di non gettare benzina sul fuoco. Lo stesso dovrebbero fare tutti quei politici che hanno denigrato Mosca, dimenticando evidentemente che con gli insulti non si va da nessuna parte e che solo con il dialogo – anche con chi non ci piace – si possono risolvere le cose, persino le guerre.

Franco Lodige, 15 febbraio 2025

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