Cronaca

Mi fa schifo il silenzio complice sulla censura di Facebook

L’arresto del fondatore Durov ci fa dimenticare la denuncia di Zuckerberg sulle pressioni Usa

Marck Zuckerberg e Pavel Durov © Oleksandra Troian tramite Canva.com

La storiaccia estiva dell’arresto del fondatore di Telegram, Pavel Durov, ha un importanza rilevante perché di mezzo ci sono anche le nostre libertà. Vi devo quindi segnalare un pezzo stupendo di Michela Rovelli sul Corriere della Sera che fa un bel “toc toc” a tutti i professoroni che ti considerano uno stronzo per il solo fatto di difendere Durov.

Dice infatti che per i russi, quelli che vivono normalmente anche nella clandestinità, Telegram era l’unica forma di comunicazione, al di fuori di quelle ufficiali censite e censurate da Putin. L’altra cosa che dice è che ci sono 31 paesi che hanno bannato Telegram e sono per lo più autoritari. Cioè Telegram è uno di quei canali che viene usato proprio laddove gli autoritari o quelli che controllano cercano di mettere un freno alle comunicazioni.

Telegram è un grandissimo strumento di libertà per quei popoli che sono vittime dell’autoritarismo come quello putiniano. Tra l’altro è molto singolare, e questo lo dico io ma lo capite anche tutti voi, che noi chiudiamo e rompiamo le balle a Telegram. Addirittura viene arrestato, e io non sono un complottista, ma l’idea che venga arrestato perché Putin ce l’ha con lui, è un mistero che qualcuno ha sollevato e che ha qualche base. Nel momento in cui Marc Zuckerberg, il capo di Facebook, dice con una lettera scritta di suo pugno che l’amministrazione Biden gli ha chiesto di censurare Facebook e Instagram durante il Covid, il problema è Telegram. Ma ragazzi, ma noi siamo veramente disconnessi dalla realtà.

Ma di che stiamo parlando? Noi abbiamo la certificazione per tabulas, lo scrive lui, che sui suoi social sono state censurate opinioni non allineate durante il periodo Covid e stiamo a pensare a Telegram? Ma per favore!

Dalla Zuppa di Porro del 29 agosto 2024

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