Alla luce delle ultime “scandalose” alzate di braccio destro da parte di influenti personaggi americani riteniamo opportune alcune considerazioni per andare, come dicemmo già in passato, al massacro dei luoghi comuni.
Quelli che a noi europei paiono gesti scandalosi, rigurgiti di un passato tragico le cui eco mortifere ancora si odono nelle parole dei sopravvissuti di quel tempo, in realtà possiedono un significato ben preciso e affondano le radici in un sostrato culturale avente una sua specificità, per quanto la cosa possa sembrarci incredibile. Le cose sono sempre più complesse di come appaiono.
Cominciamo da Bannon. Quello che a tutti è sembrato un richiamo al saluto nazista in verità col nazismo ha poco o niete a che vedere. Indicare Steve Bannon come un neo-nazista è come identificare Putin con Stalin; niente di più diverso, nonostante le apparenze. Ma si sa, le apparenze fanno molto comodo a chi desidera impressioni più che riflessioni.
Quel gesto sintetizza una corrente culturale oggi assai viva negli Usa che vede nella forza l’elemento fondativo della sua essenza; un misticismo della virilità e dell’identità forte opposta ad un nemico interno. D’altra parte Bannon, come molti teorici americani, non possiede una formazione filosofica simile a quella europea, ossia riferita ad una specifica dottrina od a un particolare pensiero, bensì egli si rivede in una molteplicità di teorie che vanno poi a formare un’ amalgama destrutturata dove coesistono vari percorsi.
Leggi anche:
- Cosa ne penso del “braccio teso” di Steve Bannon di Nicola Porro
- Perché è patetica la polemica sul saluto romano di Musk
Nel suo caso si trovano nello stesso calderone René Guénon e Nietzsche, Julius Evola e il misticismo indiano, Edmund Burke e la mistica cristiano-giudaica. E poi certo, il culto dell’uomo forte di cui l’hitlerismo fu l’epigone. Il nazismo è usato in chiave distorta come forma di opposizione superficiale al globalismo buonista-wokista-liberal che una larga parte della popolazione americana detesta a tal punto da indossare, senza crederci veramente, magliette su cui campeggiano svastiche. In questo senso il gesto di Bannon è, a livello semiotico, opposto a quello di Elon Musk. Bannon detesta Musk in quanto lo considera l’archetipo di ciò che lui, filosoficamente, respinge: transumanesimo, dominio della tecnica, globalismo economico (che ne sarebbe della Tesla senza i componenti cinesi ed il mercato europeo?).
Il braccio teso di Musk possiede invece una intrinseca componente ridicola e poco credibile. Per lui è tutto, probabilmente, simile ad un gioco. Quello che non è un gioco è invece lo specifico culturale di cui questa nuova destra americana si nutre.
Diversissimi dai neo-con, i quali possedevano una proiezione universale del ruolo americano (in quanto ex trotzkisti), l’alt-right americana si nutre delle teorie di pensatori poco mainstream e oscuri. I più significativi sono probabilmente Nick Land e Curtis Yarvin (noto con lo pseudonimo di Mencius Moldbug). Questi ultimi, molto apprezzati da Peter Thiel e punti di riferimento per quella che da noi viene definita superficialmente “tecnodestra“, vedono con sospetto la democrazia liberale nella sua forma classica e la considerano obsoleta alla luce dei progressi della tecnologia e del perdurare dei conflitti sociali. Essi immaginano lo Stato come una società per azioni, guidata da un presidente-CEO dotato di poteri assoluti e senza corpi intermedi (vedere per credere il dipartimento affidato a Musk e le ultime nomine di Trump nei gangli vitali della nazione). La democrazia perde la sua aria di sacralità e viene sostituita dalla libertà individuale, sempre entro i limiti consentiti dalla nuova “governance” dello stato.
L’alt-right sostituisce la critica con il sospetto verso le forme democratiche, viste come inganni di una ristretta oligarchia, sospetto che può a volte assumere forme violente. Da qui i fatti di Capitol Hill. Le categorie novecentesche di destra e sinistra c’entrano poco in questo quadro così sfumato e squisitamente postmoderno.
Trump tiene insieme tutto questo a livello simbolico, anche se più che un tecno-autoritario egli sembra essere un paleoconservatore venato di populismo. Quelli che ci sembrano rigurgiti nazisti sono in realtà gesti simbolici di chi inizia a rifiutare lo stato così come viene rappresentato dal mondo liberal. Il maschio bianco colpevolizzato si ribella attingendo alla sola forza dei simboli senza averne interiorizzato il significato. Ma ve le immaginate folle americane a fare il saluto nazista?
Le masse sconfitte tuttavia non riescono ancora a percepire che dietro la battaglia contro le derive più spaventose della società liberal si nasconde una sorta di tecno-elitismo ancora senza forma teorica, ma per poco. Il governo a pochi scelti per doti naturali e non per consenso, ai molti illusioni simboliche e fascinazioni ideologiche.
Se esistessero ancora le università in questo paese tutto ciò sarebbe materia di studio affascinantissima.
Francesco Teodori, 26 febbraio 2025
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).