Esteri

Obama come Trump sulle deportazioni: il video che zittisce la sinistra

Sinistra ossessionata da The Donald: continuano le polemiche sul piano anti-clandestini. Ma ecco l’ennesima figuraccia

Sì, si parla ancora delle deportazioni di Donald Trump. Il buonsenso evidentemente non è cosa comune. Pure oggi giornali, giornalisti e politici continuano a sparare fesserie sulla strategia del nuovo presidente americano in materia di immigrazione, attacchi indiscutibilmente strumentali, basati su traduzioni mirate a evocare tempi bui. Sì, perchè le deportazioni in realtà non esistono, o quantomeno non fanno parte del piano di The Donald per la gestione dei clandestini. Quelle che i compagni-soloni chiamano deportazioni, sono dei semplici rimpatri. Il 23 gennaio 2025 dovrebbe essere chiaro tutto ciò, ma così non è. Non ci resta che far fare una brutta figura ai professionisti della disinformazione.

Sì, perchè il trucco utilizzato dalla sinistra e dai suoi house organ è quello di parlare di deportazioni per evocare il nazismo, i treni, gli ebrei. L’orrore, la macchia più grande sul Novecento. Trump vi pare intenzionato a una cosa simile? Naturalmente no: in ballo ci sono le espulsioni dei migranti che commettono crimini e che non sono autorizzati a rimanere sul suolo americano. La stessa strategia della stragrande maggioranza dei Paesi occidentali, molti dei quali governati dalla sinistra. Però ai compagni torna utile accostare Trump ad Adolf Hitler. Ma così facendo anche Barack Obama potrebbe essere considerato un erede del Führer.

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Il video che avete appena visto non è stato realizzato con l’intelligenza artificiale. Non c’è deepfake che tenga, non c’entrano nulla neanche gli imitatori dell’ex presidente Usa. Quello che parla di deportazioni, come direbbero a sinistra, è proprio Obama in una dichiarazione risalente al 20 novembre 2014, durante un discorso alla nazione per elencare i punti della sua riforma sull’immigrazione. In quell’occasione annunciò la messa in regola di 5 milioni di immigrati. Per l’esattezza afferma: “Sei un criminale, verrai espulso (deportato). Se pensi di entrare negli Usa illegalmente, rischi di essere preso e mandato via” (“If you’re a criminal, you’ll be deported. If you plan to enter the U.S. illegally, your chances of getting caught and sent back just went up”). Nazista anche lui? Svastiche tatuate sul petto? Assolutamente no. Eppure all’epoca nessuno osò proferire parola. Nessuno condannò i piani malefici del democratico. E lo stesso identico discorso può essere fatto per Hillary Clinton, che ha parlato con una certa ricorrenza di “to deport” nel corso della campagna elettorale del 2016. Questo uno dei tanti esempi: “Dite alla gente di uscire alla scoperto: se hanno commesso reati, espelleteli (deportateli), via subito”.

Il discorso è semplice: Trump non farà alcuna pulizia etnica, ma metterà fine alla brutta piega dell’immigrazione illegale. Basti pensare a New York, invasa dai clandestini, tanto da spingere il sindaco dem Adams a invocare un rapido intervento del tycoon. C’è da dire che le polemiche non intaccano minimamente l’azione del repubblicano, che con la sua ultima direttiva ha blindato il confine tra Stati Uniti e Messico con migliaia di soldati: 1.500 militari per il momento, ma il numero è destinato ad aumentare in maniera considerevole, fino a 10 mila uomini. La Camera Usa ha approvato una prima stretta sull’immigrazione, seguendo le indicazioni del neo presidente Donald Trump. Via libera a un disegno di legge che allarga i casi di detenzione per gli immigrati privi di documenti, accusati di piccoli reati.

Franco Lodige, 23 gennaio 2025

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