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Perché sul “rimbalzo” Gualtieri dice balle

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Inaccettabili le fandonie del Sig. ministro Gualtieri e dei suoi aedi che improvvisamente srotolano compatti una entusiasmante narrazione del “rimbalzo”. Ironicamente, sommessamente e rispettosamente avanziamo il pensiero che il continuo utilizzo della sistemica, banale pratica illusoria del maggior mentitore della storia della Repubblica è funzionale nel caso presente solo alle regionali e – da poche ore – al vero scandalo della fiducia posta sul colpetto di stato sulla norma sui servizi. La realtà purtroppo è differente.

Ma forse ci siamo, forse la vera spallata post regionali arriverà anche dalla bruciante – ma solo per i cittadini – consapevolezza del vero disastro economico che incomincia a delinearsi. Da fine marzo lo ripetiamo insieme ad altri: i problemi veri sarebbero stati nel secondo terzo trimestre con quelli bravi o solo mediamente incapaci, capaci di riprendersi parzialmente nel secondo quarto del 2021. L’Italia con questo esecutivo appartiene al gruppo ristrettissimo degli altamente incapaci. Può essere che qualcuno le “cose” le sappia ma che manovri per rendere la situazione peggiore per avvantaggiare altri in cambio di appoggi al potere ottenuto come sempre fuori elezioni. Su questo vale un rimando all’ultimo articolo qui sul blog.

Nel nostro caso Italia infatti due livelli: uno endogeno, naturale,  proprio della pandemia con elementi comuni internazionalmente pur con leggere dispersioni rispetto ad una ipotetica alla mediana, delle economie sviluppate Europee – eliminando per semplicità gli eventi di coda come la Svezia che cadono sul lato estremo positivo di una distribuzione normale – ed uno esogeno, nostro, di marca governativa, dove le responsabilità dell’esecutivo, le sue scelte politiche, quelle operative insensatamente asincrone rispetto alla realtà degli eventi, quelle operative economiche dispersive ed inefficaci oltre che illiberali e che segneranno il futuro di questo nazione, hanno determinato un effetto moltiplicatore nella sovrapproduzione di problemi e di debito con condizionalità. Con effetti che non si esauriranno nel breve.

Il filo del destino in mano alle Norne prima o poi inevitabilmente si spezzerà come nel Götterdämmerung, ma prima che succeda per comprendere meglio la whole picture che avevamo intuito – e non era per nulla difficile – utilizziamo i dati criticamente e puntualmente analizzati insieme al buon senso e per una continuità di pensiero, anche alcuni nostri interventi di questi mesi qui sul blog. Lunedì con sorpresa di tutti l’inflazione headline della Zona Euro per il mese di agosto (l’inflazione complessiva di tutte le voci che definiscono il “CPI” l’indice dei prezzi al consumo) è stata negativa nel confronto anno contro anno (-0.2%). Basta? No. La ben più importante inflazione Core (la headline al netto di energia e alimentari, elementi assai volatili e dunque strutturalmente piu’ significativa) è al minimo storico di (0.4%). E per Ecb è impossibile ignorare un core a questo livello, definirla semplicemente deflazionaria è riduttivo.

Infatti: se uniamo inflazione negativa a crescita negativa protratta si ottiene stagnazione, la peggiore situazione macroeconomica in cui un sistema possa trovarsi come accennato in un nostro altro articolo di agosto qui sul Blog. Per completezza riportiamo che la congiunturale – periodo contro periodo – è positiva di 0.6pct. Ma quel che rileva è che il dato eccede verso il basso la minore stima di economisti e operatori del settore fatta abitualmente da Reuters   prima del rilascio di ogni dato statistico. Questo elemento “internal” ha un rilievo quantitativo: se il dato reale eccede in negativo o positivo le stime degli intervistati da Reuters , ben oltre  100 istituzioni finanziare, economisti, operatori e uffici studi  in ogni parte del mondo – con un output di dato previsionale sufficientemente robusto e qualitativamente affidabile – si ha un eccesso che definisce una situazione rispettivamente molto  più grave o molto più positiva di quanto la comunità operativa e non solo teorica si aspettasse. È, come si dice, un dato di “coda” che non dovrebbe presentarsi ma che quando lo fa ha effetti… deflagranti.

Il livello di sorpresa per un dato eccedente è definito ex ante  da un altro elemento quantitativo, il  surprise factor, che indirizza le scelte degli operatori prima del rilascio di ogni rilevazione. Ripetiamo: andare sotto la peggiore previsione della forchetta in presenza di un fattore sorpresa percentualmente limitato significa che il dato rappresenta una realtà che è lontana dalle aspettative degli operatori che su quel dato prendono decisioni importanti. Sintesi: la situazione è molto seria e  se si tiene conto che Ecb non è mai riuscita a raggiungere l’obiettivo del 2pct di inflazione headline stabilito avvicinandosi solo al massimo al 1.7pct per la crescita della componente energetica e che la Federal Reserve a Jackson Hole lo scorso fine settimana ha sostanzialmente abbandonato l’obbiettivo del 2% di inflazione oramai irraggiungibile a causa del contesto Covid-19  ci si accorge della gravità.

Ancora: il Pepp – il programma di acquisti illimitato o bazooka volgarmente detto- è un veicolo chiave per riportare il trend inflattivo EZ a livelli pre Covid ed è stato pensato anche in funzione di questo obbiettivo. Quel che ci preoccupa è  quanto detto da Lane a Jackson Hole la scorsa settimana ex ante il rilascio del dato inflattivo e che lasciava ben sperare sulla ripresa delle dinamiche inflattive. E invece le aspettative del capo Economista Ecb e della Lagarde confermate al meeting di luglio sono andate deluse. E poiché la situazione è molto seria e Ecb non può non cambiare i suoi piani, è possibile che un aumento della dimensione del Pepp a 500 miliardi, attesa per dicembre, sia anticipata al meeting di ottobre. Se avverrà il segnale che la situazione del rientro dell’inflazione non è più sotto controllo sarà molto chiaro.

Per coloro che non ne fossero al corrente rammentiamo che una certa dinamica inflattiva contenuta – ad esempio – nell’obiettivo della Ecb e Fed del 2 PCT è indispensabile per il corretto funzionamento del sistema, ciò che è  distruttivo è l’assenza di inflazione o un numero negativo come apparso lunedì.

Non solo: poco prima del dato sull’inflazione, dalla Ecb De Guindos dichiara che “per causa del Covid19 la aggregazione degli istituti bancari nella Eurozona dovrà avvenire il piu’ rapidamente possibile ed in maniera efficiente per ottimizzare economie di scala (indispensabili per   ridurre costi). Tradotto significa che – e anche qui non è scienza missilistica – la situazione complessiva delle banche nella Eurozona non è affatto  buona soprattutto per il disastrato – nuovamente- sistema bancario Spagnolo.

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