Esteri

Quello che non vi dicono su Carola Rackete

Ecco chi è Die Linke, il partito di estrema sinistra con cui Carola Rackete ha annunciato di candidarsi in vista delle prossime elezioni europee

Ormai è ufficiale. Come già ventilato nelle scorse ore, l’attivista verde Carola Rackete scenderà in campo con Die Linke alle elezioni europee che si terranno l’anno prossimo. Ad annunciarlo è stata la stessa ecologista, la quale ha affermato – in un’intervista allo Spiegel – che in caso di elezione sarà “il cane da guardia a Bruxelles”. Rackete sarà una candidata indipendente, ma numero 2 della lista subito dopo Martin Schirdewan, l’attuale copresidente del gruppo della Sinistra al Parlamento europeo.

Da una parte, la notizia non è passata inosservata tra le file del Carroccio, dove è stato lo stesso Matteo Salvini a commentare la discesa in campo di Carola. Dallo “speronare motovedette italiane della guardia di finanza – ha scritto sul suo profilo Instagram il ministro delle Infrastrutture – alla candidatura per Bruxelles con la sinistra tedesca, è un attimo. Auguri, viva la democrazia!”. Dall’altra, però, rimane il silenzio assordante dei media italiani ed europei, che zitti zitti non riportano nulla (o quasi) sulla forza politica con la quale Rackete correrà alle prossime elezioni.

Doppiopesismo mediatico

Insomma, il giochetto doppiopesista è sempre lo stesso. Se, da una parte, abbiamo partiti di massa come Fratelli d’Italia e Rassemblement National (rispettivamente il movimento italiano e il principale dell’opposizione francese), ecco che le posizioni conservatrici si tramutano immediatamente in neo-fascismo. Dall’altra parte, invece, se un movimento si richiama direttamente all’esperienza comunista e dittatoriale, esaltando il governo della Germania Est, allora si omettono tutti questi passaggi scomodi, che però noi abbiamo deciso di approfondire. Ed è proprio qui il punto: Die Linke rappresenta l’eredità del Partito Socialista Unificato di Germania, proprio quello che governò incontrastato per conto dell’Urss in Germania Est per la seconda metà del secolo scorso.

Tanto per iniziare, Die Linke è a favore della sostituzione della Nato con una nuova alleanza globale a cui appartenga anche la Federazione Russa. Avete capito bene: se, nel momento dello scoppio della guerra in Ucraina, erano Salvini e Berlusconi ad essere presentati come filo-russi, in questo caso non si dice nulla. Nel 2015, addirittura, uno dei suoi rappresentanti, Wolfgang Gehrcke, si è recato in Ucraina orientale per sostenere i separatisti nella regione del Donbass, per poi chiosare che Kiev sarebbe governata da “miserabili rappresentanti del grande popolo ebraico”.

“Movimento comunista”

Ma è lo stesso manifesto politico del movimento a svelare le sue vere intenzioni. “Die Linke – si legge al suo interno – attinge alle posizioni e alle tradizioni democratiche di sinistra del movimento operaio socialista, socialdemocratico e comunista, nonché dei movimenti femministi e di altri movimenti di emancipazione. Uniamo l’esperienza politica della Repubblica democratica tedesca e della Repubblica federale di Germania”. E ancora, non manca la spruzzata contro il capitalismo, con il chiaro obiettivo di rovesciare l’attuale sistema economico: “Die Linke è convinto che un capitalismo senza crisi, sociale, ecologico e pacifico non sia possibile. Ma come risultato delle lotte sociali e politiche e dei cambiamenti negli equilibri di potere, è possibile spingere attraverso una diversa direzione di sviluppo e quindi anche creare le condizioni di partenza per ulteriori trasformazioni democratico-socialiste”.

Insomma, Karl Marx in persona, senza far mancare dosi di puro statalismo: concentrazione dell’economia nella mani pubbliche, salario minimo, divieto del lavoro temporaneo, addirittura la limitazione degli stipendi dei manager, che non devono essere superiori a “20 volte le fasce salariali più basse dell’azienda e deve essere vietato il risarcimento con stock option e indennità di licenziamento eccessive”.

L’ideologia di Die Linke

Ma la cosa più scioccante pare essere proprio il costante richiamo all’ideologia comunista tedesca. Se in Italia più volte si è chiesto a Giorgia Meloni di discostarsi dal fascismo (cosa che ha fatto milioni di volte, ma pare non convinca mai la sinistra), è nello stesso programma elettorale di Die Linke che si esalta quella tragica esperienza dittatoriale. “La fondazione della Repubblica democratica tedesca – si legge – fu un tentativo legittimo di impedire una rinascita delle forze sociali motrici del nazionalsocialismo dopo la vittoria alleata sulla Germania nazista – le parole chiave per questo sono riforma agraria e distruzione delle grandi imprese – e di costruire uno stato socialista sul suolo tedesco”.

A ciò, si affianca un becero tentativo di revisionismo storico, dove il muro di Berlino viene individuato come “un chiaro segno della debolezza del governo della Ddr”. E ancora: “I colpi sparati contro il muro contro i loro stessi cittadini che volevano lasciare il loro Stato (facendo riferimento alla Ddr, appunto) costituiscono una violazione dei diritti umani elementari e non possono essere giustificati da nulla”.

Per approfondire:

Die Linke – Ue

E che dire sull’Unione Europea? Anche in questo caso, tutte le critiche euroscettiche che sono state lanciate negli anni contro i partiti di destra sembrano svanire nel nulla. Die Linke, infatti, si pone sì a favore dell’instaurazione di un’alleanza comunitaria, ma a determinate condizioni, ovvero che si proceda ad una “revisione completa di quegli elementi fondamentali del diritto primario dell’Ue che sono militaristi, antidemocratici e neoliberali”.

Negli ultimi anni, dopo un picco dell’11,9 per cento alle elezioni federali tedesche, Die Linke è sempre rimasto sotto la doppia cifra, con un calo di consensi che si registra anche sul fronte del voto comunitario. Allo scorso giro, infatti, il partito di estrema sinistra ha potuto contare solo su un 5,5 per cento di voti, dopo l’exploit del 2009 e del 2014, dove riuscì a raggiungere rispettivamente il 7,5 ed il 7,4 per cento dei consensi. Oggi, è Carola Rackete a volersi prendere il posto al Parlamento Europeo. Un posto ben colorato di rosso con falce e martello, dietro il rigoroso silenzio dei mass media.

Matteo Milanesi, 19 luglio 2023