Cultura, tv e spettacoli

Rai, Bortone e l’addio lagnoso: risparmi la morale sulla libertà

La conduttrice saluta Rai1 ma è già pronta al trasloco su Rai3 per prendere il posto di Gramellini

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Oddio ne abbiamo persa un’altra: Serena Bortone col suo programmino del pomeriggio non viene riconfermata e fa la lagna, la lacrimosa che manco Mozart. Oddio, ne abbiamo trovata un’altra: un’altra Dolores Ibarruri, un’altra Frida Khalo, un’altra Rosa Park. Il congedo è più imbarazzante che allucinante, 100 secondi difficilissimi da reggere perché inzuppati in una retorica da annichilire il più spietato dei demagoghi, qualcosa al trivio fra il Mussolini degl’immancabili destini, Steve Jobs e Chiara Ferragni.

“Noi che abbiamo fatto cultura, abbiamo sfatato i luoghi comuni, abbiamo dimostrato che l’Italia il popolo italiano la gente” è meglio di come la si dipinge. Sì, signora mia. Nella maniera più assoluta, signora mia. Noi noi noi ma per dire io, io, io. Con tutto lo staff a far da corona alla padreternuccia al crepuscolo, televisivamente morta. Per il momento. Son tutte uguali queste qui: convinte che il mondo giri intorno a loro, ai loro programmini del pomeriggio, alle percentuali d’ascolto, certissime che tutto a questo mondo, guerre, invasioni, pandemie, succeda perché loro ne possano trattare, a modo loro, loro, loro, nei loro programmini. Fino al climax, “Siate sempre liberi, siate au-ten-ti-ci!”, segue pugno al cielo avvolto in sospirone.

Ma davero, mi dici, ah Bortone. Siate liberi in Rai? Ma che, stai a fa’ sul serio? Siate autentici? Cioè tu mi vuoi dire che non hai bofonchiato, manco una volta, qualcosa del genere “ahò, ‘sto rompicojoni oggi ce lo dovemo mette perché ce l’ha chiesto er caposervizzio, er capostruttura, l’assistente der ministro”? Ma davero davero, ah Serè?
Oddio ne abbiamo smarrita un’altra: come faranno i guardatori del dopopranzo, adesso? Signora, da chi andranno, adesso? Ma, soprattutto, andovai tu, adesso? Pronta già al trasloco su Rai3 al posto di quel Massimo Gramellini fuggito a La7. Si scambiano, tanto son tutti fungibili questi qua e il pubblico, checché ne siano convinti loro, neanche li distingue, basta gli dai qualcosa di sottofondo e va bene, una conduttrice, quell’altra, a intervistare un morto di figa, una morta di fama, a inginocchiarsi in una tenda, a difendere l’alta cultura del paese più bello del mondo, signora mia, contro le potenze giudoplutocraticomassoniche, i poteri forti, le trappole nei corridoi.

Vabbè. Se non ci credete, fate la prova come la faccio io: 99 su 100 li confondono, scambiano facce, programmi, questo è, ma loro si sentono donne di Vitruvio, al centro delle galassie universali in un tripudio di guerre molecolari, e se non gli rinnovano la liturgia fanno il saluto dal balconcino mediatico, frignano come depredate di un diritto acquisito, anzi indisponibile, tipo fecondazione eterologa, e levano su il pugno. E i collaboratori intorno, yeeeeah!, nel colmo di lacrime e abbracci, una roba penosa. “Siate liberi a qualsiasi prezzo”: ma non è che voleva dire a qualsiasi ingaggio?

Per approfondire:

Ma veramente hanno il coraggio di ammannirci ancora la favola bella della sacra libertà in quel campo di Agramante che è il presuntissimo servizio pubblico? Magna tranquilla, ah Serè: è solo cambiata l’aria, nuove lottizzazioni, e quelle vecchie un po’ appassiscono. È tutto qui, altro che liberi e belli a tout prix. Domani è un altro giorno e ci sarà un altro posticino pure per te, anzi già c’è. Intanto tirarsela da Giovanna d’Arco non fa mai male, anzi guadagna quell’allure (zoot allure, sfotteva Frank Zappa, l’immenso) da prevaricati che ti iscrive di diritto al club dei transfughi, le Litti, i Fazio, don Saviano, donna Lucia e adesso pure Bianca, la figlia di un cognome, iscritta dalla più tenera età alla prepotenza di Rai3.

Però dai, la solfa della libertà, della televisione d’alto livello, dell’essere fuori dai giochi, anche basta: ‘ste cazzate ormai rigurgitano da tutte le bocche, risparmiatecele, risparmiateci i saluti epici. Pensati libera, Bortò, ma soprattutto pensati privilegiata, perché in Rai se no non ci stai e non ci resti per anni. Come sempre, il primo che dice che l’Italia gli italiani il popolo italiano è meglio di così, è quello che dimostra di tenerli in conto peggio di così: dei coglioni che si bevono tutto.

Si credono liberi, si pensano veri, si percepiscono colti; a noi ci sale uno scoramento che non è il kulturpessimismus di Freud, di Skinner, ma il pessimismo cosmico globale totale: “Da habt ihr sie, die ewige Wiederkehr des Gleichen”, eccola, la ripetizione eterna, l’eterno ritorno dell’identico”. E del ridicolo, ma questo Nietzsche non l’aveva specificato.

Max Del Papa, 1° luglio 2023