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Sul Mes Conte rischia di schiantarsi

L’accesso al Mes (Meccanismo europeo di stabilità) senza condizionalità per finanziare le spese sanitarie dirette e indirette per un ammontare di 37 miliardi di euro va esaminato senza tabù quando sarà disponibile la cornice giuridica in cui opererà. La materia è radioattiva perché chiunque si accosti al canale di finanziamento che evoca la macelleria sociale greca viene effigiato come il compare della Troika (Bce, Commissione europea e Fmi) e lo strozzino dei popoli.

La verifica dei fatti (fact checking) ha smentito le accuse proditorie formulate ai leader del centrodestra a cui Conte ha imputato l’approvazione del Trattato sul Mes che è stato, invece, ratificato dal governo di Mario Monti (2012) in una versione capestro e dissimile dai contenuti su cui lavorava Giulio Tremonti in qualità di ministro dell’Economia del governo Berlusconi. Quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una intemerata televisiva ha additato il centrodestra di essere stato il fautore del Mes si è reso autore di una dichiarazione mendace, che è documentabile dagli atti parlamentari di quel tempo. Peraltro, nella conferenza stampa la gestualità del corpo del premier era più loquace del linguaggio verbale. Il suo tremebondo indice ammonitorio puntato contro l’opposizione comunicava insicurezza, palesando il velleitario e vanitoso tentativo di affiliarsi alla figura titanica di Winston Churchill.

Il Mes è una formula evocatrice di patimento sociale e di svuotamento delle sovranità nazionali, perché dal suo azionamento con i vincoli annessi consegue un commissariamento delle politiche di indirizzo economico. Dunque, attivare il Fondo salva-Stati nella sua originaria versione provoca un dissenso motivato perché richiama un simbolo di castrazione nazionale. Tuttavia, nell’Eurogruppo si è trovato un compromesso modificando una clausola del suo utilizzo, escludendo le condizionalità per spese attinenti alla sanità con la possibilità di ottenere finanziamenti pari al 2% del Pil.

L’obiezione che alcuni sollevano è che il Trattato sul Mes prevede condizionalità non derogabili senza una sua riforma e consegnarsi al suo alveo, preventivamente mitigato, equivale comunque a soccombere nella trappola delle vessazioni di rientro dal debito. Anche il Trattato di Maastricht stabilisce il rispetto del rapporto deficit/pil del 3%, ma in sua vigenza la Commissione europea ha sospeso il parametro consentendone lo sforamento. Pertanto, le deroghe sono possibili e l’importante è sancirle con atti ufficiali. Il 23 aprile il Consiglio europeo dovrà convalidare quanto maturato nell’Eurogruppo e avremo elementi per pronunciarci in maniera definitiva.

In linea di principio, qualora venisse confermata la modalità di erogazione del prestito per spese sanitarie in deroga al Mes, rinunciare ad una linea di credito con un tasso di interesse benevolo dello 0,5% per attingere risorse dal mercato con una più alta remunerazione del prestito (i Btp hanno un rendimento del 2% circa) significa consumare un danno erariale perché se fra due opzioni scelgo quella più costosa si configura un danno emergente, per la perdita economica derivante da un maggiore ed evitabile esborso per interessi, che potrebbe far sussistere una responsabilità contabile.

In punta di diritto chi agisce per conto dello Stato indebitandolo a condizioni di mercato meno vantaggiose rispetto a quelle accessibili al rimodulato Fondo salva-Stati per spese nell’ambito sanitario potrebbe ricadere nella fattispecie di un reato erariale. Se dal deludente vertice europeo dei ministri economici dell’eurozona è emersa una opportunità, seppur non risolutiva, occorre vagliarla dopo la sua cristallizzazione normativa.

Il dibattito attuale verte su ipotesi, su eventualità che non configurano un fatto e si rischia di partecipare ad una disputa onirica che potrebbe turbare la disponibilità dei risparmiatori ad investire nei nostri titoli di debito con effetti di ritrazione e di depauperamento. Finora ha prevalso la linea dei falchi del nord che si sono opposti all’emissione di eurobond e all’utilizzo del Mes senza condizionalità per gli interventi di sostegno all’economia. Le opzioni Sure, programma anti-disoccupazione, e Bei, per garantire le banche nelle erogazioni di liquidità alle attività produttive, sono vincolate a processi di istruttoria lunghi che risultano non tarati alla rapidità di azione che impone l’emergenza. L’European recovery fund, ossia l’emissione di debito garantito da tutti i paesi per finanziare la ripresa economica, è un’ipotesi recondita considerando l’ostilità tedesca e dei suoi gregari che sono allergici ai fattori di condivisione del rischio finanziario. Ciò conferma che il processo di integrazione europea si è arenato, vigendo soltanto una sua celebrazione esteriore che non riesce più ad edulcorare la sostanza di un ripiegamento egoistico delle sue componenti.

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