Esteri

Ucraina, la nuova Era. Trump esagera: “Zelensky in esilio”

Pressing di Washington sul leader di Kiev. Musk rincara la dose: “Si nutre dei cadaveri dei suoi soldati”

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Clima di altissima tensione sull’Ucraina continua lo scontro tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump. I funzionari dei due Paesi hanno avviato i negoziati su uno dei temi più caldi, ossia lo sfruttamento delle risorse minerarie strategiche dell’Ucraina. “C’è uno scambio costante di bozze di documenti, ne abbiamo inviata un’altra ieri” e “stiamo aspettando una risposta americana”, la conferma di un alto responsabile ucraino. Ma si tratta solo di una componente di un mosaico fragile, anzi fragilissimo, con il presidente americano pronto a forzare la mano, sbagliando.

A proposito di Zelensky, questa mattina il New York Post ha reso noto che secondo la “cerchia ristretta di Trump” Zelensky dovrebbe lasciare il suo Paese e “trasferirsi in esilio in Francia”. Il numero uno di Kiev “ha sempre meno sostenitori alla Casa Bianca, se non addirittura nessuno”, quanto certificato da fonti vicine alla Casa Bianca. Sebbene il peggioramento dei rapporti tra Washington e Kiev sembri improvviso, una fonte a conoscenza delle discussioni alla Casa Bianca ha dichiarato al quotidiano americano: “Per me non è una novità. Ho sentito mesi fa che è giunto il momento di indire elezioni e di formare una nuova leadership” in Ucraina. Un’altra fonte vicina al tycoon concorda e suggerisce che “la soluzione migliore per Zelensky e per il mondo è che se ne vada immediatamente in Francia”. E, sempre secondo indiscrezioni di stampa, precisamente dell’Economia, sarebbe il generale Valery Zaluzhny il possibile erede del presidente ucraino. Il 49enne è l’ex popolare comandante delle forze ucraine silurato a suo tempo da Zelensky e spedito a Londra come ambasciatore.

A rafforzare le voci che vedono Zelensky sempre più solo è in difficoltà, le indiscrezioni sui presunti piani di Vladimir Putin: secondo vari media internazionali, tra gli altri la Bild e il Kyiv Independent, citando informazioni dei servizi ucraini, il leader del Cremlino avrebbe l’intenzione di annunciare la vittoria sull’Ucraina e la Nato il 24 febbraio, terzo anniversario dell’aggressione russa. Ma non è tutto. Secondo l’intelligence di Kiev, Mosca potrebbe sfruttare i recenti colloqui con gli Usa a Riad per imporre le sue condizioni di pace al mondo, cercando di dipingere i governi in Europa che sostengono Kiev come “nemici della pace”. Per il momento non sono state rese note decisioni concrete in seguito all’incontro tra le delegazioni americana e russa, ma è innegabile che l’esclusione dell’Ucraina dal negoziato abbia suscitato allarme a Kiev e in Europa.

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L’opinione negativa di Trump su Zelensky è condivisa dai suoi collaboratori, a partire da Elon Musk. L’imprenditore sudafricano ha attaccato frontalmente il leader di Kiev su X: “Il presidente Trump ha ragione a ignorare Zelensky e a decidere per la pace indipendentemente dalla disgustosa e massiccia macchina per la corruzione del presidente ucraino che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati“. Musk ha poi aggiunto: “Se Zelensky fosse davvero amato dal popolo ucraino, indirebbe le elezioni. Sa che perderebbe in maniera schiacciante, nonostante abbia preso il controllo di TUTTI i media ucraini. In realtà è disprezzato dal popolo ucraino, motivo per cui si è rifiutato di indire le elezioni”.

Insomma, l’amministrazione di Trump non si pone limiti e rischia di commettere errori grossolani e persino irreversibili. C’è da sperare nella bontà delle informazioni del New York Times, che segnala le rassicurazioni del segretario di Stato Marco Rubio agli alleati europei: Washington non cercherà di imporre all’Europa e all’Ucraina un eventuale accordo con la Russia. Il collaboratore di Trump ha rimarcato che il summit di Riad è stato “il primo passo di un processo, un test per determinare se il Cremlino sia serio sulla possibilità di raggiungere un accordo” che ponga fine alla guerra in Ucraina. Gli Usa non avrebbero nemmeno l’intenzione di rimuovere le sanzioni nei confronti di Mosca senza un sensibile cambiamento di rotta da parte del Cremlino, pur lasciando la porta aperta all’alleggerimento di alcune misure.

Franco Lodige, 21 febbraio 2025

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