Politica

Ustica: Amato vuole prendere il posto di Mattarella

La sparata dell’ex premier sulla strage del 1980 sembra avere un chiaro obiettivo: la salita al Quirinale

Un’uscita a ciel sereno quella di Giuliano Amato. L’ex due volte presidente del Consiglio, da poco fuori dalle porte girevoli essendo stato fino all’anno scorso presidente della Corte costituzionale, in un’intervista rilasciata a Repubblica, sulla strage di Ustica del giugno 1980 ha detto che “era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi. Ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi”, affermando la “responsabilità dell’aeronautica francese”, complici “gli americani”.

Se una cosa del genere l’avesse detta Meloni o Salvini, ben presto sarebbero stati tacciati di complottismo, ma noi ci domandiamo per quale motivo l’ottantacinquenne Amato fa oggi un’affermazione di questo tipo? Che senso ha, visto che da Ustica sono trascorsi quarantatré anni? Per dovere di verità? Per gli scrupoli che vengono ad una certa età? Dubitiamo. Come tutti sanno, l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è al suo secondo mandato, rieletto al soglio quirinalizio nel gennaio 2022. Un solo precedente vede la rielezione di un Presidente della Repubblica, quella di Giorgio Napolitano nell’aprile 2013. “Re Giorgio” fece peraltro subito presente che si trattava di un fatto eccezionale, tanto è vero che si dimise nel gennaio 2015, ventuno mesi dopo.

Al posto di Napolitano fu designato proprio Mattarella, rieletto a gennaio dell’anno scorso. Nel discorso del suo insediamento Mattarella non ha fatto alcun cenno su una fine anticipata del suo secondo mandato, fatto sta che, da uomo delle Istituzioni attento ad evitare strappi rispetto alla prassi costituzionale, potrebbe seguire il precedente di Napolitano, dimettendosi dopo un paio d’anni, cioè entro gennaio dell’anno prossimo. In pratica tra quattro-cinque mesi. Qualcuno potrebbe pensare che questa sia una ipotesi strampalata. Tuttavia, se anche il secondo mandato durasse sette anni, Mattarella creerebbe un vulnus alla forma di governo repubblicana, che mal si confà con un Capo dello Stato che resta al Quirinale per ben quattordici anni. L’imperatore romano Claudio è rimasto sul trono tredici anni. A meno che Mattarella non si creda Rex o Princeps, difficile che possa pensare di restare al Colle per l’intera durata del secondo mandato.

Per andare via occorrono tuttavia garanzie. Lasciare al centrodestra anche la designazione del prossimo Capo dello Stato farebbe impazzire non solo il centrosinistra ma l’intero apparato dello Stato, i cui funzionari sono per lo più espressione diretta o indiretta di quel mondo. Ed ecco che il Quirinale ha cercato di sondare il terreno (Mattarella e Amato erano insieme giudici della Corte costituzionale), mandando avanti il dottor Sottile, che, di fatto, ha colto nel segno. Meloni e Salvini hanno immediatamente cavalcato l’onda chiedendo che su Ustica si faccia chiarezza, mentre a sinistra è sorto un certo imbarazzo forse perché hanno capito il giochetto e si son presto visti orfani di Mattarella, loro protettore politico.

Giuliano Amato, benché uomo di establishment, non è Mattarella. Negli anni scorsi aveva criticato il funzionamento della moneta unica perché sprovvista di una banca centrale che faccia da prestatrice di ultima istanza, ed era vecchio amico di Silvio Berlusconi. Inoltre, nel settembre 1992, da presidente del Consiglio fece uscire l’Italia dallo SME (sistema monetario europeo), il nonno dell’euro. È chiaro che, benché uomo di sinistra (è stato l’ultimo presidente del Consiglio della XIII legislatura, a maggioranza di centrosinistra), non è uno di quei catto-comunisti capaci dei soliti imbrogli tipici dei vecchi volponi Dc-Pds; quindi, non dispiace né a Meloni né a Salvini, e tantomeno dovrebbe dispiacere a Forza Italia.

Anzi, al centrodestra conviene pure, visto che, in assenza di un accordo in tal senso, si sorbirebbe Mattarella e le sue dichiarazioni politiche pro sinistra fino alla fine della legislatura. Tanto vale accettare il “compromesso Amato”, che quantomeno non proviene dall’area dem. E conviene pure alla sinistra, per evitare che un eventuale incidente di percorso possa portare al Quirinale addirittura un leghista o un ex An. Insomma, la gallina che ha cantato è quella che ha fatto l’uovo. E, come si sa, gallina vecchia fa buon brodo…

Paolo Becchi e Giuseppe Palma, 3 settembre 2023

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