Mi faccia il piacere

Viva le cubiste

mi faccia il piacere cubiste

Chi scrive sarà stato sì e no due volte in discoteca in vita sua, mai al Papeete e alle cubiste preferisce irrimediabilmente il cubo dei cambi di una partita di basket. Però questa storia del patriarcato sta letteralmente sfuggendo di mano, lo sa bene il povero Bonelli. A tal punto che se la Fondazione dell’Ordine degli avvocati di Roma organizza una festa di Natale con tanto di buffet, musica e ragazze a ballare sul palco, c’è chi si scandalizza, protesta e trova pure la ribalta di un grande giornale nazionale.

I fatti, innanzitutto. Organizzata all’Opus Club romano, il party doveva essere un evento di beneficienza per gli avvocati in difficoltà economica. Nulla di strano se non fosse che un procuratore legale il giorno dopo ha vergato una mail per biasimare la presenza delle cubiste “in questo momento storico caratterizzato dall’esplodere di fenomeni che possiamo definire di patriarcato e maschilismo”. “Non in mio nome”, colta citazione di Paola Cortellesi, Alessandro Baricco eccetera eccetera. A nulla sono servite le precisazioni del presidente della Fondazione, il quale ha fatto notare che le “signorine” sono professioniste, fanno parte del corpo di ballo della band e non erano mica nude. Basta guardarsi il video e magari riflettere sul fatto che rientra nella libertà artistica di quelle giovani danzatrici mostrarsi come meglio credono.

Posto che i dati non supportano la convinzione che “in questo momento storico” si stia vivendo chissà quale esplosione di patriarcato, prendersela con le “cubiste” fa il paio con la lotta a Cristoforo Colombo negli Stati Uniti. In nome della cancel culture, del perbenismo, del woke, chiamatelo come volete, in nome di un lodevole richiamo al rispetto della donna, si finisce col proibire tutto. Niente cubiste. Niente ballerine. Figuriamoci il burlesque. Però a questo punto bisognerà mettere nel mirino pure i body delle Farfalle azzurre della ginnastica ritmica, o quelli del pattinaggio sul ghiaccio, decisamente sessualizzanti. Si salva solo la minigonna “slip sì-slip no” di Elodie, le sue moine al palo della lap dance e le foto osé per promuovere gli album: per la regina del pop (e nuova stella della sinistra) il maschilismo, il sessismo e il patriarcato non c’entrano. La sua è “libertà di scelta di come usare il suo corpo”. Lei sì e le cubiste no. Perché?

Giuseppe De Lorenzo, 14 dicembre 2023

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