Liberilibri

I vizi non sono crimini (Lysander Spooner) - Seconda parte

Una serie di riflessioni libertarie dell’illegittimità dell’intervento governativo sulla moralità degli individui

Secondo Spooner, allora, una legislazione, come corredo inutile e dannoso del diritto naturale, è «la presa di possesso di un uomo o di un gruppo di uomini del diritto di abolire tutti i diritti di natura, tutta la naturale libertà degli altri […] la presa di possesso del diritto di bandire dal mondo il principio dei diritti umani». D’altronde, i diritti degli individui non si sommano. I diritti di un gruppo di persone non hanno maggiore forza dei diritti di un singolo. La giustizia non può essere basata sui diritti della collettività, perché questi, semplicemente, non esistono come diritti naturali.

Inoltre, la collettività e la maggioranza non sono reali interlocutori degli individui, perché questi possono stabilire relazioni e stipulare patti soltanto tra loro, soltanto tra pari. Ogniqualvolta si assiste alla defezione di un individuo a favore di un gruppo, è lecito il sospetto che ciò avvenga per timore, o per difesa di sé in risposta ad una minaccia. Secondo Spooner, il rispetto delle leggi (ad esempio il pagamento delle tasse) non è sintomo di un’adesione entusiasta e volontaria, ma la resa di fronte ad un gruppo di ladri, di briganti, di usurpatori che intimano “la borsa o la vita”.

Accettare di essere vincolati alle decisioni di un presunto “governo della maggioranza” vuol dire in realtà assecondare una minoranza che si è arrogata il diritto di «assoggettare tutti gli altri al proprio volere e al proprio servizio». Per questo motivo, scrive Spooner, «non c’è differenza di principio – bensì solo di grado – tra la servitù politica e quella degli schiavi».

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