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Alla Lega serve anche il “centro”

La politica, come canta Franco Battiato, cerca «un centro di gravità permanente» per accattivarsi l’elettorato fluttuante fra i poli, ma ancorato in quell’area moderata che può decretare la vittoria dell’una (centrodestra) o dell’altra (centrosinistra) proposta politica.

Sovranismo ed Europa

Per la Lega integrare l’offerta politica di una sensibilità di “centro” significa bilanciare il peso del sovranismo per mantenere un equilibrio nello schieramento di centrodestra che conferisce al loro progetto una praticabilità di governo. Il “centro” non esprime un contenuto, essendo l’evocazione di una sobrietà dotata di un’affidabilità congenita, ma richiamarsi al suo contributo può essere utile per consolidare la competitività dell’alternativa al governo rossogiallo. Matteo Salvini ha già dimostrato di adeguare la sua agenda politica al fine di renderla compatibile con il processo evolutivo a cui non ci si può sottrarre, a meno che non si obbedisca all’istinto autolesionista di confinarsi nell’irrilevanza.

Il leader del Carroccio nel suo percorso ha compiuto un sano adattamento al realismo politico, tanto che da indipendentista si è convertito al sentimento nazionale e da pioniere dell’Italexit si è posizionato in una contestazione costruttiva della governance europea. Insomma, Salvini è stato abile ad intercettare un clima di cambiamento, non opponendosi all’esigenza di rimodulare i suoi messaggi pur di vincolarsi ai retaggi della Lega nordista. Un’abilità che è stata premiata dagli elettori, decretando il successo dell’upgrading leghista. Il virus ha scompaginato il quadro pre-Covid e dimostrarsi indifferenti alle mutazioni in atto sarebbe sintomo di una miopia politica. Il leader fiuta la contingenza e ad essa si conforma per non farsi travolgere e il nuovo tempo esige competenza e diffida dalle suggestioni manipolate dal diluvio di stimoli che provengono dai social.

Mara Carfagna e il riconfermato, a furor di popolo, governatore ligure Giovanni Toti vogliono riplasmare un contenitore moderato in grado di raccogliere l’eredità di Berlusconi. Forza Italia non può pensare di sopravvivere confidando nell’esclusivo traino del Cavaliere, che ha esaurito, per cause fisiologiche, la propulsione politica. Se non si ristruttura la casa moderata del centrodestra il rischio è di consegnare stabilmente l’elettorato fluttuante dell’area moderata alla sinistra. Considerando compensativi i flussi elettorali fra Lega e FdI, occorre arginare la fuoriuscita dal perimetro del centrodestra dell’elettorato moderato che, percependo la debolezza della propria rappresentanza, potrebbe emigrare in una proposta politica più disponibile a raccoglierne il mood soprattutto nella relazione con l’Europa.

Allagarsi verso il centro

Salvini, se ha effettive ambizioni di leadership nel centrodestra, deve dedicarsi a strutturare la Lega nei territori, attraverso un’opera di radicamento che privilegi la qualità della rappresentanza, e a rassicurare gli alleati del baricentro politico sulla disponibilità a ricalibrare un messaggio di dialogo pragmatico nei rapporti con le cancellerie europee. Salvini non deve spostarsi al “centro”, semmai allargarsi verso di esso per dimostrarsi “centrale” con una visione ispirata alla contingenza e dotata di uno sguardo proiettato al futuro.

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