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Allarme bambini e ragazzi: i danni psichici da lockdown e ripetute quarantene

Zuppa di Porro: rassegna stampa del 24 maggio 2020

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Un’ampia analisi pubblicata da JAMA Pediatrics, che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80.000 giovani, ha concluso che oggi un adolescente su 4, in Italia e nel mondo, ha sintomi clinici di depressione e uno su 5 segni di un disturbo d’ansia. Sono dati terribili.

Un tema, quello della salute mentale dei giovani, che noi di Atlantico Quotidiano abbiamo sempre trattato con l’obiettivo di farne capire l’importanza. Già alcuni mesi fa avevamo riportato dell’impennata di uso di ansiolitici e psicofarmaci da parte dei più giovani per evidenziare un problema sottovalutato. I nostri giovani si sono visti letteralmente portare via due anni di vita. È evidente che anche i ragazzi avrebbero dovuto fare la loro parte nella lotta al Covid, ma ad oggi dopo più di due anni finalmente qualcuno si accorge degli enormi danni causati dai ripetuti lockdown e dal vedersi negata la possibilità di vivere liberamente, così come abbiamo fatto tutti, gli anni più belli della propria vita. Prendiamo come esempio la scuola: i nostri ragazzi sono costretti a convivere con regole che li obbligano a stare davanti ad uno schermo anziché vicino al proprio compagno di banco, con la conseguenza di essere privati della socialità scolastica e di tutto il bello che implica.

Gli esperti della Società italiana di Neuropsicofarmacologia affermano che la probabilità di disturbi mentali è particolarmente alta fra i ragazzi più grandi rispetto ai bambini. Gli adolescenti non hanno potuto vivere in serenità insieme ai coetanei momenti fondamentali della crescita, dalle prime relazioni all’esame di maturità. Ma la situazione è drammatica anche per i bimbi degli asili e delle scuole elementari, che muovono i primi passi nella vita di relazione e socialità, passaggi fondamentali nella crescita di un bambino. Una situazione che può comportare conseguenze negative non solo nel presente ma anche nel lungo periodo. Per questo molti esperti ci dicono che è necessario intercettare il disagio mentale nei ragazzi e intervenire per invertire la rotta.

Il presente però non lascia ben sperare, per lo meno nel nostro Paese, dove il governo non sembra ancora intenzionato a cambiare le assurde regole sulle quarantene scolastiche e a tornare alla normalità.

Ci siamo voluti soffermare sulla scuola perché la reputiamo di primaria importanza, ma è evidente che le ripercussioni riguardano anche attività extrascolastiche e di vita quotidiana, come l’attività sportiva, condizionata anch’essa alle assurde regole che ne hanno limitato lo svolgimento. Potremmo citare centinaia di altre situazioni, come le discoteche e i luoghi di divertimento, o la ridicola e nociva narrazione per cui i giovani si erano trasformati in pericolosi untori e descritti come la causa della circolazione del virus, arrivando a puntare il dito sui bambini per aver osato abbracciare i propri amichetti.

La speranza è quella di vedere una inversione di rotta nella politica di gestione della pandemia, almeno riguardante la scuola, un ritorno alla normalità. Non vorremmo più vedere i nostri bambini fare lezione con le finestre spalancate durante i mesi invernali. Purtroppo però i danni causati dalla gestione di questi due anni sono ormai conclamati. Prevenire è meglio di curare, ma qui pare non si voglia né prevenire né curare.

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