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All’ultimo tweet: le elezioni del 18 aprile 1948 in Italia – seconda parte

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Cosa sarebbe successo se la campagna elettorale permanente, l’uso ossessivo di tweet e facebook fosse stato presente alle elezioni che più hanno determinato la storia del nostro Paese? Qui la prima parte

Mancano ormai due settimane al voto e Alcide “Alcy” De Gasperi non ha dubbi: forte dell’appoggio della Cia, dell’OSS, del Vaticano e di “tutti gli italiani di buona volontà”, sarà la DC a vincere le elezioni e a portare l’Italia nel Patto Atlantico. In un’intervista radiofonica il segretario di via del Gesù ha ribadito che se vinceranno, i democristiani “non esilieranno nessuno, nemmeno i sovietici Nenni e Togliatti”.

De Gasperi vanta 2 milioni e mezzo di followers su Twitter e oltre 3 su Facebook, dove il suo staff lavora notte e giorno per accreditarlo come uomo comune e persona perbene. Le foto che lo ritraggono con moglie e figli si sprecano, così come gli attacchi ai leader del Fronte, “anti-italiani”, “piccoli Stalin” e “filosovietici”. Ma lo studio dei trend mostra un esito sorprendente, che conforta i leader di PCI e PSI. Nell’ultima settimana al primo, al secondo e al terzo posto per volume di tweet ci sono i seguenti hashtag: #laDCtiUSA, #WStalin e #TuttiConBaffone. Palmiro Togliatti ha pubblicato un post in cui, indossando la maglia della sua amata Juventus, tiene in mano una scultura raffigurante la falce e il martello. La didascalia è eloquente: “insieme per vincere #18aprile #elezioni”.

Il Fronte prende slancio. Nenni polemizza con un giornalista del Nuovo Corsera durante un’intervista: gli mostra il dito e se ne va dalla redazione. I trolls del PSI assediano il web, dando dei venduti ai “giornaloni” che vogliono spedire l’Italia sotto il #GiogoAmerikano. Lo scissionista Saragat viene coperto di insulti fino al quarto grado di parentela su Facebook, e persino l’umile e composto Terracini non trova parole migliori per difenderlo che dire “Beh, un po’ se l’è cercata…”.

A tre giorni dal voto avviene però l’impensabile, lo scandalo che può decidere l’esito della campagna elettorale e il futuro dell’Italia: la Procura della Repubblica di Milano emette un avviso di garanzia a Palmiro Togliatti per avere assistito a Inter-Juve in tribuna d’onore senza avere pagato il biglietto come tutti i comuni spettatori. L’eco nel mondo della politica è enorme. De Gasperi mette subito online il suo biglietto di primo anello, tenendo a rimarcare che l’ha pagato “di tasca propria”, mentre quando si diffonde la fake news di un Togliatti accompagnato da una guardia del corpo russa procuratagli da Stalin, il PCI deve ricorrere a vari comunicati stampa e pubblicare le foto del leader in tribuna da solo mentre osserva il rigore inventato dall’arbitro, Moggio De Santis, con cui la Juventus ha vinto la partita.

Dopo questo scandalo i giochi sembrano fatti. Il Paese, come scrive il giovane Giulio Andreotti su Instagram, ha #Vogliad’America. Ma all’apertura delle urne la sera del 18 aprile è il Fronte Popolare a trionfare: PCI e PSI assommano il 42 per cento dei voti, la DC e i suoi alleati il 38, mentre fa scalpore il risultato di Gugliemo Giannini e del suo Uomo Qualunque con l’8 per cento. Giannini potrebbe anche entrare nel Governo dopo avere fatto di “Franza o Spagna purché se magna!” lo slogan della sua efficace campagna elettorale. Come capo del partito di maggioranza relativa, sarà Nenni a ricevere l’incarico dal Capo dello Stato. Stalin si è subito congratulato con lui e con Togliatti. “Presto al posto delle derrate alimentari americane avrete per strada dei nostri carroarmati nuovi di zecca!”. Le folle sono entusiaste. L’Unità titola trionfalmente: “Ha vinto la libertà!”

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