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Alternative libertarie al lockdown all’italiana: ruolo dei privati e no assegni in bianco al governo

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Le epidemie, così come le altre calamità naturali e le guerre, fanno la salute dello Stato. Solo in un clima di emergenza come quello che stiamo vivendo, è possibile giustificare, o anche solo concepire, delle restrizioni alla nostra libertà personale che in un qualunque altro momento della nostra storia sarebbero state impensabili.

Interessante, a questo proposito, osservare cosa stia accadendo nella Land of free, gli Stati Uniti d’America, alle prese con la stessa epidemia. Nel mercato delle idee americano, la voce che più sta difendendo la libertà individuale anche in tempo di epidemia, è forse quella dello stesso presidente Donald Trump, che non ha mai ceduto al panico del “chiudete tutto” e ha continuato a promettere di tenere aperto il più possibile e di riaprire il prima possibile. Sono semmai i singoli Stati che stanno rispondendo alla crisi con politiche di lockdown locali più o meno radicali. Nel sistema federalista americano, nessuna autorità può, per ora, applicare le stesse misure emergenziali su scala nazionale, le stesse per Stati già duramente colpiti dall’epidemia (New York) e altri ancora quasi del tutto illesi (la maggioranza degli Stati dell’entroterra continentale).

La risposta americana all’emergenza è stata più forte da parte dei privati che non da parte del pubblico. Ford e General Motors stanno producendo nuovi ventilatori per terapia intensiva, le catene di Walgreens Walmart, Cvs e Target, si sono mobilitati per effettuare tamponi in ogni loro parcheggio, per chiunque lo richieda. Google sta mettendo a punto un sito di informazioni in tempo reale sul coronavirus. Palantir (la compagnia di raccolta dati che aiutò a scovare Bin Laden) sta mettendo a punto un metodo per tracciare i contagiati e mappare il contagio. Abbott ha prodotto una macchina, in commercio dalla settimana prossima, per effettuare test in tempo reale. Mentre la risposta del Governo Federale, nella primissima fase di diffusione del contagio, anche negli Usa è stata caratterizzata dalle stesse caratteristiche di ogni burocrazia (eccesso di prudenza, lentezza, rigidità), i privati, d’accordo con la Casa Bianca, stanno costituendo la prima linea americana, al di là di ogni possibile lentezza burocratica.

Questa è la realtà sul terreno che permette di comprendere appieno l’appello (che in Italia sarebbe a dir poco impensabile) che il think tank libertario Cato Institute ha lanciato “ai politici” di tutte le istituzioni. I libertari sono spesso accusati di vivere fra le nuvole. In molti casi lo sono. Ma queste linee guida del Cato Institute sono abbastanza concrete da permettere di pensare un programma alternativo al “lockdown” all’italiana.

Innanzitutto, come mostra già la realtà americana, il successo di una buona strategia di contrasto dell’epidemia si ottiene lasciando fare, non irreggimentando. “I politici devono affrontare questa pandemia a testa alta, con calma e umiltà – scrive Peter Goettler, presidente del Cato Institute nella lettera aperta – Calma, perché il virus non è l’unico contagio che affrontiamo. Il panico è esso stesso contagioso e inibisce il giudizio. L’umiltà, perché, anche quando i politici non agiscono nel panico, i loro piani migliori spesso finiscono male. Per citare un esempio eclatante, una legge che avrebbe dovuto proteggere i pazienti da test diagnostici di bassa qualità, ha creato una carenza di test che ha permesso al Covid-19 di diffondersi in tutti gli Usa per due mesi senza essere individuato”.

La prima delle proposte del Cato è un laissez faire diagnostico: “Noi sollecitiamo il Congresso a passare una legge che sancisce il diritto dei laboratori, delle strutture sanitarie così come dei singoli consumatori, ad acquistare test diagnostici che sono disponibili anche in altri Paesi sin da gennaio”. Quanto alle cure e allo scambio di informazioni fra medici: “Sollecitiamo il Congresso a usare il suo potere costituzionale per eliminare i regolamenti che limitano la telemedicina fra Stati differenti”. Come si vede, l’approccio libertario è l’opposto rispetto a quello che è stato seguito fin qui dal governo italiano e da gran parte dei governi europei, intenti a regolamentare, coartare, vietare. Anche nelle politiche di ricostruzione nel periodo post-epidemia, mentre sia per la stessa Washington che in tutte le capitali europee la strategia perseguita è solo una (fare debito pubblico illimitatamente), per gli Usa, il Cato suggerisce uno stimolo economico basato su detassazione e deregolamentazione, in modo da spianare la strada alle aziende che vogliono ripartire e a quelle che vogliono iniziare dopo la catastrofe.

Nelle politiche più proattive, il think tank libertario ribalta la prospettiva e semmai suggerisce vincoli più stringenti all’azione del governo. Per gli aiuti alle persone e alle imprese più colpite dalla crisi, sollecita il governo a rispettare gli attuali programmi di aiuto, per il tempo necessario, non di crearne di nuovi. Per quanto riguarda le chiusure coatte: “Un assegno in bianco per chiudere aziende sta aumentando i costi economici e danneggiando i lavoratori più produttivi. Distinguere fra attività essenziali e non essenziali è problematico, perché le attività produttive sono interconnesse e molte aziende ricoprono un ruolo unico che è sconosciuto alle autorità centrali. Il governo dovrebbe lasciare aperte tutte le attività che siano sicure” per chi vi lavora, più che “essenziali” in senso astratto. Il Cato si schiera poi, soprattutto, in difesa del sistema federalista americano, anche perché “nel nostro sistema costituzionale, sono gli Stati la prima linea nella gestione delle calamità”. E soprattutto, il governo della legge: “Nonostante il bisogno di una risposta urgente, dobbiamo salvaguardare il governo della legge. Anche se i funzionari statali e federali possono avocare a sé poteri speciali in caso di emergenza, questo non è un assegno in bianco per espandere la loro autorità”. Forse anche noi, nella nostra quarantena italiana, avremmo bisogno di qualcuno che scriva un appello simile.

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