Economia

Occhio al senso di onnipotenza di chi pensa che possiamo dominare il clima

Giovanni Brussato: “attribuire alle attività umane la piena responsabilità dei cambiamenti climatici significa ignorare la nostra fragilità di fronte alla natura”

Economia

Giovedì 11 maggio 2023 abbiamo avuto l’occasione di intervistare Giovanni Brussato, ingegnere minerario e opinionista per numerose testate, tra cui Panorama, dove si occupa di questioni relative a clima e materie prime.

Lo fa da un punto di vista molto eterodosso e proprio per questo da noi totalmente condiviso: nei suoi articoli si trovano oltretutto perle quali: “il vice-cancelliere tedesco Habeck ha risolto il problema di come riaprire le centrali a carbone senza contraddire la legge sulla protezione del clima (che prevede la riduzione costante delle emissioni di Co2) utilizzando equazioni comprendenti numeri complessi. I quali, come noto, sono composti da una parte reale ed una… immaginaria”.

Viste queste premesse non ci restava che chiedergli un’intervista per Atlantico Quotidiano, ovviamente sulla scottante questione del clima. Intervista immediatamente accettata e che, vista la lunghezza (59 minuti di registrazione), sarà pubblicata in due puntate, nella seconda della quale includeremo il link al podcast con l’audio integrale. 

MARCO HUGO BARSOTTI: Innanzitutto, può presentarsi brevemente ai lettori? 

GIOVANNI BRUSSATO: Sono un ingegnere minerario e autore di Energia verde: prepariamoci a scavare, un libro sui costi ambientali e sociali delle energie rinnovabili. Sono coautore di Dialoghi sul clima: tra emergenza e conoscenza, un saggio sui cambiamenti climatici. Mi occupo in particolare dell’approvvigionamento delle materie prime necessarie per la transizione energetica. Collaboro con riviste come Panorama ed Energia. Sono consulente scientifico di Amici della Terra.

La Co2 nell’atmosfera

MB: Nel libro Il segnali ed il rumore, perché così tante previsioni falliscono (ma alcune no) si forniscono i dati dell’aumento della concentrazione di Co2 nell’atmosfera: Tra il 1959 e il 2011 siamo passati da 315 ppm (parti per milione) a 390 ppm. Conosciamo dati più recenti? La velocità di questo aumento è cambiata? 

GB: Ci sono molte stime sull’accelerazione dell’aumento di Co2. Secondo l’osservatorio di Mauna Loa, alle Hawaii, la concentrazione di Co2 nell’atmosfera è oggi di circa 423,4 ppm. Il numero oscilla molto durante l’anno ma continua ad aumentare. Questo il sito dell’osservatorio di Mauna Loa con i dati giornalieri sulla Co2 atmosferica. 

Grafico aumento della Co2

MHB: Molto interessante. Osservando i grafici diremmo che le oscillazioni esistono ma non nascondono il trend generale in aumento. Anche se – giusto per tranquillizzarci un po’ – osserviamo anche che non si tratta di aumento esponenziale.  

Co2 e riscaldamento globale 

Il che ci porta però alla prossima domanda: c’è una correlazione diretta tra l’aumento di Co2 e il riscaldamento globale? In termini numerici, aumentano alla stessa velocità?

GB: Le ricostruzioni paleoclimatiche mostrano che negli ultimi 500 milioni di anni la temperatura media del pianeta è variata parecchio, con ampie oscillazioni… 

Grafico delle anomalie nelle temperature

[In merito abbiamo recuperato i dati dell’Earth Observatory della Nasa, i quali mostrano in questo periodo un’oscillazione tra –8 e + 4C, ndr]

GB: Perché il clima della Terra cambia naturalmente. L’uomo potrebbe senz’altro aver influito sul clima globale nell’ultimo secolo, per le emissioni di gas serra dovute all’uso di combustibili fossili. 

MHB: Ha detto “potrebbe” e non “ha”… 

GHB: A sentire l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, ndr) il riscaldamento contemporaneo è quasi interamente dovuto all’uomo. La temperatura media globale è aumentata di circa 1°C dal 1850-1900 al 2011-2020. Il riscaldamento antropico sarebbe di 1,07°C, quello naturale di -0,1°C. Per l’IPCC, le emissioni antropiche di gas serra sono responsabili di quasi il 100 per cento del riscaldamento globale dal 1850 al 2020. 

Senso di onnipotenza

Come ha detto, molti scienziati, tra cui tre Premi Nobel, la pensano diversamente. A mio parere personale, finché parliamo di modelli climatici che presumono di descrivere il comportamento dell’universo, spesso da una prospettiva limitata, e attribuiamo alle attività umane la piena responsabilità dei cambiamenti climatici, stiamo ignorando la nostra fragilità di fronte alla natura.  

C’è un senso di onnipotenza insito in chi pensa che possiamo dominare la natura con la tecnica. Penso che potrebbe aiutarci riconoscere di esserci spinti sulla strada sbagliata

La teoria del cambiamento climatico antropico è un’opinione, un modello matematico che pretende di dimostrare la capacità umana di condizionare l’effetto serra o il clima del pianeta. Temo vi sia una certa presunzione e che si confonda l’abitudine di inquinare l’ambiente, conseguenza dell’evoluzione industriale, con l’alterazione permanente del clima.

Secondo me, la natura ha i suoi strumenti e agisce su scale temporali incomparabili con la durata della vita umana. Ripeto, questa è la mia personale opinione.

MHB: Quanto dice mi ricorda l’opinione di un ex amministratore Nasa, Michael Griffin. Nel 2007 aveva affermato qualcosa di molto simile scatenando le ire di climatologi e membri del Congresso. Il suo discorso era molto interessante, ricordiamo parte delle sue affermazioni:

Presumere che questo sia un problema significa presumere che lo stato del clima della Terra oggi sia il clima ottimale, il miglior clima che avremmo potuto avere o che avremmo mai avuto e che dobbiamo prendere provvedimenti per assicurarci che non cambi. Io vorrei chiedere a chi deve essere concesso il privilegio di decidere quale sia il miglior clima per tutti gli altri esseri umani.

A seguito di quelle affermazioni, il responsabile degli studi sul clima del Goddard Institute di New York aveva definito Griffin, persona che vanta svariate lauree in fisica applicata, ingegneria elettronica e ingegneria aerospaziale, arrogante e ignorante… 

Un sistema complesso 

GB: Credo che vogliamo spiegare un sistema di complessità infinita attraverso modelli matematici e dati di solo un secolo o due, ricavati da sistemi più o meno certi che forniscono informazioni limitate. 

Di fatto, conosciamo solo una frazione infinitesimale della Terra. Oggi non avere certezze granitiche e rifiutare qualsiasi dubbio sull’influenza umana sul clima, se non addirittura sul comportamento del pianeta, equivale a eresia. Eppure, malgrado molti scienziati, tra cui Premi Nobel, la pensino diversamente, un approccio aperto consentirebbe di considerare tutte le opzioni con maggiore serenità.

Si rischia di attribuire erroneamente ai cambiamenti climatici molti effetti che in realtà dipendono semplicemente dalle nostre abitudini inquinanti di sempre, da quando l’uomo abita il pianeta.  

Avveleniamo e devastiamo l’ambiente, e pensiamo che ciò possa aver provocato un’alterazione permanente del clima. Sono certo che in molti casi abbiamo danneggiato gravemente l’ambiente, ma non vorrei che, nel riconoscere ciò, cadessimo nell’errore di presumere di comprendere e definire correttamente sistemi così complessi. E lo dico con umiltà.

Occidentali, pentitevi! 

MHB: Un altro fenomeno che osserviamo è la colpevolizzazione del modo di vita occidentale: scaldiamo troppo le nostre case, usiamo l’auto, viaggiamo in aereo. Nessuno considera che la popolazione mondiale è aumentata enormemente in pochi anni e molte nazioni, come India e Cina, raggiungeranno nel tempo il nostro livello di consumo delle risorse. 

GB: Sul tema di recente ho pubblicato un articolo intitolato “L’insostenibilità della crescita esponenziale in un sistema finito”. Ritengo spieghi ciò che lei chiedeva. Partiamo con l’osservare che solo dopo il 1800 gli abitanti del pianeta hanno superato il miliardo. Ma sono bastati 100 anni perché la popolazione raddoppiasse e per il passo successivo, da 2 a 3 miliardi, sono stati sufficienti solo 41 anni.

Siamo passati 6 a 7 miliardi in soli 15 anni. Abbiamo una crescita esponenziale della popolazione, arrivata a 8 miliardi di persone e prevista a 9,5 miliardi nel 2050. le risorse naturali sono finite, nel senso che hanno una loro dimensione, e la relazione fra loro approvvigionamento e il nostro consumo si sta sempre più deteriorando.

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