Esteri

Kursk, un pugno inaspettato. I motivi dietro l’incursione ucraina in Russia

Portare la guerra in Russia contribuisce ad aumentare i costi politici della guerra, nonché a scalfire l’immagine di sicurezza che Putin vuole trasmettere

Putin Kursk (Skynews)

Nel quarto film della saga, Rocky affronta il pugile sovietico Ivan Drago (sì, quello di “Ti spiezzo in due”). Alla fine del secondo round dell’epico incontro, il pugile americano, fino a quel momento succube della straripante forza e prestanza fisica dell’avversario e sul punto di soccombere riesce ad assestare un colpo al volto del russo, provocandogli una ferita all’arcata sopraccigliare, lasciandolo stupito e stordito da quel pugno inaspettato. Alla fine del round l’allenatore dice, concitato, a Rocky: “Lo hai colpito, ora ha paura. Lo ha ferito! Hai capito: non è una macchina, è un uomo!”.

Colti di sorpresa

Questa immagine mi è subito venuta alla mente nel vedere Vladimir Putin, in mezzo al suo consiglio di difesa, alla prima ammissione dell’inaspettata offensiva (poco più che una incursione) ucraina nella regione di Kursk, in territorio russo. Lo stupore dimostrato nella pellicola cinematografica dal pugile Drago, sembrava essersi trasferita sul volto dell’autocrate russo quando affermava che quell’operazione militare era “una provocazione su vasta scala”.

Provocazione? Dopo due anni e mezzo di conflitto; dopo che il governo di Mosca aveva – dal 2014 – messo in atto ogni possibile azione di infiltrazione in uno stato straniero? Certo le cose appaiono così, se non si conosce la percezione russa dell’Ucraina. Per i russi gli ucraini – sì le persone – sono “roba” loro, sono i “minori”. Non a caso nella Grande Russia vengono chiamati i “piccoli russi”. Questa azione militare aveva qualcosa di inconcepibile: “Come si permettono di attaccarci, con quale legittimità?”.

Lo stupore di Putin palesa la convinzione che non viene concesso – quanto meno moralmente – all’Ucraina lo status di hostis (nemico esterno), relegandolo a quello di inimicus (nemico interno). Questa radicata “certezza” ha accecato i responsabili della programmazione militare russa che si sono lasciati cogliere impreparati, nonostante alcuni principi strategici siano assodati da secoli. Come non ricordare che Sun Zi, tra il VI ed il V a.c. consigliava di “attaccare il nemico dove è impreparato: mostrarsi dove non se lo aspetta”.

L’incursione ucraina

I fatti: il 6 agosto forze ucraine sfondano le linee russe nella regione di Kursk. Al netto della “nebbia della guerra”, per usare la felice espressione di Clausewitz, che da sempre circonda quel conflitto, questa operazione di alleggerimento, secondo quanto afferma l’Institute for the Study of War (ISW) di Washington (DC), e secondo quanto paiono attestare le geolocalizzazioni, ha spostato la linea del fronte di 10 km e le forze ucraine – dell’entità di una brigata – hanno superato due linee difensive russe e catturato una roccaforte. Fonti russe riportano che l’operazione ha portato alla conquista di 45 kmq di territorio e 11 insediamenti, tra cui Nikolaevo-Daryino. Anche se il terreno occupato potrebbe sembrare poco, il dato va messo in confronto con i risultati russi nel cuore centrale del fronte dove il fronte riesce a spostarsi di 100 metri circa al giorno.

Cambio di strategia

Ma che senso ha questa operazione? Che senso ha utilizzare forze di élite su un fronte secondario, laddove il grosso dell’esercito ucraino è, da mesi, sotto costante pressione russa sul fronte di Kharkiv? Tralasciando la constatazione che le truppe migliori devono sempre essere lasciate libere di manovrare, mentre il confronto di trincea richiede – per il difensore – un utilizzo di personale di minor preparazione, già protetto da sistemi passivi, era evidente la necessità di provare a sparigliare, strategicamente, le carte colpendo il nemico in quelli che egli ritiene una safe zone.

Il generale Philip Mark Breedlove, alto ufficiale dell’aeronautica militare degli Stati Uniti già capo del Comando Usa in Europa e responsabile delle operazioni Nato, commentando questa operazione ha rilevato che “se vieni attaccato e non puoi a tua volta contrattaccare limitando gli sforzi alla difesa dei tuoi confini, rischi prima o poi di soccombere, specie quando dall’altra parte c’è la Russia. I territori controllati da Mosca hanno rappresentato sino ad oggi una sorta di ‘santuario’ inviolabile che non poteva essere toccato da Kiev su precise disposizioni degli alleati occidentali. C’è stato un cambio di impostazione e, ripeto, non vedo perché dovremmo esserne così sconcertati”.

Come il pugile Drago non si aspettava il colpo a sorpresa di Rocky, così l’esercito russo non si aspettava il colpo di Kursk (luogo di gloria per la Krasnaja Armija). Pare che anche blogger militari russi, di norma sempre molto reticenti verso le azioni del nemico, parlano di “combattimenti in corso”, e sui canali Telegram si rincorrono video di civili – non verificati – che tentano di lasciare i villaggi di confine e se la prendono con Mosca: “Il governo dice che tutto procede bene, che è tutto sotto controllo, Ma dov’è il nostro glorioso esercito? Le truppe cecene di Akhmat sono state le prime a scappare”, dice un abitante di Sudzha, nella regione di Kursk, “ci hanno abbandonati”.

Secondo Gerasimov, fino a mille soldati ucraini hanno “partecipato all’incursione armata in corso”. Ufficialmente – fino ad adesso (8 agosto) – Kyiv non ha lasciato nette dichiarazioni. “La Russia non controlla il confine di Kursk” è stato l’unico vago e criptico commento su quanto stia accadendo alla frontiera di un funzionario, Andrii Kovalenko, del Consiglio per la sicurezza nazionale e la difesa. Per il resto, non c’è traccia di dichiarazioni ufficiali. Gli ucraini stanno attaccando lungo due direttrici principali in direzione di Kursk in quella che potrebbe essere una delle più grandi incursioni sul suolo russo dall’inizio della guerra.

Le motivazioni “politiche”

Quali motivazioni? Iniziamo con quelle “razionali”. Iniziamo con quelle “politiche”. Non è la prima volta che l’Ucraina organizza attacchi di terra oltre confine verso la Russia, ma mentre i precedenti assalti erano stati condotti da gruppi armati di esuli russi sostenuti dall’esercito di Kyiv, questo attacco ha coinvolto le truppe regolari. L’efficacia strategica di questa operazione, oltre a creare un diversivo e alleggerire la difficile situazione nel Donbas, riporta la guerra di Putin sul suo territorio e frantuma le sue pretese di essere in grado di proteggere i russi e i confini.

Da oltre un anno, un elemento della strategia difensiva dell’Ucraina mira a rendere la guerra un costo politico per Mosca. Una guerra dalla quale Putin trae solo vantaggio non è una guerra che finirà. Infatti, una buona fetta della spiegazione per cui l’invasione russa dell’Ucraina va avanti è precisamente perché Putin ne ha tratto e ne continua a trarre vantaggio. Portare la guerra in Russia, esponendo le faglie nella sicurezza del Paese, specie nelle zone di confine, contribuisce ad aumentare i costi politici della guerra, nonché a scalfire l’immagine di sicurezza che Putin vuole trasmettere al suo popolo.

Le motivazioni “militari”

Ecco poi le motivazioni “militari”. Proprio perché l’esercito ucraino è in difficoltà nell’Est, alla luce dell’insufficienza e della lentezza della fornitura di armi dall’Occidente, un attacco in territorio russo potrebbe aiutare a distrarre e deviare risorse militari russe dal fronte orientale dell’Ucraina alla protezione del territorio russo. Detto questo, l’azione militare ucraina in Russia potrebbe essere stata condotta da risorse ucraine nella regione di Sumy, e mirate ad anticipare e quindi a prevenire una possibile offensiva russa a Sumy di cui si discute da mesi.

Terza ed ultima, la possibile ratio diplomatica. Di recente Zelensky, leggendo il sentimento della comunità internazionale e – soprattutto – un possibile spostamento della propria opinione pubblica, ha lasciato trapelare una certa apertura all’idea di un negoziato. L’opinione pubblica ucraina, infatti, appare meno restia all’idea che in passato, nonostante rimanga fermamente contraria all’idea di cedere i propri territori.

Nella regione di Kursk ci sono due risorse chiave: la centrale nucleare di Kursk e lo snodo del gasdotto che porta il gas russo in Europa. Non sappiamo se gli ucraini abbiano raggiunto (né se vogliano o possano raggiungere) questi obbiettivi, tanto meno se sarebbero in grado di trattenerli qualora dovessero riuscirci. Ma laddove riuscissero a occupare asset strategici russi, questi (così come i circa quaranta soldati russi che l’esercito ucraina pare abbia catturato), sicuramente rappresenterebbero merce di scambio preziosa in un eventuale negoziato in futuro.

L’imprevedibilità

Su tutte le tre motivazioni “razionali” agisce l’elemento “integrativo”, irrazionale di spingere il nemico a commettere errori, politici e militari. Sarà possibile? Non è detto, ma i precedenti storici non mancano. Durante le fasi iniziali della “battaglia d’Inghilterra” la Luftwaffe agì attaccando gli aeroporti vicino alla costa, estendendo in seguito gli attacchi verso l’entroterra, verso Londra e l’anello di aeroporti incaricati della sua difesa.

Così facendo la RAF fu costretta a cercare acquartieramenti negli aeroporti del nord del Paese, obbligando i piloti ad estenuanti turni e limitando l’azione in zona combattimento a pochi minuti, vista l’autonomia dei mezzi. Dopo il bombardamento inglese su Berlino (più simbolico che altro) del 25 agosto e 26 agosto, i tedeschi, rabbiosamente, cambiarono tattica e si disinteressarono delle infrastrutture per colpire le città. Questo consentì una maggiore operatività della RAF, ed un utilizzo degli aeroporti prima non utilizzabili. La storia ci dice come finì quella battaglia e cosa costò alla Germania.

Sul campo di battaglia l’imprevedibilità può essere rischiosa, ma alle volte necessaria. L’offensiva estiva ucraina del 2023 fallì miseramente sia perché l’intelligence russa era ben informata, sia perché gli ucraini tentarono di conquistare degli hard target. Probabilmente la preparazione di questa piccola operazione – proprio perché piccola e non sbandierata ai quattro venti – è rimasta fuori dai radar delle forze russe e gli obiettivi sono più facilmente raggiungibili. Comunque, Putin/Drago non l’ha presa bene ed ora si aspetta quale sia la sua mossa. Accadrà come nel film o la narrazione sarà differente?