Esteri

La guerra dei tunnel: le opzioni sul tavolo di Israele per distruggerli

Una sfida militare complessa ma decisiva per le sorti del conflitto: le imboscate, le trappole, gli ostaggi. Nelle ultime ore l’ipotesi allagamento con acqua di mare

tunnel Hamas al-Shifa

Nonostante la cessazione delle ostilità per quattro giorni e il rilascio di 50 ostaggi israeliani in cambio di 150 detenuti palestinesi, Israele è stato chiaro sul fatto che continuerà la sua guerra contro i terroristi di Hamas. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una conferenza stampa lo ha ribadito: “Continueremo finché non avremo ottenuto la vittoria completa… eliminando Hamas, liberando i nostri prigionieri e assicurandoci che dopo Hamas non vi sia alcuna minaccia per Israele”.

La “metropolitana” di Gaza

Dopo due mesi di conflitto, in cui sono perite migliaia di persone da entrambe le parti, appare evidente che nelle ultime settimane Israele ha dato priorità alla guerra urbana per liberare il nord di Gaza, che prevede l’accerchiamento di Gaza City e lo spostamento forzato dei residenti a sud della Striscia. Ma la parte fondamentale del legittimo obiettivo israeliano di “distruggere” Hamas dipenderà molto probabilmente dalla distruzione dell’intricata rete di tunnel costruita dal gruppo nel corso degli anni e questo smantellamento completo potrebbe avere/avrà un costo elevato per le Forze di Difesa israeliane (IDF), sia in termini di tempo che di personale.

Soprannominati la “metropolitana di Gaza”, i tunnel risalgono principalmente agli anni ’80, quando venivano utilizzati per il contrabbando di merci sotto la città di Rafah. Sono diventati più importanti e hanno fatto progressi in seguito all’inasprimento del blocco dei materiali che vi transitavano a cui Israele è stato costretto nel 2007.

Inizialmente i tunnel erano utilizzati per il contrabbando, al fine di aggirare il blocco e facilitare l’importazione di materiali diversi come dispositivi elettronici, materiali da costruzione, carburante e armi. Oggi questi tunnel si sono evoluti in una rete complessa con obiettivi militari principalmente offensivi.

Non per i civili

Si suppone che la rete sotterranea si estenda per più di 500 chilometri e raggiunga una profondità di 50-80 metri, secondo le fonti israeliane. I tunnel avrebbero al loro interno alloggi, magazzini di rifornimento e fornivano (ancora purtroppo forniscono) sicurezza e mobilità ai terroristi. Certamente non hanno fornito e non forniranno protezione ai civili palestinesi che non vengono ammessi al loro interno perché con la loro presenza sarebbero di ostacolo ai movimenti degli uomini di Hamas.

In sintesi, gli scudi umani servono ai terroristi di Hamas in superficie! La rete sotterranea ha svolto un ruolo significativo negli attacchi del 2014, con Israele che aveva distrutto circa 32 tunnel, una piccola frazione dei 1.300 stimati. L’IDF ha risposto a quegli attacchi con varie contromisure, tra cui un’enorme barriera di sicurezza con sistemi di rilevamento e muri sotterranei.

Nell’attuale conflitto l’ospedale Al-Shifa, il più grande del territorio costiero, è stato recentemente scoperto essere centro nodale delle infrastrutture dei tunnel dell’area, e l’IDF ha supposto l’esistenza di un centro di comando e controllo di Hamas sotto la struttura ospedaliera.

La distruzione e la sigillatura di questa rete di tunnel viene ritenuta da Tel Aviv cruciale per stabilire il controllo completo su Gaza e garantire il rilascio degli ostaggi. Proprio gli ostaggi catturati dai terroristi il 7 ottobre scorso sarebbero stati in gran numero, se non nella totalità, imprigionati in alcuni tunnel attrezzati allo scopo.

Trovare i tunnel

Finora la rete sotterranea sarebbe soprattutto servita ad Hamas per tendere imboscate alle truppe israeliane durante l’avanzata a Gaza consentendo allo stesso tempo rapidi movimenti dei terroristi e confermando che lo smantellamento completo dei tunnel comporterà notevoli rischi, perché anche solo mappare la rete di tunnel potrebbe essere difficile senza entrarvi realmente.

Raphael S. Cohen, politologo e direttore del Programma Strategia e Dottrina della RAND Corporation, ha dichiarato che Israele ha utilizzato un’ampia varietà di strumenti tecnologici per rilevare i tunnel, compresi sensori acustici e granate fumogene colorate. La gamma di tecniche spazia da quelle semplici a quelle sofisticate, con esperimenti che coinvolgono robot e piccoli droni per la ricognizione.

Ma nonostante questi sforzi, il rilevamento dei tunnel rimane una sfida militare complessa e pare che sia davvero difficile avere un quadro completo della rete. La mancanza di informazioni sulla rete dei tunnel sarebbe poi solo il primo problema per l’IDF se decidesse di impegnarsi in un combattimento sotterraneo.

L’uso dei tunnel nella storia

Il combattimento nei tunnel, e sfruttamento dei tunnel stessi, è un fenomeno militare storico, che si è ripresentato nel corso dei secoli. In tempi recenti, questo tipo di scontro ha avuto luogo in Corea, Vietnam e Afghanistan, ma è certo che tunnel siano stati utilizzati anche durante la guerra Libano-Israele del 2006 e la guerra in Siria.

Anche in Italia, nel corso della Prima Guerra Mondiale, tra il 1915 e il 1917, le rocce del monte Lagazuoi furono il teatro di aspri scontri tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. Entrambe le parti costruirono complesse reti di tunnel e gallerie scavate all’interno del Piccolo Lagazuoi e tentavano a vicenda di far saltare in aria o di seppellire le posizioni avversarie con il metodo della “guerra di mina”.

Come distruggerli

Certamente una tregua permetterebbe ai terroristi di Hamas di riorganizzare le proprie forze, raggruppare le truppe e riconsiderare il piano di difesa anche sfruttando quanto rimane della “metropolitana”. Per quanto precede, l’IDF, secondo alcune fonti, si starebbe concentrando principalmente sulla chiusura degli ingressi dei tunnel piuttosto che penetrare all’interno.

La distruzione dei tunnel richiede un approccio metodico e lento perché, da fonti israeliane, era emerso che durante gli scontri del 2014, i terroristi erano riusciti a uccidere circa settanta soldati israeliani proprio nei tunnel e, pertanto, stimare le potenziali perdite militari israeliane all’interno dei tunnel stessi oggi potrebbe essere difficile. È noto che quando si combatte un intenso scontro urbano, si tende ad avere gravi perdite da tutte le parti.

Gli esperti suggeriscono l’utilizzo di droni terrestri e droni filoguidati, o di cani specificamente addestrati (anche se facilmente soggetti all’avvelenamento). Anche la ventilazione è fondamentale e scollegarla comporta rischi di scarsa ossigenazione. I tunnel variano da strutture resistenti al cemento a strutture scavate nella roccia.

L’unità Yahalom

E comunque l’IFD ha nelle sue file un’unità ingegneristica specializzata chiamata “Yahalom”, una delle unità più grandi al mondo appositamente progettata per la guerra sotterranea, che si è concentrata sull’addestramento, sull’equipaggiamento e sullo sviluppo di strategie innovative che ne hanno migliorato le capacità contro le minacce sotterranee, oltre ad attrezzature specializzate come sensori terrestri, radar e robot telecomandati.

Questi strumenti, combinati con le tecnologie di comunicazione sotterranea e di visione notturna, fornirebbero una capacità completa per affrontare le minacce in ambienti sotterranei oscuri e complessi.

La strategia di Hamas

Dal punto di vista dei terroristi di Hamas, la situazione è diversa: essendo loro di casa all’interno dei tunnel, beneficiano della residenza continua nell’area, sfruttando con agilità e familiarità ogni dettaglio della rete. I tunnel probabilmente includono intenzionalmente ostacoli per impedirne l’accesso e anche le citate tecnologie potrebbero essere limitate. Qualora le forze israeliane decidessero di entrarvi per combattere, Hamas cercherà di tendere delle imboscate con l’obiettivo di compensare la superiorità militare di Israele.

Questi tunnel costringerebbero i soldati israeliani in spazi angusti, ben conosciuti dai terroristi di Hamas. I tunnel urbani interconnessi consentono un rapido spostamento tra le posizioni di attacco, costituendo un elemento cruciale della strategia di guerriglia di Hamas. I terroristi operano sottoterra, colpendo rapidamente e ritirandosi nei tunnel. Alcuni di essi, poi, verrebbero saturati con esplosivi, il che rappresenta una minaccia poiché potrebbero appositamente essere stati realizzati sotto le strade e gli edifici, il che riproporrebbe il problema dei civili palestinesi usati come “scudi umani”.

L’ipotesi allagamento

Nelle ultime ore si sono ipotizzate alcune tecniche di neutralizzazione dei tunnel, tra cui l’allagamento con acqua di mare. Possibile che l’IDF la attui o lo minacci solamente (possiamo solo ipotizzare), anche se potrebbero essere state previste delle chiusure stagne. L’acqua comunque danneggerebbe irreparabilmente sia la rete elettrica e di comunicazione sia quella di aereazione. Sapremo a breve!

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