Esteri

Perché il piano Uk-Rwanda per richiedenti asilo non viola alcun diritto

Il piano bocciato da una Corte d’appello Uk: legittimo trasferire i richiedenti asilo, ma Rwanda non Paese sicuro. Eppure collabora da anni con l’Unhcr

Proteste contro il piano Rwanda davanti alla Corte d'appello Uk

Più di un anno fa la Gran Bretagna ha messo a punto un piano per fermare l’emigrazione illegale dalla Francia attraverso il Canale della Manica. Una delle iniziative che dovrebbero servire da deterrente è il previsto trasferimento in un Paese terzo di almeno una parte degli emigranti illegali che una volta sbarcati chiedono asilo. La scelta è caduta sul Rwanda con cui è stato stipulato un accordo nell’aprile del 2022.

L’accordo con il Rwanda

Le richieste di asilo delle persone riallocate saranno esaminate nel Paese africano. Nell’attesa dell’esito, è previsto che siano ospitate in strutture adeguate, libere di uscirne e rientrarvi (non si tratterà quindi di campi profughi chiusi). I richiedenti che otterranno asilo riceveranno per cinque anni dal governo britannico aiuti economici e altre forme di sostegno affinché possano integrarsi nella vita economica e sociale del Paese.

Quelli le cui richieste saranno respinte potranno presentare domanda di rimanere in Rwanda ad altro titolo, oppure saranno trasferiti nei rispettivi Paesi di origine o in altri Stati in cui abbiano diritto di risiedere.

Le critiche

Fin da subito il progetto è stato contestato da decine di organizzazioni non governative e associazioni, definito “vergognosamente crudele”, condannato come contrario ai valori cristiani dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e da altre autorità religiose, bocciato da Filippo Grandi, l’Alto commissario Onu per i rifugiati, secondo cui “esternalizzare o fare gestire ad altri Paesi gli obblighi relativi all’asilo e alla protezione internazionale” equivale a eludere le responsabilità e violare la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. L’iniziativa britannica – aveva detto – può costituire un precedente catastrofico perché altri governi potrebbero seguirne l’esempio.

La Corte europea per i diritti umani, all’annuncio del trasferimento di un primo gruppo di persone nel giugno del 2022, è intervenuta a impedirne la partenza denunciando il rischio che subissero violenza una volta consegnati al governo africano. Altri ostacoli legali sono intervenuti successivamente e finora nessuno è stato ancora trasferito.

Il governo britannico tuttavia è irremovibile. Non intende rinunciare al piano neanche di fronte alla recente obiezione che la riallocazione di ogni richiedente asilo costerebbe troppo (circa 169mila sterline, mentre ospitarlo in Gran Bretagna ne costerebbe in media 106mila), perché l’obiettivo non è risparmiare – replica – ma disincentivare l’immigrazione illegale.

Alle critiche e alle accuse il primo ministro Rishi Sunak e i suoi ministri rispondono sostenendo, a ragione, che per un profugo in fuga da conflitti o persecuzione quel che conta è essere al sicuro e aiutato, non importa dove.

Cosa dice la Convenzione di Ginevra

Solo che la maggior parte delle persone che raggiungono la Gran Bretagna partendo dalle coste francesi non sono profughi, le loro richieste di asilo si rivelano infondate e vengono respinte (circa l’80 per cento di quelle esaminate nel 2022). In effetti, tutte potrebbero esserlo perché la Convenzione di Ginevra sui rifugiati vieta a chi l’ha sottoscritta di espellere o respingere “un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”.

La Francia è un Paese indiscutibilmente sicuro e ha ratificato la Convenzione. Quindi chi si trova su suolo francese ha già raggiunto la salvezza, non ha motivo di lasciare il Paese, di entrare illegalmente in un altro per cercarvi rifugio. Se ha chiesto asilo in Francia, può provare per vie legali di andare in Gran Bretagna. Se non lo ha fatto, prima di tutto dovrebbe affrettarsi a farlo.

La Convenzione di Ginevra dispone infatti che uno Stato non possa intraprendere “sanzioni penali a motivo della loro entrata o del loro soggiorno illegale contro i rifugiati che giungono direttamente da un territorio in cui la loro vita o la loro libertà erano minacciate, per quanto si presentino senza indugio alle autorità e giustifichino con motivi validi la loro entrata o il loro soggiorno irregolare”.

Tornando al piano ideato dalla Gran Bretagna, il fatto che un richiedente asilo venga trasferito in Rwanda non comporta niente di “catastrofico” se non per chi, profugo o no, è proprio in Gran Bretagna che intendeva stabilirsi e non altrove. Anche chi più ostinatamente si oppone e protesta deve inoltre ammettere che la riallocazione in un Paese sicuro seppure forzata non viola la Convenzione di Ginevra e il diritto internazionale.

Caso diplomatico

Così si è trovato un nuovo, diverso argomento per “salvare” gli emigranti illegali da quella che gli scandalizzati avversari del governo britannico chiamano “deportazione di poveri disperati”.

Il 29 giugno i giudici della Corte d’appello inglese chiamati a pronunciarsi sull’iniziativa hanno ammesso la legittimità di trasferire dei richiedenti asilo, ma, basandosi su documenti e prove addotti dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), hanno decretato che il governo ha infranto la legge per aver dichiarato il Rwanda sicuro, mentre non lo è, sia a causa della sua situazione attuale sia perché esisterebbe fondato motivo di temere che possa rimandare nei Paesi di origine i richiedenti asilo.

Il governo britannico intende presentare ricorso contro la sentenza che intanto però sta creando un caso diplomatico. Il governo del Rwanda infatti ha subito protestato per il giudizio negativo espresso dall’Unhcr, sottoscritto anche dal Commissario Onu per i diritti umani Volker Turk.

La portavoce del governo rwandese Yvonne Makolo ha replicato dicendo che del suo Paese sono state date informazioni distorte, false e incomplete. Ha ricordato che il Rwanda ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra, ospita già 140 mila rifugiati e dal 2019 collabora con l’Unhcr per l’evacuazione di emigranti in pericolo in Libia. “Il Rwanda – ha dichiarato – è uno dei Paesi più sicuri al mondo ed è sempre stato apprezzato dall’Unhcr e da altri organismi internazionali per il modo esemplare in cui tratta i rifugiati”.

In effetti, il giudizio critico dell’Unhcr è assolutamente insolito e inaspettato. Mai e poi mai l’agenzia Onu per i rifugiati e l’Alto Commissario Grandi hanno espresso giudizi negativi sul modo in cui i Paesi africani, Rwanda incluso, trattano richiedenti asilo e rifugiati. Al contrario, Grandi non perde occasione di portarli a esempio di accoglienza, poveri eppure generosi, disposti a spartire il poco che hanno, evidenziando per contro l’egoismo dei Paesi ricchi.

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