Esteri

Possibile guerra a settembre-ottobre: l’allarme del Memri già a fine agosto

“Ci stiamo preparando per una guerra totale”, stessi incontri in Libano citati anche dal WSJ. A Beirut vero e proprio consiglio di guerra con il ministro degli esteri iraniano

Hamas Memri

Alle stesse conclusioni a cui è arrivato il Wall Street Journal sul ruolo dell’Iran nell’attacco di Hamas a Israele, era giunto il presidente del Memri Yigal Carmon, che in un bollettino del 31 agosto scorso metteva in guardia sull’eventualità dello scoppio di una guerra regionale totale in Medio Oriente, ideata e pianificata dal regime iraniano:

Vi sono crescenti segnali che una guerra contro Israele potrebbe scoppiare nel settembre o nell’ottobre del 2023. Il fattore scatenante potrebbe essere una spirale di scontri violenti che provocherebbero molte vittime, o l’uso di nuove armi che provocherebbero molte vittime israeliane, e che Israele non sarà in grado di affrontare con le sue regolari misure antiterrorismo. Sebbene né HamasHezbollah siano ansiosi di avviare uno scontro totale con Israele, tale confronto potrebbe derivare da un deterioramento incontrollato sul terreno o dall’uso di armi nuove e insolitamente letali da parte di questi movimenti.

Gli incontri in Libano

Nell’articolo emerge come i preparativi per il conflitto andassero avanti da mesi. In un’intervista al canale Al-Mayadeen, l’esponente di Hamas Saleh ‘Arouri ha minacciato di intensificare il confronto con Israele fino al punto di una guerra totale: “ci stiamo preparando per una guerra totale e ne stiamo discutendo a porte chiuse con tutti le componenti della resistenza che sono collegati a questa guerra”, aggiungendo che l’asse della resistenza ha “la presenza, la motivazione e il desiderio che scoppi una guerra regionale, e ha un interesse in questo”.

Il riferimento era ad una serie di incontri tenuti in Libano tra i vertici di Hamas, Hezbollah e Jihad Islamica. Gli stessi incontri menzionati pochi giorni fa dal WSJ. In uno di questi, a Beirut, erano presenti il ministro degli esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian, il segretario generale della Jihad Islamica Al-Nakhaleh, il funzionario di Hamas Al-‘Arouri e altri alti esponenti delle due milizie protagoniste degli attacchi di sabato scorso.

Nell’incontro Abdollahian ha sottolineato come “la creazione di una war room congiunta HamasJihad Islamica sia una mossa intelligente da parte della resistenza”, ma secondo quanto emerso si sarebbe parlato soprattutto di Cisgiordania. Il ministro iraniano ha incontrato anche il segretario generale di Hezbollah, Nasrallah, il quale poi ha incontrato separatamente Al-‘Arouri e Al-Nakhaleh.

Insomma, un consiglio di guerra in piena regola, con il ministro degli esteri iraniano, a poco più di un mese dall’attacco di Hamas. Strano no? Quante volte si muove il ministro degli esteri iraniano per incontrare i vertici dei proxies di Teheran?

Guerra regionale

Il presidente del Memri fa riferimento alla volontà di scatenare una guerra ad alta intensità con Israele per imporle un alto quantitativo di vittime e impegnarla su più fronti.

Recentemente sono aumentati i rapporti sul potenziale utilizzo di nuove armi da parte di Hezbollah, Hamas e Jihad Islamica che possono causare un gran numero di vittime israeliane, come cariche esplosive extra potenti e razzi lanciati su località israeliane. In tale situazione, Israele sarà probabilmente costretto a intraprendere una risposta su larga scala, al di là delle sue misure antiterrorismo di routine, anche a costo di una guerra totale.

Dunque, sebbene non sia emerso da questi report un attacco di Hamas anche con incursioni armate nello Stato ebraico, era chiaro il disegno di imporre al governo israeliano la necessità di lanciare una risposta su larga scala, tale da imporgli costi militari, logistici ed economici consistenti. Con il fine ultimo di ampliare il conflitto fino ad una guerra regionale, tramite l’apertura del fronte nord, al confine con il Libano.

Resta da chiedersi per quale ragione questi segnali siano stati sottovalutati dai servizi israeliani. Se queste intenzioni trovassero conferme, l’intero Occidente dovrebbe immediatamente strutturare un piano di risposta adeguato e congiunto per contrastare le mire di Teheran e dei suoi proxies, e a difesa dell’esistenza stessa di Israele.

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