Esteri

Schiaffo a Biden, la Corte Suprema sblocca la legge anti-migranti del Texas

Decisione non nel merito, i giudici fermano una sospensiva: la legge texana può entrare in vigore mentre il braccio di ferro legale continua

Abbott Trump (Fox4)

Capita sempre più spesso alla Casa Bianca di “trovarsi in disaccordo” con la Corte Suprema, come ha risposto la portavoce Karine Jean-Pierre, ma sarebbe più corretto dire che è la Corte Suprema a trovarsi in disaccordo con il governo federale. Ieri la Corte ha inferto un duro colpo ai tentativi dell’amministrazione Biden di tenere aperto il confine meridionale, decidendo di consentire al Texas di applicare la nuova legge voluta dal governatore Greg Abbott che conferisce alla polizia dello stato il potere di controllare la frontiera con il Messico e di arrestare i migranti sospettati di attraversare il confine illegalmente – in un ruolo di supplenza de facto delle autorità federali.

La disputa legale

Respinto a maggioranza di 6 giudici contro 3 il ricorso d’urgenza dell’amministrazione Biden, che aveva impugnato la legge, nota come Senate Bill 4 e firmata dal governatore Abbott a dicembre, in quanto usurperebbe l’autorità esclusiva di Washington nell’applicazione della legge federale sull’immigrazione. Peccato che proprio quella legge la Casa Bianca si rifiuti di applicarla e, anzi, la stia violando. “Pazzesco che il Texas debba fare il lavoro dell’amministrazione Biden, che ha intentato un’azione legale aggressiva per fermarlo”, ha commentato Elon Musk su X: “Se qualcuno ancora non crede che l’ingresso dei clandestini sia l’obiettivo dell’amministrazione Biden, questo dovrebbe convincerlo”.

“Gli Stati Uniti portano avanti questa azione per preservare la loro autorità esclusiva ai sensi della legge federale che regola l’ingresso e l’espulsione dei non cittadini”, afferma il Dipartimento di Giustizia nella causa davanti alla Corte Suprema. “Il Texas non può gestire il proprio sistema di immigrazione”, la sua legge “interferisce con l’autorità esclusiva del governo federale… ostacola le operazioni e i procedimenti di immigrazione e interferisce con le relazioni estere”.

Il Texas risponde che la legge dello stato ricalca la legge federale e si è resa necessaria per compensare la risposta inadeguata dell’amministrazione Biden all’invasione sul confine meridionale. “Grande vittoria”, esulta l’Attorney General texano Ken Paxton: “il Texas ha sconfitto le mozioni d’urgenza dell’amministrazione Biden e dell’ACLU presso la Corte Suprema. La nostra legge sull’immigrazione è ora in vigore. Come sempre, è mio onore difendere il Texas e la sua sovranità e condurci alla vittoria in tribunale”.

Vittoria temporanea

Una vittoria per il governatore Abbott nel lungo braccio di ferro con il presidente Biden, ma temporanea. La Corte Suprema infatti non si è espressa nel merito, ma sulla sospensione della legge emessa dalla Corte d’appello del Quinto Circuito, che a febbraio ne aveva bloccato l’entrata in vigore. La Corte quindi ha deciso di consentire l’entrata in vigore, ma la disputa legale prosegue. Nella loro “concurring opinion”, i giudici Amy Coney Barrett e Brett Kavanaugh hanno espresso preoccupazione per le mosse della Corte d’appello e suggerito che potrebbe pronunciarsi diversamente nel merito.

“Prima che questa Corte intervenga, il Quinto Circuito dovrebbe essere il primo a muoversi”, ha scritto Barrett. “Per quanto ne so – ha spiegato – questa Corte non ha mai esaminato la decisione di una Corte d’appello di emettere o meno una sospensione amministrativa. Non entrerei in questa faccenda. Una volta emessa, una sospensione amministrativa dovrebbe essere un preludio di breve durata all’evento principale: una pronuncia sull’istanza di sospensione in pendenza di appello.

Il caso quindi torna al Quinto Circuito, che potrebbe bloccare nuovamente la legge, dando vita ad un’altra battaglia legale davanti alla Corte Suprema.

Il caso Eagle Pass

Il Dipartimento di Giustizia aveva chiesto alla Corte Suprema di intervenire nella disputa con il Texas sulla costruzione di una barriera di filo spinato al confine. Il Texas aveva citato in giudizio il Dipartimento di Giustizia dopo che i funzionari federali avevano tagliato e distrutto il filo spinato per portare i migranti sotto la custodia della polizia di frontiera. La Corte Suprema, a gennaio scorso, ha consentito la rimozione del filo, ma la battaglia legale continua e ha già provocato lo stallo di Eagle Pass, dove le autorità texane hanno preso il controllo di Shelby Park – un’area di passaggio chiave – rifiutando di consentire l’accesso ai funzionari federali.

In quella occasione, come avevamo spiegato su Atlantico Quotidiano, la Corte Suprema non ha ordinato al Texas di fare alcunché, limitandosi ad annullare un ordine del Quinto Circuito che, durante una causa in corso tra il governo di Austin e le autorità federali, vietava a queste ultime di tagliare il filo spinato. La Corte ha ritenuto che, per ora, i tribunali di grado inferiore non possono impedire ai federali di smantellare la barriera. Ma la Corte non aveva affatto vietato al Texas di intraprendere azioni per proteggere il proprio territorio.

Biden in difficoltà

Ora, l’entrata in vigore della legge del Texas, sebbene temporanea, potrebbe avere evidenti contraccolpi per l’amministrazione Biden, già in difficoltà a causa dell’immigrazione. La crisi dei migranti al confine meridionale è uno dei principali temi della campagna elettorale per le presidenziali di novembre prossimo.

Sia il presidente Biden che Donald Trump hanno di recente visitato il Texas. L’ex presidente, per offrire il suo appoggio al governatore Abbott, promettendo deportazioni di massa se eletto, mentre Biden esorta il Congresso ad approvare un accordo bipartisan sul finanziamento delle frontiere che includa più personale e denaro alle ong che accolgono i migranti. Il punto più controverso è però un altro: questa legge prevede che si proceda a espellere i migranti solo superata una certa soglia di ingressi annuali, aggirando la legge attualmente in vigore che prevederebbe l’espulsione di tutti gli illegali.

Biden ha solo due opzioni, entrambe perdenti in vista delle presidenziali del prossimo novembre: o si arrende ai Repubblicani e difende le frontiere, astenendosi dall’interferire con le azioni del Texas, così tradendo le aspettative del suo partito e dell’elettorato di sinistra, oppure tiene il punto, ma passando per un presidente che fa causa al popolo assediato del Texas per conto di stranieri illegali – avendo già lasciato entrare nel Paese oltre 6 milioni di loro (più della popolazione di 33 stati).

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