Politica

Punto sulle opposizioni: il Campo largo resta un esercizio retorico

Il concetto, evocato continuamente da leader e analisti politici, sembra però oscillare tra un’idea strategica e un’illusione irrealizzabile

Schlein Renzi Conte © DeSa81 tramite Canva.com

Da anni il centrosinistra italiano discute della necessità di un “campo largo”, un’alleanza capace di contrapporsi con forza all’attuale maggioranza di centrodestra. Il concetto, evocato più volte da leader e analisti politici, sembra però oscillare tra un’idea strategica e un’illusione irrealizzabile.

Ma esiste davvero il campo largo o si tratta soltanto di una costruzione retorica utile a mascherare le divisioni e a inseguire una vittoria difficile? Guardando i fatti, la risposta appare tutt’altro che scontata. Il Partito Democratico, guidato da Elly Schlein, continua a spingere per un’alleanza ampia che coinvolga il Movimento 5 Stelle, la sinistra ambientalista e, in alcune occasioni, anche le forze centriste.

I Cinque Stelle

Tuttavia, le differenze tra i protagonisti di questa ipotetica coalizione restano profonde, non solo sul piano programmatico, ma anche nelle strategie e nelle ambizioni personali dei leader.

Il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, pur avendo dismesso i toni da partito antisistema, fatica a integrarsi stabilmente in una logica di coalizione strutturata. I centristi di Carlo Calenda e Matteo Renzi, dal canto loro, rifiutano categoricamente qualsiasi avvicinamento ai pentastellati, considerandoli ancora portatori di una politica populista e inconciliabile con un progetto riformista. E non c’è da biasimarli.

La variabile centrista

Proprio il centrismo appare oggi come la variabile più imprevedibile. Con la rottura definitiva tra Renzi e Calenda, il cosiddetto “terzo polo” ha perso quell’unità che, almeno sulla carta, lo rendeva un’opzione alternativa credibile. Azione, ormai staccata da Italia Viva, cerca di posizionarsi come un partito pragmatico e autonomo, mentre Renzi sembra sempre più orientato verso un ruolo da opinion leader più che da costruttore di un nuovo progetto politico. Vediamo di recente la nascita di un nuovo soggetto politico che vede la presenza di nomi di spicco della ex Dc.

Se continueranno a rimanere isolati, i centristi saranno destinati a un ruolo marginale o a diventare l’ago della bilancia solo in alcune competizioni locali. Ma forse questo ruolo calza loro a pennello visto il leader che in un certo senso, seppure dietro le quinte, manovra la situazione.

In un sistema politico che premia le coalizioni e penalizza la frammentazione, chi si pone “né di qua né di là” corre sempre il rischio di scomparire tra le pieghe delle alleanze altrui. E la politica è l’unica a soffrirne.

Un esercizio retorico

In questo scenario, il cosiddetto “campo largo” assomiglia più a un’idea suggestiva che a un’alleanza concreta e funzionale. La politica italiana ci ha insegnato che le coalizioni non si costruiscono solo sulla necessità di arginare l’avversario, ma su un’identità condivisa e una visione comune. Che non c’è.

Finché queste basi mancheranno, il campo largo rischia di restare un esercizio retorico, utile forse a riempire le pagine dei giornali, ma poco efficace nelle urne.