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C’è un giudice a Catania, ma spaventa l’uso di un Diritto distorto per annichilire l’avversario politico

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La sinistra che processa il capo di una opposizione in fondo timida è la stessa che disinnesca ma non osa eliminare i suoi decreti sicurezza ed è la stessa passata dall’irrisione per le mascherine alla demonizzazione per chi non le indossa… Intanto, nelle scuole impazziscono, gli esercizi pubblici schiattano, le imprese si arrendono, la tenuta sociale schianta. Ma che importa? “Salvini merda”, “Trump morto”

Poi mi diranno sovranista, fascista, servo di Salvini. Ma a vedere quello che succede a Catania, Italia, in occasione del processo burlesque sull’ex ministro dell’interno c’è, per dirla con Pasolini, di che rimanere peggio che scandalizzati: c’è da rimanere spaventati. È sufficiente leggere l’ottimo Giorgio Gandola su la Verità: in una pagina di gran cronaca riassume l’odio delirante di una fazione allo sbando fin dalla pretesa, storica, di annichilire l’avversario con l’arma del Diritto. Un Diritto storto, che quanto più è storto, distorto, funziona. Ma stavolta non ha funzionato, c’è un giudice a Catania, un pubblico ministero che dice cose ovvie con la dirompenza a volte dell’ovvietà: l’imputato nel caso Gregoretti ha fatto quel che poteva e doveva fare, ha fatto il ministro, ha tenuto ferma una truce bagnarola dove comandavano gli scafisti. Il suo avvocato, Giulia Bongiorno, ha sfruttato certe finezze accorgendosi che la traduzione delle normative europee era, ad arte, travisata; mentre s’impegnava per il suo assistito, una lastra da mezzo quintale staccandosi dal tetro fatiscente Palazzaccio le spappolava una caviglia, allegoria dell’Italia che frana qualunque cosa accada.

Fuori, il Pd si dava da fare. Con le sue “guardie repubblicane”, racconta Gandola, gli utili idioti dei centri sociali che in punta di giurisprudenza scandivano le loro motivazioni: “Salvini merda”. Quattro parassiti rabbiosi, non di più. Altrettanto utili gli intellettuali di conserva, gli ex magistrati, i presunti autori che parlano di “giustizia poetica” o che, come questo incredibile Sabelli Fioretti, arrivano a spingersi oltre il cornicione dello stalinismo, “Salvini va processato e condannato qualunque cosa dica, qualsiasi cosa faccia”. Non c’è di che spaventarsi? Nel cielo di Catania svolazza un aeroplanino con uno striscione d’odio verso il leghista e siamo già al grottesco, viene in mente la pubblicità aerea di quando si era ragazzi, sopra la spiaggia ogni tanto un bimotore scaricava volantini che la gente si accapigliava ad arraffare come gli aiuti del piano Marshall: pubblicità di tappeti, di pizzerie.

Che ha fatto Salvini? Ha fatto il ministro, ha tenuto ferma una nave sospetta. Anche chi gli è succeduto, la Lamorgese, ha fatto il ministro e ha messo in opera le stesse misure, ma nella vita e nella politica contano le intenzioni, i clandestini li puoi anche segregare, sequestrare, ma se lo fai dalla parte giusta nessuno ti dirà niente. Difatti con Lamorgese nessuno fiata, da Bergoglio ai centri sociali. “Silenzio pirandelliano”, chiosa Gandola e ha ragione, tutti tacciono, anche Renzi, lo stratega vittima dei suoi garbugli.

E questo silenzio violentato dal fragore di una lastra che si spezza, si abbatte su una donna in toga, ricorda molto quello del lockdown che si prepara, silenzio di risacca dietro mascherine sgomente. Non c’è ragione, i contagi puoi pomparli, gonfiarli fin che ti pare ma restano lo 0,089 per cento della gente, 294 terapie intensive, 3.142 in ospedale con qualche sintomo. In mancanza di meglio ci si consola con Trump, “ma insomma quando muore?”. Uno spasso: ci si divertono Mentana, Carofiglio, tutto il pensiero forte della sinistra acchiappafantasmi e intanto nelle scuole impazziscono, gli esercizi pubblici schiattano, le imprese si arrendono, la tenuta sociale schianta. Ma che importa? “Salvini merda”, “Trump morto”. Questo conta, altro non c’è, la latitanza di ogni idea. Nel cielo distratto il ronzio di un aeroplanino ricama arabeschi malevoli sul leghista infame, quanto sarà costato, quanto avrà inquinato, in nome dell’ecologismo gretesco?

Dite che il commentatore divaga, che mette insieme cose che non c’entrano? Non proprio, a vederlo il filo rosso c’è e unisce situazioni apparentemente lontane: la sinistra che processa il capo di una opposizione in fondo timida è la stessa che disinnesca ma non osa eliminare i suoi decreti sicurezza ed è la stessa passata dall’irrisione per le mascherine alla demonizzazione per chi non le indossa: simbolo di sottomissione, di obbedienza cieca, di fanatismo. Di odio, perché a questo punto chi osa dissentire, chi tenta una flebile resistenza viene aggredito verbalmente e fisicamente, viene emarginato, fatto fuori dai giornali, messo all’indice. Chi si pone il problema delle ricadute su un tessuto socioeconomico devastato da una pandemia che contagia lo 0,089 per cento della popolazione viene processato in piazza e domani, chissà, in tribunale come il ministro che ha fatto il ministro ma con la colpa di essere sovranista; un sovranismo alla buona, che vuol restare in Europa, che non si oppone alle misure isteriche del governo se è vero che i governatori regionali del centrodestra sono i primi ad adottare le nuove restrizioni. Ma se lo noti, se lo scrivi basta e avanza guadagnarti la lettera scarlatta del servo di Salvini, del fascista che scrive sui giornali fascisti, anche da quelli che poi ti chiedono di intercedere per poterci entrare.

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