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Il contratto di governo giallo-verde: tutto il potere al Soviet Supremo

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Ora che abbiamo visto la post-bozza della pre-bozza del “contratto di governo” giallo-verde, possiamo dirlo: altro che “ispirazione tedesca”, il documento base del prossimo esecutivo italiano è un imparaticcio in salsa venezuelana in cui prevalgono statalismo, dirigismo e stato etico, senza che venga detta una parola su innovazione, nuovi lavori e tecnologie. A parte, beninteso, il riconoscimento della “cittadinanza digitale” e internet gratuito per tutti. Tutto il potere ai cittadini? Macché, tutto il potere al Soviet Supremo che allungherà i suoi tentacoli un po’ ovunque, con un’invasione della sfera privata e delle nostre libertà che non avrebbe pensato nemmeno il buon Palmiro Togliatti. Se non altro abbiamo una certezza: l’hanno proprio scritto loro eh…

Siete stufi di pagare le perdite di Alitalia? Bene, questi la vogliono rinazionalizzare. Vogliono creare nuove municipalizzate dell’acqua, aumentare il numero di forze dell’ordine, dei funzionari dello stato addetti all’anticorruzione e alle intercettazioni – la cui sfera va, ovviamente, ampliata – cui vanno garantiti più soldi, più strumenti, più tutto. E poi altri soldi pubblici, e tanti, per il reddito di cittadinanza. E chi paga tutto questo? Noi, come sempre. Il programma economico del governo in pectore è un treno su cui viaggiano a velocità sostenuta le spese in conto corrente e il deficit spending, con ultima fermata alla stazione default.

Ma non è solo la gestione dei conti a far paura, anche se una parlamentare pentastellata ha detto che “non ci siamo certamente messi lì con la calcolatrice” (poveri noi…). A venire insultati dal pastrocchio sono prima di tutto la politica e le istituzioni. Quando si accusa la Giunta per le elezioni definendola sprezzantemente un organo che malfunziona perché “politico”; quando si arriva a definire il presidente del Consiglio del ministri un “esecutore” o, peggio ancora, un “portavoce” dei segretari dei partiti; quando si invoca il vincolo di mandato mandando all’aria la libertà di espressione che dovrebbe essere il faro dell’attività di un parlamentare, si rivela una concezione bassa e meccanicistica del ruolo che si svolge. Per cui alla domanda “quale parlamentare voterebbe a favore della riduzione delle sue libertà e delle sue prerogative?” non resta che rispondere: questi. D’altronde, come c’è scritto sul “contratto”, il modello di funzionamento dei gruppi parlamentari a cui pensano i componenti del politburo insediatosi a Palazzo Pirelli lo scorso week-end è quello del Portogallo e della Spagna. Paesi noti per la loro tradizione costituzionalista, vero?

Se Renzi sta preparando i pop-corn, il popolo italiano farebbe meglio a preparare le provviste a medio-lungo termine. Ah, a proposito dell’ex premier. Sapete cosa vogliono fare i pentaleghisti? Ridurre i parlamentari e abolire il Cnel. Direi che per oggi basta così.

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