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Cop26 una pagliacciata senza Pechino, il più grande inquinatore del mondo

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Ho un figlio di 6 anni cui racconto il mondo come fosse un grande e affascinante romanzo. Ebbene, se raccontassi a mio figlio di 6 anni di un vertice sul clima senza Cina e Russia, mio figlio che ha 6 anni coglierebbe immediatamente un aspetto lampante: che si tratta, cioè, di una pagliacciata colossale.

In particolare, il più grande inquinatore del mondo che non si presenta nemmeno. Che non partecipa. Che non manda neanche l’ultimissimo degli emissari. Che so, almeno per fare finta, come ha fatto al G20 di Roma.

Questa è la Cop26 di Glasgow: una conferenza “circo” in cui un Occidente sempre più vittima di se stesso quasi non vede l’ora di fustigarsi, mentre si specchia da solo e da solo allo specchio si dice pure “quanto sono bravo”. “Quanto sono bravo” a punire i miei popoli, magari colpevoli di una chissà quale vecchia Lancia Y, con Biden il “green” che nel frattempo scorrazza con 85 Suv e un’auto corazzata (citazione di Daniele Capezzone).

“Quanto sono bravo” a colpevolizzarmi e soprattutto a parlarmi addosso. Forte dei miei trombettieri travestiti da giornalisti che di certe buffonate intonano pure inni.

“Quanto sono bravo”, paradossalmente, a spianare la strada proprio a Cina e Russia. Con Xi Jinping e Vladimir Putin che delle nostre debolezze ridono alla finestra e a scena aperta. Che non soltanto non credono in regole e regolette, o peggio nelle inutili cortigianerie diplomatiche, ma che addirittura percepiscono i meccanismi sovranazionali (cui noi ci inginocchiamo) come un dannato fastidio e basta. E che, aspetto ancor più rilevante, procedono spediti lungo la loro strada imperiale. Con Pechino che si è già comprata mezza Africa e che ha già in tasca i soldi contanti per comprarsene pure l’altra metà. E con Mosca che tira dritto, come fosse in un mondo a sé e assai poco spaventata da Washington che, di questi tempi, francamente non spaventa proprio nessuno.

Gli unici spaventati sembrano proprio gli americani, in generale gli occidentali, insomma. Spaventati addirittura da Greta che si erge a leader, chissà come mai, solo e soltanto contro i leader nostri. Guarda caso, solo e soltanto contro i leader nostri che non piacciono, quelli dell’odiata destra. “Dannazione!”, deve pensare, sfortuna sua oramai orfana di Trump, di cui deve avere una gran nostalgia di parlare male. Fortuna che restano i vari Johnson e Bolsonaro, mai invece una parola su Xi, guai a pestare anche soltanto una zampetta al Dragone, sia mai che qualcuno tra gli amici rossi si dovesse offendere.

La paladina pupazzo del clima che non proferisce una sillaba (che sia una!) sul più grande inquinatore del mondo. Si torna dritti al punto di partenza, dunque: una pagliacciata colossale. Mio figlio, che ha 6 anni, lo capirebbe.

Ps: buon “bla, bla, bla” ai potenti e una preghiera per i colleghi italiani: “Xi” si pronuncia “Sci”. Se non i contenuti, almeno le basi.

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