Cultura

In difesa del Medioevo/2: gli ordini monastici e “l’idea” del cristianesimo

Domenicani, Benedettini, Cistercensi e Templari. Un’epoca di pensiero, identità culturale, idealismo (nel bene e nel male) e cura maniacale dell’organizzazione

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Per capire quanto più possibilmente a fondo il Medioevo, bisogna, innanzitutto, considerare l’incredibile afflato che lo percorse tutto, come fosse un soffio, ossia il pensiero religioso dell’epoca.

Questo invisibile vento che sospinse le idee più caratterizzanti del pensiero dell’epoca è, assai più che in altre epoche, rinvenibile nelle opere di tutti i grandi personaggi medievali, i quali, comunque la pensassero su Dio, ebbero assai a cuore l’idea religiosa.

Dai monaci-soldati dell’Ordine del Tempio di Gerusalemme (i leggendari Cavalieri Templari che tutti conosciamo) ai padri della Chiesa quali, uno fra i tanti, San Domenico Guzman, il fondamento prevalente delle loro opere in terra fu quello di propugnare e difendere il cristianesimo non soltanto con le parole, ma soprattutto con le opere.

Non ci addentreremo in considerazioni prettamente teologiche, anche perché non ne avrei la capacità, ma vorrei tratteggiare alcuni aspetti del pensiero cristiano medievale, con l’auspicio che quei punti di riferimento possano aiutarci a comprendere fenomeni sociali che gli uomini d’oggi, cristiani o non, ritengono troppo lontani dalla fredda ragione della quale siamo, più o meno, tutti sostenitori quando si tratti di validare o rifiutare le guerre religiose, le missioni ed il proselitismo religioso nelle sue varie sfumature.

Domenicani e Templari

Parlando di San Domenico Guzman, nato in Spagna nel 1170 e morto a Bologna nel 1221, sappiamo che fondò l’Ordine dei frati predicatori, che ancora oggi aggiungono al loro nome la sigla “o.p.” , come “ordo predicatorum”.

Dopo aver a lungo viaggiato in Danimarca ed in Francia, esattamente nella Linguadoca, ove il Papa lo inviò con la missione di convertire gli eretici catari, pose alla base del suo ordine quello che ancora leggiamo nel cartiglio che avvolge lo stemma dei domenicani: “Laudare, Bendicere, Praedicare”.

Con San Domenico (canonizzato nel 1234) la predicazione non passa più per il tramite del vescovo, ma si rivolge direttamente al popolo, con una missione peregrinante che nasce pressappoco contemporaneamente al riconoscimento, da parte di Papa Onorio III, dell’ordine religioso dei Templari, su suggerimento del loro patrono, San Bernardo di Chiaravalle.

La difesa del cristianesimo

Notiamo alcune curiose similitudini allegoriche tra i due ordini, come la presenza della grande croce centrale (gigliata per i domenicani e patente per i templari) posta su uno scudo che certamente ha la funzione d’indicare la “necessità“ di difendere il cristianesimo con le armi, ove occorra.

Se i Domenicani venivano formati per rinnovare gli “omeliari”, ossia le raccolte di dotte citazioni teologiche sulle quali i sacerdoti potevano basare le loro prediche, i Templari, non di certo meno dotti e studiosi dei loro confratelli, avevano nella difesa armata dei cristiani (si badi bene, e ne parleremo più avanti, non soltanto in Terrasanta, ma anche in Europa) il loro primo compito.

Sappiamo anche che l’Ordine dei frati cistercensi (ai quali vennero versati parte dei beni dei Templari, una volta sciolto l’Ordine del Tempio) fu fondato, intorno al 1100, da un frate benedettino, Roberto di Molesme e che i frati lavoratori di San Benedetto (il cui motto “Ora et Labora” la dice lunga sui loro compiti) furono altrettanto importanti nel Medioevo.

Una identità culturale

I rapporti tra Domenicani, Benedettini, Cistercensi e Templari (e, sbagliando, oggi, si stenta a riconoscere questi ultimi come appartenenti ad un ordine religioso vero e proprio) non furono sempre improntati alla concordia e fratellanza e una considerevole parte degli storici dei secoli XVI e XVII sostennero (per quanto basandosi unicamente su alcuni dipinti) che lo stesso San Domenico Guzman ebbe a presiedere alcune udienze dell’Inquisizione spagnola – anche se i riscontri storici più accurati pongono i primi processi agli eretici, con la loro conseguente condanna al rogo, soltanto dopo la morte di San Domenico.

Questa occhiata di sfuggita, e me ne scuso, sui maggiori ordini monastici medievali è comunque segno di uno straordinario sforzo per creare una propria identità culturale, pur restando tra le braccia di una Santa Madre Chiesa alla quale i monaci più organizzati e potenti crearono non pochi grattacapi.

Lo sterminio dei Templari

Senza tuttavia tacere di quelli che diversi pontefici medievali crearono ai componenti degli ordini monastici, ora sostenendoli, ora deprecandoli, per giungere allo sconcio della benedizione papale al vero e proprio sterminio dei Templari del XIV secolo, torturati ed indotti con tal mezzo ad ammettere di avere rapporti sodomitici tra loro e di adorare una non ben descritta divinità, il Bafometto, comunque assimilabile a Satana.

Certo, fece ben comodo ai pontefici, quando si trattava di tenere a bada saraceni, invasori africani, nordici e balcanici, che a rischiare la testa fossero i Templari, tuttavia non si trovò disdicevole metterli al rogo quando, in buona sostanza, non servirono più ai sovrani europei ed ai papi. Ne parleremo a parte.

Idealismo medievale

Resta, quali che furono le vicende storiche specifiche dei singoli ordini monastici, l’idea. Fu proprio attraverso una profonda e sentita idea del cristianesimo che si connotarono le vicende storiche medievali.

Mi rendo conto che, secondo l’attuale orientamento di “laicità” per definizione europea pressoché concorde, l’idea del cristianesimo (sia ben chiaro: non rileva se pro o contro) fu uno straordinario collante sociale.

Come per altre cose, o si stava di qua o di là, senza troppe posizioni intermedie alle quali siamo abituati oggi. Anche sulla religione, durante il Medioevo, e come vediamo addirittura negli stemmi araldici e nei blasoni, allora assolutamente in gran auge, o era il bianco, oppure il nero.

Non a caso ho preferito utilizzare il sostantivo “idea” più che le parole “tema religioso”. L’idea è assai di più, perché i nostri antenati del Medioevo erano maledettamente idealisti, nel bene e nel male.

L’organizzazione

Quella fu, oltretutto, gente che aveva l’ossessione per l’organizzazione. Nulla di più antistorico e ridicolo vi può essere che affermare che il Medioevo fu un periodo di caos.

Vi furono, certamente, un numero impressionante di guerre, rivoluzioni, voltafaccia, cambi di parte (oddio, non tanti di più di quelli ai quali assistiamo oggi), ma davvero tutto era organizzato con cura maniacale dei particolari perché (prendiamo questa affermazione in modo asettico, mi raccomando) fosse ben chiaro chi poteva comandare e chi ubbidire.

Fu certamente un lunghissimo periodo, durato circa dieci secoli, in cui la gente aveva le idee chiare, a ragione o no, e le teste splendidamente pensanti furono talmente tante da non permetterne un’elencazione anche sommaria senza dimenticarne troppe. Nelle prossime puntate approfondiremo altri aspetti, sempre se vi piacerà.

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