Cultura

La storia viaggia in treno/3: l’incredibile Circo Barnum e la sua cittadina su rotaia

Il più celebre e maestoso circo dell’era moderna viaggiava in treno, trasportando animali, attrazioni e attrezzature nei più sperduti angoli d’America

© James G. Howes 1992 © James G. Howes 1992

Il 21 maggio 2017, lo straordinario convoglio lungo oltre un miglio (circa 1,7 km) e composto da 60 enormi carrozze speciali per le attrezzature tecniche e di scena, il personale addetto agli spettacoli e gli animali, del Ringling Bros and Barnum & Bailey Circus (da noi conosciuto, brevemente, come Circo Barnum) compì l’ultimo viaggio, dopo aver attraversato in lungo in largo gli Stati Uniti per 140 anni. Per dirla con Svetonio: Acta est fabula, plaudite! (Lo spettacolo è finito, applaudite).

Un circo leggendario

La storia di questo colosso su rotaia è parte della leggenda americana, ma ha avuto un ruolo importantissimo anche in quella del costume e dello spettacolo. Finiva esattamente quel giorno, nella cittadina americana di Uniondale, nello Stato di New York, la straordinaria avventura della creatura di Phineas Taylor ‘P. T.’ Barnum, iniziata nel 1871, ossia quella del più celebre e maestoso circo dell’era moderna, la realizzazione più convincente di uno spettacolo popolare che non ebbe rivali per oltre un secolo.

Fu proprio P.T. Barnum, il fondatore, ad aver avuto l’intuizione di mettere in scena, al di fuori dei teatri, il maestoso e curatissimo spettacolo per tutti, e lo chiamò “Great Traveling Museum, Menagerie, Caravan, and Hippodrome” (“Il grande museo, serraglio, carovana e ippodromo viaggiante di P.T. Barnum”). A quell’epoca, in America, più lungo e più legato al concetto di grandezza fosse un titolo o un’insegna commerciale, più probabilità aveva di aver successo.

Era l’America dello straordinario progresso tecnologico, dell’urbanizzazione delle vaste lande poco abitate degli Stati centrali, dei treni sempre più lunghi e potenti, ai quali affidare la quasi totalità degli scambi commerciali e del trasporto passeggeri. Sulla base delle compagnie teatrali itineranti di inizio Ottocento, trasportate su traballanti carrozze a cavalli, alle quali si deve riconoscere il merito di aver portato lo spettacolo in ogni più sperduto angolo d’America, si volle coniugare la complessità di una rappresentazione dalle proporzioni maestose, per di più trasportando così tante persone e attrezzature su carrozze ferroviarie trainate da enormi locomotive, e questa fu la prima vera impresa superata dall’impresario teatrale, imprenditore  e politico statunitense.

Se si dovesse raffigurare l’imponenza del più grande animale terrestre, l’elefante, fuori dal suo habitat naturale, due sarebbero le ambientazioni più suggestive; la traversata delle Alpi per la campagna di Annibale del 218 a.C. e la non meno stupefacente impresa di trasportarli su enormi carrozze ferroviarie, appositamente costruite da Barnum per il suo circo viaggiante. A proposito di elefanti, è significativo ricordare che il celeberrimo elefantino Dumbo, protagonista di uno dei film animati di maggior successo della Disney, prese il nome proprio dal più grande esemplare facente parte di quel circo.

Barnum capitano d’industria

Barnum, che oltre ad essere un uomo di spettacolo, e ci teneva moltissimo a ricordarlo, fu anche un accorto capitano d’industria, pensò bene di risolvere il problema della concorrenza, nata dalla tentazione di altri proprietari di circhi di emulare i suoi successi, facendo la cosa più conveniente ed efficace: li acquistò e l’incorporò alla propria azienda. Suggestivo, sul punto, ricordare che, negli Stati Uniti, la sigla “Inc.”, ossia “incorporated” caratterizza le forme societarie simili alle nostre Spa, nelle quali è ben delineata l’autonomia patrimoniale del capitale societario rispetto a quelli dei suoi soci.

Barnum intese ambiziosamente diventare l’azienda di spettacoli più grande ed economicamente rilevante d’America, e, fin da quando assorbì il più piccoli circhi come il Circo Bailey e, infine quello dei fratelli Ringling, ebbe una visione decisamente evolutiva di quell’attività commerciale, che nel 1967 era valutata ben 8 milioni di dollari.

Sopravvissuto a due guerre mondiali, durante le quali ebbe un ruolo ausiliario di tutto rispetto per, come si soleva dire, “tenere alto il morale delle truppe”, affiancando in quel ruolo famose orchestre come quella di Glenn Miller, ebbe sempre la capacità di seguire i gusti del pubblico, via via fattisi più raffinati ed esigenti.

Fenomeni da circo

Per la verità, vi fu, ma soprattutto v’è oggi, chi criticò l’esposizione ai fini dello spettacolo  dei cosiddetti “fenomeni da circo”, spesse volte persone affette da deformazioni e anomalie genetiche di rilievo, che oggi sarebbero non soltanto comportamenti disdicevoli, ma persino reati veri e propri. Ma era l’intera epoca, quella, di una particolare apparentemente poca sensibilità per certe categorie di persone come quelle affette da nanismo, che, grazie al circo, poterono, comunque trovare una buona e solida occupazione ed una condizione sociale tutt’altro che disagiata, laddove, a causa dei propri limiti fisici, non avrebbero trovato facilmente altro da fare e magari altra occasione di formare e mantenere una famiglia.

I circhi e gli zoo vanno ormai sempre più diminuendo, ma non si deve dimenticare che per quasi tutti noi non più giovani cittadini occidentali, le prime, se non uniche, occasioni per vedere da vicino leoni, elefanti e tigri furono proprio al circo o allo zoo e ciò ha avuto la sua brava utilità, per non parlare del malinconico e felice ricordo della gioia dei bimbi per lo spettacolo del circo, guarda caso, uno dei pochi che non si dimenticheranno nella vita.

È, come noto, assai controverso, l’utilizzo degli animali selvatici al circo e, certamente, ognuno di noi è libero di avere una sua opinione in materia. Indubbiamente, anche il Circo Barnum soffrì di ingenti perdite economiche, proprio dovute all’utilizzo degli animali. Tuttavia, mi si premetterà la crudezza, sono i mancati ricavi economici a pesare maggiormente, rispetto alla perdita di consensi nei salotti dei benpensanti, soprattutto quando si tratti di pagare centinaia e centinaia di stipendi. Molte migliaia di lavoratori, oltre al non trascurabile indotto, trovarono una buonissima occupazione su quel treno dalle sue sgargianti e gigantesche carrozze rosse per intere generazioni.

Una cittadina su rotaia

Il “Grande museo, serraglio, carovana e ippodromo viaggiante di P.T. Barnum”, era una vera e propria cittadina su rotaia. Il lunghissimo convoglio era frutto di una geniale soluzione logistica, di derivazione navale, concepito all’insegna dell’autonomia: v’erano dalla carrozza ospedale a quelle dedicate alla preparazione dei cibi, alla tipografia per stampare enormi quantità di grandi manifesti colorati; la sua autosufficienza tecnica lo rese ancor più celebre.

Arrivati alla stazione ferroviaria del luogo ove avrebbero dovuto esibirsi i suoi artisti, bastava avere a disposizione un grande piazzale, nel quale, entro poche ora di lavoro estremamente coordinato ed ben attrezzato, sarebbe nato dal nulla il gigantesco spettacolo del Barnum.

Vero punto di riferimento per il settore, oltre che paradigma dell’intero mondo dello spettacolo, il Circo Barnum ha rappresentato una delle più complesse e geniali applicazioni, possiamo dire “atipiche”, del treno, una realtà che, nonostante innumerevoli tentativi d’imitazione, come direbbe la redazione del nostro più celebre settimanale d’enigmistica, non ebbe uguali.

Il tramonto

Si dovette arrendere soltanto nel terzo millennio, principalmente per i costi ormai proibitivi ed un numero di spettatori sempre minore e sempre più distratto da altre forme di spettacolo. Ancora una volta, anche in questa storia, ci siamo imbattuti in una parabola, raggiunto il culmine della quale, inizia una più o meno ripida ma sempre inesorabile discesa.

A questo punto, gli interrogativi sono molti e spaziano dalla diminuita coesione sociale tra i circensi, sempre più frequentemente residenti al di fuori della struttura del circo, ossia lavoratori dello spettacolo che preferiscono andare a lavorare al circo ogni giorno piuttosto che vivere al circo, così come, certamente, il movimento animalista ed una diversa attuale sensibilità diffusa riguardo agli animali in gabbia, hanno avuto un ruolo determinante nell’attuale incontestabile tramonto del circo in generale.

Sommessamente, aggiungerei un altro elemento che sta facendo chiudere tanti circhi dalle gloriose tradizioni: non sarà mica che per vedere tanti pagliacci ed assistere a vere e proprie pagliacciate non sia più necessario pagare il biglietto?

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