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Da Madrid schiaffo all’Europa della paura e un messaggio liberale al centrodestra

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L’Europa paralizzata dal virus ha un cuore pulsante che batte a Madrid. Dal sud del continente parte il risveglio dei cittadini delusi, stanchi delle chiusure a tutti i costi e desiderosi di tornare alla normalità. La schiacciante vittoria di Ines Diaz Ayuso (Partito Popolare), confermata presidente della municipalità di Madrid, ne è il segnale più evidente. Gli elettori hanno premiato l’intraprendenza della giovane presidente uscente, che qualche tempo fa aveva sfidato tutti, riaprendo “tutto ciò che fosse nelle condizioni di essere riaperto” nella capitale spagnola: negozi, bar, ristoranti, fino all’organizzazione della prima corrida dall’inizio della pandemia. Un’iniziativa che le è costata le critiche della stampa di sinistra, da cui era stata raffigurata come una pazza incosciente. L’eco della scommessa madrilena era giunta fino alle nostre parti e giornaloni come Il Fatto Quotidiano o L’Espresso ne avevano parlato con la supponenza di sempre, scrivendo delle aperture volute dalla Ayuso come di un pericoloso “torto al governo spagnolo”. Come se provare a restituire le libertà individuali ai cittadini fosse solo una questione di polemica politica.

Il tempo, però, sta dando ragione alla giovane “governatrice” di Madrid: i contagi nella municipalità restano in linea con la media nazionale ed europea, mentre il numero dei morti sembra addirittura calare, nonostante la “deregulation” della Ayuso sia iniziata da tempo.

Ma il vero torto fatto dalla leader del centrodestra madrileno all’esecutivo socialista di Pedro Sanchez non è stato quello di riaprire la città, quanto quello di umiliare la sinistra nelle elezioni di lunedì.

La vittoria di portata storica della destra spagnola è frutto di un interessante mix da analizzare. Raddoppiare i consensi rispetto alle ultime elezioni madrilene è stato possibile attraverso una indovinata strategia messa in atto dalla presidente uscente. La Ayuso, infatti, si è presentata come la paladina della “Libertad” (questo lo slogan scelto per la campagna), contro lo statalismo, il comunismo e le chiusure a tutti i costi portate avanti dalla sinistra nazionale. Una scelta che le ha permesso di raccogliere grandi consensi tra gli imprenditori, i commercianti, il mondo produttivo e anche tra i giovani.

La difesa delle libertà individuali ha inoltre consentito alla candidata popolare di allargare il tradizionale bacino elettorale del PP, riconquistando praticamente tutti i consensi del mondo liberaldemocratico che era rappresentanto da Ciudadanos (praticamente spazzato via). Ma l’essere una delle anime più a destra del Partito Popolare le ha permesso – al tempo stesso – di creare grande sinergia con un’altra delle protagoniste di questa campagna elettorale, Rocio Monasterio, candidata presidente di Vox. Le due donne hanno condotto una battaglia senza sosta contro il “sanchismo”, contro il comunismo e contro Iglesias, con l’obiettivo (centrato) di infliggere una grande sconfitta alla sinistra e dare l’avviso di sfratto al Governo nazionale.

A Madrid, Ayuso e Monasterio sono pronte a sottoscrivere un’alleanza per amministrare assieme la municipalità. Due donne di destra guideranno insieme la più importante regione della Spagna, con buona pace delle femministe europee.

Le elezioni madrilene non restano però solo un fatto di costume: la ricetta vincente dei popolari, che nella battaglia anti-statalista hanno rinsaldato un’ampia alleanza tra liberali, moderati e conservatori, è un messaggio per tutta la politica europea.

Mentre politici, influencer e giornaloni vicini a certa sinistra continuano a dirci che chiedere riaperture in sicurezza e opporsi al coprifuoco sia l’avamposto per una “deriva fascista”, una metropoli progredita e plurale come Madrid sposa convintamente la causa della “libertad”, dando uno schiaffo non indifferente alla sinistra internazionale.

Infine, sarebbe opportuno che anche a destra si guardasse con attenzione al modello madrileno, specie dalle nostre parti: difendere le libertà individuali, coniugando salute pubblica e interesse economico, non può che essere la battaglia di questa metà campo. Ma per farlo in maniera credibile e vincente, occorre una politica rassicurante e determinata, che possa pienamente unire la battaglia per gli interessi della nazione ai valori della cultura liberale.

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