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Discriminare è sbagliato, tranne se sei “maschio, bianco ed etero”: il caso Crepaldi e l’ipocrisia dei movimenti per i diritti

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Il linciaggio mediatico subito da Crepaldi è emblematico di un sommovimento all’interno della grande famiglia dei movimenti per i diritti civili, i quali sempre più sembrano polarizzarsi su posizioni estremiste, radicali, se non proprio “terroriste”. La destrutturazione della società occidentale sembra ormai essere l’obiettivo finale di questi movimenti, andando ad eliminare quegli elementi che considerano nocivi: l’etnia bianca, il genere maschile, l’essere etero

Quando ci si addentra nei discorsi riguardanti le discriminazioni, è sempre difficile uscirne senza le ossa rotte: sono infatti altissime le probabilità di innescare un putiferio, causa i radicalismi intrinsechi che si generano all’interno delle battaglie per i diritti civili. Lo vediamo oggi con le rivolte del movimento Black Lives Matter il quale, pur magari considerando nobili le motivazioni iniziali, ad oggi si è trasformato in un vero è proprio incubo iconoclasta, anarchico e razzista: oltre a colpire la popolazione civile (distruggendo negozi o, come nel caso della zona autonoma di Capitol Hill a Seattle, provocando sparatorie e vittime) cerca in tutti i modi di cancellare la storia, la cultura e le radici della civiltà occidentale, distruggendo statue (in pieno stile Isis/Talebani) e lanciando provocazioni inaudite contro la società e l’etnia bianca (l’abolizione della polizia, idea inconcepibile come dimostrato dall’anarchia generatasi a Seattle; o la richiesta di Shaun King, attivista di punta di BLM, di abbattere le statue di Cristo perché raffigurato bianco). Un elemento, quello della white guilt (la colpa di essere bianco) che è ridondante in numerose campagne per i diritti civili: anche quella del femminismo. È il caso tutto nostrano che ha riguardato Marco Crepaldi. 

Chi è Marco? Specializzato in psicologia sociale, è fondatore di Hikikomori Italia, prima associazione italiana che si occupa del fenomeno degli hikikomori, termine giapponese che definisce gli individui che scelgono di ritirarsi dalla vita sociale, rinchiudendosi letteralmente in casa o nella propria stanza. Ad oggi anche in Europa e Stati Uniti ci sono individui del genere, soprattutto giovani, che evitano qualsiasi contatto con il mondo esterno se non tramite, solitamente, pc. Oltre a questo, è anche un divulgatore scientifico che, tramite il proprio canale Youtube, esamina molti temi di psicologia sociale tra cui, in particolare, quelli legati ai problemi sociali del genere maschile. Essendo uno dei pochi sul web che tratta questa prospettiva singolare riguardante il gender, si è trovato spesso al confronto con le varie frange del movimento femminista italiano, con risultati solitamente non molto incoraggianti.

Nonostante la sua critica ad alcuni radicalismi presenti nel variegato movimento femminista sia sempre corredata da studi scientifici, analisi statistiche, nonché esposta con toni moderati ed equilibrati, aprendosi ad un confronto costruttivo con chi non la pensa come lui, negli ultimi mesi Crepaldi ha subito numerosi attacchi da queste pseudo-femministe. Ad inizio giugno, tuttavia, un suo sfogo su Instagram ha generato un pandemonio. Dopo aver infatti esaminato alcune considerazioni riguardanti l’omicidio di George Floyd, strumentalizzato da tanti per attaccare il “maschio, bianco ed etero” (figura che, secondo questi radicalizzati, è causa di tutti i mali) Crepaldi ha affermato nel suo sfogo che, ad oggi, avrebbe preferito nascere femmina piuttosto che maschio. Non l’avesse mai detto. In pochissime ore, decine di attacchi e insulti hanno colpito Crepaldi, aggredendo non l’idea ma la persona: è infatti il suo essere maschio, etero e bianco, a renderlo inadatto a qualsiasi considerazione riguardante diritti umani, parità di genere etc. Se sei bianco e maschio, e magari anche etero, sei un privilegiato, quindi non puoi parlare. Frasi come “ha ragione, infatti neanche io vorrei nascere maschio, immaginate nascere facendo schifo”, “stai zitto che sei solo un uomo bianco”, “torna nell’angolino uomo bianco etero e occhio alla testa quando arriva la rivoluzione”, “ok maschio bianco etero privilegiato, ora piangi un po’ più forte dai”, “quello che stai solo iniziando a provare è quello che sentiamo noi donne da quando siamo messe al mondo. Va*******o uomo”, “da oggi è legale sparare agli etero”, “ringrazia che vogliamo la parità e non vendicarci”, “della serie: che non si stupisca quando gli daremo fuoco alla casa”, sono solo alcune delle “considerazioni” espresse da queste pseudo-femministe, rendendo il nome di Marco Crepaldi uno degli hashtag di tendenza su Twitter per alcuni giorni. Immancabile poi la giustificazione della filosofia “men are trash” (slogan utilizzato per sparare a zero sul genere maschile): è colpa degli uomini tutti se alcune donne la pensano così, perché è responsabilità dell’intero genere maschile se qualche uomo compie dei reati contro le donne.

Tralasciando l’affermazione di Crepaldi, che può essere accettata o meno, ciò che infastidisce è la totale ignoranza di queste persone sul lavoro di Crepaldi e la sua professionalità: pur non essendo personalmente d’accordo su tutto ciò che ha detto attraverso il suo canale Youtube, in nessun suo video ha mai attaccato il movimento femminista in generale, tanto meno ha cercato di minimizzare le problematiche femminili, esistenti e di rilievo. La sua infatti, diversamente da quella di molte campagne “femministe”, non era una divulgazione mirata a generare una guerra tra sessi, bensì un desiderio di fare luce su alcuni temi che vengono totalmente ignorati dai media: le diseguaglianze in sede di divorzio, l’affidamento dei figli, le pressioni economiche sugli uomini nella società odierna, gli esistenti casi di violenza contro gli uomini, il bodyshaming tra gli adolescenti e così via. Crepaldi invece è stato totalmente travisato da queste pseudo-femministe (o nazi-femministe, secondo alcuni commentatori), che lo hanno dipinto come il leader dei misogini, tanto da costringerlo, dopo la campagna squadrista adottata su Twitter, a decidere di prendersi una pausa. E purtroppo, la parte “moderata” del femminismo italiano non lo ha supportato, anzi: una nota vlogger che si erge a guru del femminismo italiano, ha sfruttato il momento di debolezza di Crepaldi per inviargli una diffida da parte di un avvocato, con minaccia di querela, a causa di un video in cui Crepaldi la criticava (sempre con il suo stile equilibrato, educato e aperto).

Il linciaggio mediatico subito da Crepaldi è emblematico di un sommovimento all’interno della grande famiglia dei movimenti per i diritti civili, i quali sempre più sembrano polarizzarsi su posizioni estremiste, radicali, se non proprio “terroriste”. La destrutturazione della società occidentale sembra ormai essere l’obiettivo finale di questi movimenti, andando ad eliminare quegli elementi che considerano nocivi: l’etnia bianca, il genere maschile, l’essere etero. Nella loro narrazione, chi rientra in queste etichette è il cattivo della storia (Debora Attanasio, attivista femminista, ha adirittura sottolineato in un suo tweet la maggiore umanità dei terroristi di al Shabaab nei confronti delle donne rispetto ai “fascioleghisti” italiani: tanto per rendere l’idea). Lo scopo non è più la parità dei diritti e delle dignità, bensì sovvertire l’ordine (il “patriarcato bianco”) per crearne uno nuovo. Difendere e promuovere alcuni diritti, calpestandone altri. Combattere il razzismo con altro razzismo, o il sessismo con altro sessismo.

Come affermato dal filosofo francese Alain Finkielkraut, questo antirazzismo è “il comunismo del ventunesimo secolo”. Se un tempo i borghesi, per il senso di colpa provocato dai “privilegi” che avevano, sposavano la causa operaia, oggi la sinistra radicale vede nell’essere bianco una colpa da espiare. Una vera e propria ideologia che mette sul banco degli imputati la civiltà occidentale. Il “maschio bianco etero” è infatti l’autore dei peggiori mali sulla terra: colonialismo, schiavismo, sessismo, omofobia. Un peccato originale che ricade su tutte le generazioni future. In questa visione del mondo, non viene considerato lo schiavismo non occidentale, il razzismo e lo sterminio di comunità cristiane in Africa e Medio Oriente, le leggi omofobe in numerosi paesi del mondo non occidentali, l’antisemitismo arabo etc. Tutto questo non importa, perché è tipico del doppiopesismo della sinistra radicale e dei movimenti affini: non esistono defezioni nei propri ideali, sono gli altri quelli sbagliati.

È così quindi che si è partiti con il deturpamento e imbrattamento di statue e monumenti (a quando l’abbattimento del Colosseo, simbolo della civiltà schiavista romana?) e con la censura di opere (l’eliminazione di “Via col Vento” da una piattaforma streaming), passando per il boicottaggio di prodotti (la Johnson & Johnson è stata costretta a ritirare alcuni prodotti utilizzati per lo sbiancamento della pelle contro nei e punti neri, perché tutto ciò che favorisce il bianco è sbagliato). Non mi sorprenderebbe una proposta per l’abolizione degli scacchi o dei pedoni bianchi.

Ci stiamo ormai avviando ad una deriva culturale, dove chiunque non la pensi secondo questa concezione progressista del mondo, che di progressista non ha nulla, è un nemico da abbattere, eliminare. Un mostro che sta lentamente divorando la civiltà occidentale per creare un ibrido di non si sa bene cosa, ma che di sicuro non porterà a nulla di buono. Sarà quindi compito della cosiddetta “maggioranza silenziosa” schierarsi e contrastare questa deriva, evitando un’ulteriore radicalizzazione, tenendo bensì saldi i propri ideali di uguaglianza, libertà e stato di diritto.

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