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Ecco cosa sta davvero accadendo in America: gli ultimi giorni di Jake Gardner

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La notte del 31 maggio scorso, Jake Gardner, 38 anni, ex Marine e veterano disabile dell’Iraq, è al lavoro nel suo bar The Hive, di Omaha, Nebraska, quando vede suo padre spintonato da un gruppo di manifestanti al di fuori del locale. Sembra che il gruppo stesse lanciando sassi e rompendo vetrate, e che l’anziano li avesse ripresi.

Gardner esce dal locale e confronta il gruppo, che diventa aggressivo. Li avverte che è armato e che vuole solo essere lasciato in pace. Le minacce continuano. Gardner gli mostra la pistola che tiene nella cintura e avverte ancora di lasciarlo in pace, mentre indietreggia. Due manifestanti gli saltano addosso facendolo cadere per terra. Gardner estrae la pistola e spara due colpi di avvertimento. I due uomini fuggono.

A questo punto, mentre Gardner è ancora a terra, James Scurlock, 22 anni, gli salta addosso alle spalle passandogli un gomito intorno alla gola. Passano alcuni secondi, Gardner non riesce a liberarsi. Punta la pistola alle sue spalle e spara colpendo Scurlock alla clavicola, uccidendolo. Scurlock aveva precedenti per rapina, violazione di domicilio, possesso illegale di arma da fuoco e aggressione. All’autopsia risulterà positivo a cocaina e metanfetamina.

Subito voci iniziano a circolare sui social media che un “white supremacist” ha ucciso un ragazzo di colore. Poche ore dopo la polizia di Omaha conferma che Gardner è sotto custodia. Iniziano le indagini tra le proteste degli attivisti.

Gardner viene istantaneamente accusato di essere un “noto suprematista bianco”, e si inizia a scavare nel suo social media footprint.

Gardner è un sostenitore di Trump, nel 2016 partecipò alla sua inaugurazione presidenziale. Esiste un video in cui viene intervistato a Washington DC, esprimendo sia il suo supporto al presidente, sia per il diritto a manifestare delle donne della Woman’s March.

Il suo bar, The Hive, ha spesso ospitato eventi del locale Partito Repubblicano. Una volta, in un post su Facebook si è lamentato che i clienti transgender pre-op usassero il bagno delle donne, invece di quello unisex. “Non credo sia chiedere molto”, aveva detto. Gira voce che il suo porto d’armi fosse scaduto, cosa che non trova conferma, ma viene considerato dagli attivisti online una prova di “white privilege”. I membri della rock band 311, sul cui tema The Hive è modellato, condannano pubblicamente Gardner su Instagram.

Alla conclusione delle indagini, il procuratore distrettuale Don Kleine conclude che Gardner ha agito per legittima difesa. Gli attivisti esplodono su internet, minacciando rivolte e ritorsioni. Black Lives Matter mette sotto assedio l’abitazione del procuratore e fa pressioni sul sindaco e sul governatore perché l’indagine venga riaperta.

Il proprietario dell’edificio in cui è situato The Hive sfratta Gardner dopo ripetuti appelli online a dargli fuoco da parte degli attivisti. Gardner viene sfrattato anche dal suo appartamento. L’indirizzo di casa dei suoi genitori viene reso pubblico, così come pure quello degli amici che gli mostrano solidarietà e delle loro famiglie.

Alla fine, il procuratore Kleine cede. Dichiara che “in questa rara circostanza” accetterà una “revisione esterna”. Il giudice assegna il caso ad un procuratore speciale, Frederick Franklin, membro di una associazione legale di soli afroamericani.

Rivisto il caso, Franklin accusa Gardner di omicidio preterintenzionale, tentato assalto, uso di un’arma da fuoco a scopo criminale, e terrorismo.

L’accusa verte su un post lasciato da Gardner su un social media: “Just when you think ‘what else could 2020 throw at me?’ Then you have to pull 48 hours of military style firewatch”. Firewatch è un termine militare che significa essere in servizio. Franklin interpreta il post come una forma di vigilantismo. E sul fatto che Gardner abbia intimato agli assalitori di suo padre di lasciarli in pace facendo presente di essere armato. Cosa che Franklin interpreta come una minaccia.

Il Grand Jury conferma le accuse. Gli amici di Gardner fanno partire diverse sottoscrizioni per la sua difesa legale su GoFundMe e altre piattaforme. Tutte vengono chiuse in seguito alle proteste degli attivisti. La sottoscrizione su GoFundMe per la famiglia di Scurlock raccoglie circa 65 mila dollari.

Lunedì 21 settembre, il giorno prima di doversi consegnare alla legge per subire il processo, solo, senza casa, senza lavoro, senza denaro per la cauzione o per una difesa legale, Jake Gardner si uccide con un colpo di pistola.

Online alcuni degli attivisti che avevano condotto la campagna contro Gardner celebrano la sua morte. Altri si rammaricano di come abbia trovato il modo per sfuggire alla giustizia.

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