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Altro che realismo, su Hezbollah omertà che non fa bene a nessuno e non aiuta la pace

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Ha ragione il sottosegretario per gli affari esteri Manlio Di Stefano. La “geopolitica è materia complessa” e, proprio per questo, lui non dovrebbe occuparsene. Già, perché sono proprio quelli come Di Stefano, che corrono a scrivere post quando Salvini chiama Hezbollah per quello che è – un gruppo terrorista islamico – che non provano a descrivere la complessità geopolitica, quando il silenzio regna su alcune crisi internazionali. 

In tutti questi mesi, infatti, il sottosegretario Di Stefano – e praticamente tutta la Farnesina – ha completamente taciuto davanti alle violazioni da parte di Hezbollah di quelle risoluzioni Onu, tanto care al perbenismo grillino e non solo.

Hanno taciuto sulle violazioni della risoluzione Onu 1559 del 2004, quella che impone a tutti i gruppi armati libanesi, Hezbollah compreso, di deporre le armi. In questi anni Hezbollah non solo non ha deposto le armi, ma ha aumentato il suo arsenale missilistico. Hanno taciuto davanti alle violazioni della risoluzione Onu 1701 del 2006, quella che vieta la presenza di miliziani di Hezbollah tra la Linea Blu e il fiume Litani. Come dimostrato da Israele con i tunnel scoperti in questi giorni, Hezbollah non solo mantiene una presenza in quella fascia teoricamente controllata da Unifil 2, ma usa le aree civili per costruire tunnel e trasportare illegalmente uomini e armi dentro il territorio israeliano. 

Quella che propone il sottosegretario Di Stefano, quindi, non è realpolitik. Se così fosse, prenderebbe certamente in esame anche i rischi di reazione da parte di Hezbollah, ma non si potrebbe permettere di stare nel mezzo, perché il primo a pagare il prezzo di questa “imparzialità’” non è Israele – capace di auto difendersi – ma il governo centrale libanese, al cui esercito è impedito di esercitare il controllo militare su tutto il territorio statale (come si addice ad uno Stato che pretende di esser chiamato come tale). 

No, quella che propone il sottosegretario Di Stefano non è realpolitik, ma omertà. La stessa che, in tutti questi anni, ha fatto chiudere gli occhi non solo davanti ai crimini di Hezbollah, ma soprattutto davanti a quelli del regime iraniano, padrino di Hezbollah, in grado di ordinare a Nasrallah di attaccare dove preferisce, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza del Libano. 

Ha ragione Di Stefano. La geopolitica è materia complessa e speriamo che, presto, siano altri al suo posto ad occuparsene.

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