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I grilli per la testa del premier che voleva “reinventare l’Italia”, nientemeno!

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Chissà perché, ogni volta che sento parlare di “Sistema Italia”, mi corre un brivido lungo la schiena. Come tutti gli altri zerbinotti che credevano fosse sufficiente la Repubblica per rappresentarci tutti, ogni nuova struttura statale, perlopiù mai passata per le Camere, mi desta non poche perplessità. Leggo sabato mattina, su una delle principali agenzie di stampa, che il premier Conte ha detto: “Ora è necessario coraggio, è il momento di reinventare l’Italia. L’ho detto in più occasioni: non vogliamo ripristinare la normalità, siamo più ambiziosi”. Oddio, che egli sia un ambizioso lo abbiamo capito tutti, ma che bisogni addirittura reinventare una nazione unanimemente definita, per secoli, la culla della civiltà, e che non siano i governanti ad adeguarsi al Paese ma il contrario, un po’ spaventa, diciamolo francamente. In cosa consista, poi, e di preciso, questo tanto sbandierato “Sistema Italia” non lo abbiamo ancora capito.

Se dovessimo interpretare con criteri esegetici tale vulgata, si direbbe che il termine indichi la squadra (che più che una squadra sembra una Divisione) di quelli chiamati in fretta e furia alla manovra delle supreme leve dello Stato, ossia quei co-optati dei quali sappiamo pochissimo, con precedenti competenze professionali pressoché ignote, che oggi formano la “squadra di Governo”. Anche su quest’ultimo termine, proferito spesso dai suoi stessi esponenti, ci sarebbe da interrogarsi, quantomeno per capire se in qualche piega della nostra Costituzione sia stata prevista tale struttura. Non mi risulta, ma magari mi sbaglio. Non si tratta di fare le pulci alla straordinaria varietà di neologismi istituzionali che ogni giorno ci vengono distribuiti a piene mani, ma di qualcosa assai più preoccupante. Non sarà mica che si sentano novelli conti di Cavour desiderosi di fare gli italiani, dopo aver fatto l’Italia? Perché, se così fosse, si dovrebbe ricordare loro che nel 1861 l’Italia intesa come una Nazione unica ed invisibile era una novità, ed il risultato delle sanguinose vicende risorgimentali, e che siamo nel 2020. Che gli attuali decisori siano tanto ansiosi di rifare gli italiani appare, francamente, troppo e, comunque, del tutto ingiustificato. Se fossi malizioso, potrei pensare che tali proclami siano mutuati dal gergo calcistico dei tifosi che vorrebbero rifare l’intera squadra che non riesca a vincere sostituendo tutti, dal portiere al centravanti. Rimanendo al calcio, dovremmo però aggiungere che certe squadre hanno dimostrato di saper risalire in classifica dopo aver cambiato allenatore e, talvolta, anche tutto lo staff dirigente. Voglio essere chiaro: mai dubitato di avere a che fare con dei galantuomini, per quanto molto ambiziosi e con una spiccata tendenza al culto personale, ma tutti profondamente convinti di riuscire (e persino in quattro e quattr’otto) a riparare le magagne italiane, molte delle quali già esistenti prima di questo Governo. Ma qualche eccezione di metodo è lecita e non trova ancora giustificazioni convincenti nella scelta dei mezzi adottati.

Questo un po’ oscuro “Sistema Italia” assomiglia a qualcosa sorto ai margini della nostra struttura istituzionale, a metà tra la rigida norma (che se non fosse rigida non sarebbe norma) ed il desiderio di una coesione sociale imposta che non convince. Ogni volta che ci venga imposto di stare tutti nella stessa barca e di remare tutti nella stessa direzione, si potrebbe rispondere: “Abbiamo forse scelto noi (col voto) di stare proprio su questa barca?” e persino: “In quale direzione? Chi ha scelto questa rotta e su quali carte nautiche è stata tracciata?”. D’accordo; so già che moltissimi, queste domande non se le pongono. Beati loro che, evidentemente, ripongono tanta fiducia nel “Sistema Italia” di cui certamente avranno compreso il significato, che a me sfugge. Per realizzarlo, ogni mezzo sarà lecito? Peccato che Machiavelli non abbia mai detto che “il fine giustifica i mezzi” perché ci starebbe bene. Ma se anche non si potesse discutere sui mezzi, resterebbe la questione del fine da perseguire, che appare confuso, contraddittorio e, pure quello, scarsamente illustrato nella necessaria dovizia di particolari in Parlamento. “Sistema Italia” batte Parlamento due a zero. E la partita non è ancora finita.

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