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Ieri Berlusconi, oggi Salvini. La sinistra non ha imparato nulla: la demonizzazione non paga

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Grazie alle tecniche d’opposizione della sinistra Salvini sta diventando un nuovo Berlusconi. Potrebbe sembrare un’affermazione paradossale ma non lo è, se si osservano i recenti sviluppi della politica italiana. Pare proprio che il ventennio berlusconiano non abbia insegnato nulla al Pd che continua a commettere gli stessi errori, ignorando che la delegittimazione sistematica dell’avversario produce effetti contrari a quelli desiderati. La demonizzazione del nemico non solo lo rafforza, ma compatta anche i suoi sostenitori. Valeva per Berlusconi e vale oggi per Salvini.

Basti pensare alla costante rievocazione del fascismo che continua a permeare le analisi della sinistra intellettuale. Dal Cavaliere nero si è passati ad un nuovo Mussolini leghista. Il fascismo, come una sorta di eterno ritorno dell’uguale (e non come fenomeno storico…), si è incarnato in Matteo Salvini, dopo aver abbandonato Silvio Berlusconi. Il richiamo totalmente infondato ad un tragico periodo della storia italiana sta contribuendo ad allargare il fossato tra gli elettori e la sinistra. E sta compattando i simpatizzanti di Salvini.

Nelle invettive di tanti editorialisti non manca poi la taccia di ignoranza, compagna inseparabile del fascismo. Ovviamente diffusa in tutto il popolo che non è di sinistra. Come gli elettori di Berlusconi erano ignoranti perché teleguidati dai canali Mediaset, oggi quelli di Salvini sono degli analfabeti funzionali controllati dai social. Poco importa se il leader di Forza Italia seppe interpretare brillantemente i bisogni dell’Italia che usciva dalle convulsioni della Prima Repubblica. L’elettore berlusconiano veniva costantemente rappresentato come un borghese privo di moralità che seguiva la politica solo per curare i propri interessi. Secondo lo stesso schema la sinistra odierna attacca Salvini, e il suo elettorato, senza capire le ragioni profonde della sua ascesa. La devastante crisi economica iniziata nel 2008, la messa in discussione del processo di integrazione europea, l’emergenza migratoria sono solo alcune delle cause del suo successo. Tutte sottovalutate o ignorate dalla sinistra, troppo impegnata a puntare il dito contro il nemico, magari deridendo l’elettorato che le ha voltato le spalle.

Infine, la magistratura. La recente indagine su Salvini, che probabilmente sarà cavalcata dalla sinistra, potrebbe diventare un boomerang letale. La storia del berlusconismo parla da sé. Più un leader viene attaccato per via giudiziaria, più i suoi seguaci rafforzano le proprie convinzioni, soprattutto se un’inchiesta sembra priva di fondamento.

Alla luce di queste premesse è chiaro che, almeno in potenza, ci sono tutti gli ingredienti per un nuovo berlusconismo, con una sinistra incapace di comprendere i fenomeni storici in corso, ma pronta ad ergersi ad entità moralmente e culturalmente superiore. Perdendo o non vincendo le elezioni, come Prodi nel 2006. È proprio vero: Historia magistra vitae.

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