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Il sopruso mascherato da umanità: ecco dove muore la presunzione di superiorità della sinistra

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La ricordate, sì, la faccenda dei migliori, di quelli che essendo di sinistra sono automaticamente onesti, intelligenti, generosi e disprezzano al sangue chi non è come loro? Non l’ha inventata Berlinguer, come sempre la menano, risale a Gramsci, a Togliatti, è genetica quanto stupida quella storiella. Comunque vediamo un po’ dove finisce la presunzione di superiorità della sinistra, limitandoci alle cronache più fresche e croccanti. A Perugia, vengono accusati di traffici tesi a truccare i concorsi per monopolizzare la sanità pubblica nominando medici e funzionari organici, segando quelli fuori dal giro: la situazione è talmente oscena che non riescono neppure a dimissionare la presidente regionale, coinvolta nelle indagini con tutte le scarpe, perché il gioco di faide interno al partito è troppo aggrovigliato, troppo scandaloso.

A Bibbiano, Reggio Emilia, emerge una terrificante vicenda di bambini torturati, stravolti, manipolati e sottratti alle famiglie naturali e legittime per essere praticamente ceduti ad altri nuclei, estranei ma organici a un giro mortale di lottizzazioni collegate ai servizi pubblici, alle istituzioni, al business che sta dietro. Dentro ci finisce, sempre secondo accuse poi ridimensionate dalla procura, il locale sindaco Pd, ritenuto il vertice, sia pure solo burocratico, senza responsabilità dirette, di una sinistra congrega di operatori sociali squilibrati e inclini ad ogni nefandezza.

A Roma emerge un traffico di magistrati in seno al Csm che ha del pornografico, toghe controllate, pagate o punite in funzione di processi da estinguere o di accuse da dirigere chirurgicamente contro gli avversari politici: nella peste ci finisce il Politburo nella personcina del trasandato factotum renziano Lotti.

A Lampedusa, una ricca e viziata fanciulla tedesca viola tutte le leggi possibili e immaginabili, italiane, comunitarie, marittime, terrestri, viola pure una sentenza della CEDU, di fatto sequestra 42 migranti “per salvarli”, li tiene in ostaggio per 15 giorni perché vuole sbarcare assolutamente in Italia, a Lampedusa, obiettivo che raggiunge forzando il blocco e speronando una motovedetta della Guardia di Finanza: un’azione potenzialmente stragista, per la quale finisce agli arresti. Il gioco è chiarissimo e nessuno si dà la pena di smentirlo: farne entrare il più possibile per poi accusare Salvini di essere chiacchiere e distintivo, di essere un razzista, ma impotente sugli gli sbarchi, così da ribaltarlo e riprendere il potere. Chi manovra la Timoniera annoiata? Per aggiungere grottesco a grottesco, una delegazione di parlamentari di sinistra salpa, dopo essersi messa in posa, raggiungendo la nave fuorilegge al grido: la legalità siamo noi, delle leggi ce ne fottiamo.

L’azione della comandanta Carola, figlia di un ex militare legato ai Servizi, consulente strategico per la difesa, esperto di armi da guerra, ha dell’incredibile, la perdita di credibilità residua è devastante, ma la sinistra non rinuncia a millantare l’ennesima martire con argomenti deliranti, tentando penosamente di spacciare un atto irresponsabile per disobbedienza civile e nascondendosi dietro i latrati rivolti alla “Antigone” (copyright il cantante col sigaro Roberto Vecchioni) da una decina di isolani bestioni: per niente disturbata, secondo copione, dagli insulti, gogne cruente, minacce vintage rivolte dalla galassia che “resta umana”. Rispunta fuori perfino il vecchio totem di Lotta Continua, Adriano Sofri, con le solite invettive violente, subito avallate dal succedaneo Saviano, nei confronti di Salvini, mentre quell’altro francescano di Gino Strada invita a “fare piazza pulita dei fascisti”.

Voilà. È tutta roba di ieri, di oggi (e di domani). Allo stesso tempo, è roba che si ripete ciclicamente da sempre nella storia della sinistra, dal controllo sulla magistratura all’attrazione fatale per l’illegalità dietro la foglia di fico del legalismo, fino ai traffici di clandestini o di bambini (il Forteto di Firenze, altro inferno pedofilo, venne blindato dal partito comunista e sue discendenze per decenni). Questa sarebbe la superiorità morale, civile e culturale della sinistra, senza coloranti né conservanti; rivendicata dai suoi sottointellettuali organici (zdanoviani, suona meglio), ma, sempre meno, ed è una fortuna, da elettori che abbandonano nauseati quando capiscono che, al di là dei bei discorsi, la sinistra non sa cambiare.

Nemmeno l’ombra di una riflessione su certe mostruosità, su quella nebulosa a volte inquietante che sono i servizi sociali e le professioni della postmodernità – psicologi, operatori, pedagoghi intossicati di ideologia che nascondono sicumere, avventurismo, errori e, eventualmente, orrori. Nemmeno un dubbio sul comportamento temerario al limite del demenziale di una che manda una nave contro una motovedetta, mettendo in conto la strage, subito santificata con l’armamentario retorico vetero-antagonista da Brecht a Guevara. Il “richiamo della foresta” per tutto ciò che è sopruso mascherato da necessità, violenza spacciata per umanità, illegalità contrabbandata per etica, arrivismo gabellato per rivoluzione. Con la spocchia ringhiosa di sempre, fedeli alla linea.

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