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La beatificazione di Greta da parte dei media mainstream: ideologia e disinformazione non aiutano l’ambiente

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La protesta di Greta e i Fridays for Future sono ormai ovunque: giornali, telegiornali, radio e social. La centralità del tema è fuori discussione, visto il rilievo mediatico dato a questi fenomeni. Quel che risulta invece interessante è la modalità con cui sono stati affrontati. In particolare, la narrazione che è stata utilizzata per raccontare le manifestazioni, la figura di Greta e tutte le questioni connesse ai cambiamenti climatici.

In effetti, leggendo i principali quotidiani, si nota che il movimento #fridaysforfuture è stato dipinto con scarso senso critico, con toni eccessivamente entusiastici e con una simpatia piuttosto anomala. Negli ultimi giorni i media mainstream hanno infatti assecondato senza grosse remore i toni millenaristici e catastrofisti di Greta, e non si sono realmente impegnati a fornire un’analisi seria e documentata delle tesi radicali da lei sostenute. Di rado hanno ospitato le opinioni di scienziati o debunker che verificassero la veridicità delle sue affermazioni. Di contro, hanno rilanciato i suoi appelli senza alcun filtro. Ma non è finita qui, perché, al fianco di una copertura particolarmente favorevole e acritica, tanti opinionisti si sono affidati agli stessi frame utilizzati dalla comunicazione della giovane ambientalista. Nel raccontare la protesta e le gesta di quella che potremmo tranquillamente definire un’eroina, sono state infatti adoperate le sue stesse categorie polarizzanti e ultrasemplificatrici. Tanti giornalisti hanno così abbracciato la dialettica giovani-vecchi in cui i primi sarebbero tutti buoni, responsabili e amanti del pianeta e i secondi tutti cattivi e irresponsabili perché inquinatori dediti al profitto. Accettando questa dialettica, chiaramente funzionale alla spettacolarizzazione della protesta, non pochi opinionisti si sono autoaccusati (quanti giovani scrivono o lavorano nelle redazioni?). Ma oltre a tale contraddizione, distorcendo e banalizzando la problematica ambientale, si è persa l’occasione per dibattere con serietà sul futuro del Pianeta. Issue che è stata scalzata da un triste teatrino e dal tifo per una delle parti in causa: la giovane Greta.

L’apoteosi di questo processo è stato l’incontro tra il cattivo e vecchio per eccellenza Trump e la giovane e pura Greta. L’incrocio tra i due e la sua descrizione, e i molteplici video rimbalzati praticamente ovunque, compendiano plasticamente la cattiva copertura informativa e il sensazionalismo degli ultimi giorni.

Gli effetti prodotti dagli episodi finora analizzati sono sostanzialmente due. Il primo consiste in una crescente sfiducia nell’informazione mainstream che sembra sempre più piegata ad una chiara agenda ideologica che impedisce un inquadramento quanto meno imparziale dei fatti. Il secondo, e forse più grave, è la disinformazione sulle questioni ambientali. Perché se sappiamo tutto su Greta, quanto sappiamo realmente sui cambiamenti climatici e sulla loro importanza per il futuro del Pianeta? Sappiamo che il tema esiste, ma non lo conosciamo realmente. Invece sappiamo tutto sulla bontà della giovane eroina svedese e sulla cattiveria dei vecchi che amano inquinare per fare profitto.

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