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La crisi di governo in Belgio sul Global Compact apre la lunga campagna per le Europee

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Poco più di una settimana fa, il partito belga col gruppo parlamentare più grande, la Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA), aveva tolto il suo appoggio all’esecutivo di centrodestra che di conseguenza non avrebbe avuto più la maggioranza. Ergo, il premier belga Charles Michel è stato costretto alle dimissioni.

La coalizione di governo era composta, oltre che dai sopracitati nazionalisti e separatisti fiamminghi, dai due partiti liberali (sia quello vallone del premier Michel, che la controparte delle Fiandre) e dai cristianodemocratici fiamminghi. Situazione particolare data la mancanza della controparte cristianodemocratica francofona. Michel, dopo le dimissioni dei ministri della N-VA e la perdita di 31 voti in Parlamento, si era mosso per ottenere l’appoggio di verdi e/o socialisti. A fronte di un loro rifiuto non ha potuto far altro che trarre le dovute conclusioni.

Con la caduta del governo belga, l’europeismo e la stabilità dell’Unione europea subiscono un’altra importante scossa. Infatti il Belgio, ed in particolare Bruxelles, sono da sempre non solo capitale ma soprattutto fulcro dell’Ue e del pensiero eurolirico. Di questa situazione ne risentiranno le tradizionali famiglie politiche europee e i futuri piani ed alleanze da essi programmati in vista della prossima legislatura. Altro fattore da considerare è una certa tendenza, tutta belga, a sviluppare crisi politico-istituzionali e ad avere delle serie difficoltà nel formare i governi. Basti pensare ai 541 giorni (2010-2011) senza governo, terminati con l’insediamento del socialista Di Rupo.

Queste situazioni dipendono, in particolare, dalle questioni territoriali: le differenze tra Vallonia e Fiandre e le mire secessionistiche delle seconde. Il Belgio affronterà nuove elezioni che, previste inizialmente per il maggio 2019, si terranno molto probabilmente a gennaio o febbraio.

Ma facciamo un passo indietro, come si è arrivati a questa crisi? Il governo ha perso l’appoggio della N-VA a causa dell’approvazione del “Global Compact for Migration”, il discusso documento Onu sull’immigrazione, da parte del premier. Michel in questa operazione ha ricevuto il sostegno non solo degli altri partiti di governo, ma anche delle opposizioni di sinistra. I nazionalisti fiamminghi, forti della loro posizione di primo partito di governo, avevano chiesto, quantomeno, l’astensione del loro governo poiché non hanno un giudizio positivo sui contenuti del patto e
pensano che questi andranno ad intaccare in maniera negativa sulla legislazione locale. Quindi il governo belga è caduto su una questione centrale per la politica internazionale qual è il Global Compact. Bart De Wever, leader della N-VA, porta a compimento lo spostamento del suo partito nell’alveo di quelle forze conservatrici che, in questo momento storico, stanno ottenendo risultati importanti un po’ ovunque.

Infatti, alle prossime europee la Nuova Alleanza Fiamminga, dopo cinque anni nel gruppo ECR, si dovrebbe presentare sotto le insegne del leone di ACRE. Va ricordato che i nazionalisti fiamminghi hanno come punto focale della loro azione politica la completa separazione delle Fiandre dalla Vallonia, per questo sono molto sensibili verso un’altra importante questione europea come l’indipendenza della Catalogna (la leadership del partito ha legami stretti con Carles Puigdemont). I fattori di instabilità a Bruxelles e dintorni sono molti e variegati e di questi ne risentiranno anche le istituzioni europee che qui hanno alcuni dei loro feudi. Un Belgio con un governo euroscettico o sovranista sarebbe un grosso problema per Juncker, Verhofstadt e gli altri… Ma è questo lo scenario futuro che dobbiamo aspettarci? Molto complicato che ciò accada, i meccanismi politici e territoriali e la presenza della monarchia rendono difficile la formazione di un governo non tradizionale.

La situazione è complessa, quindi non è possibile pronosticare i risultati delle prossime “snap election”, ma si possono azzardare alcune previsioni, sapendo che le forze europeiste quando ne hanno la possibilità governano insieme, sperando di contenere gli avversari. I verdi, sia i francofoni di Ecolo che i fiamminghi di Groen, saranno gli unici che vedranno aumentare i loro consensi e assumeranno il ruolo di probabile partner di governo dei liberali o cristianodemocratici, oppure dei socialisti. Molto probabilmente N-VA resterà primo partito del Paese, perdendo a sinistra a favore dei verdi ma recuperando terreno a destra a danno dei sovranisti di Vlaams Belang (Interesse Fiammingo). I nazionalisti fiamminghi vedranno ridotte le loro possibilità di tornare al governo, anche a causa della mancanza di una controparte vallona. A meno che non riescano a trovare un complicato accordo con i federalisti francofoni del Partito Popolare di Mondrikamen, primo collaboratore di Steve Bannon nella creazione di “The Movement”.

Di conseguenza, le probabilità di un governo che predichi discontinuità sono scarse, ma come si è visto in molti casi come questo, la speranza per le forze eurorealiste ed euroscettiche è l’ultima a morire, e Bart De Wever e i suoi cercheranno di sfruttare ogni opportunità. Sicuramente le elezioni anticipate in Belgio e le loro conseguenze saranno l’occasione per farsi un’idea sui possibili scenari che seguiranno le elezioni europee del maggio 2019. Sperando che anche in questo caso non si realizzi la famosa massima del Gattopardo: “Tutto cambia perché nulla cambi”.

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