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La infowar della crisi: i tre attori internazionali che provano a riscrivere la storia

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La crisi del Coronavirus è anche una crisi di narrazioni. Ovvero una crisi della verità dei fatti. Una crisi in cui alcuni attori stanno provando a riscrivere la storia, per rappresentare una realtà inesistente.

Il primo attore che sta tentando di riscrivere la storia, l’attore per eccellenza, è ovviamente la Cina. Per settimane ha tenuto nascosto alla comunità internazionale la crisi del Coronavirus e ha diffuso numeri sui contagi e sui morti che, per molti osservatori, sono grandemente ritoccati al ribasso. Non solo: la Cina ha addirittura usato l’intervista di un eminente medico italiano per provare a raccontare al mondo che il Coronavirus avesse avuto origine in Lombardia… Che dire? In un mondo normale, un mondo non cosi dipendente da Pechino sul piano economico, tutti i principali attori politici e i media avrebbero per lo meno chiesto l’istituzione di una commissione internazionale d’inchiesta per investigare il ritardo di comunicazione (che nei regimi si chiama censura).

Il secondo attore che sta provando a riscrivere la storia nella crisi del Coronavirus è la Russia. Anche nel caso russo, i numeri estremamente ridotti di contagiati lascia presumere che ci sia in atto un’azione di censura sulla verità dei fatti. Mosca sta quindi approfittando della crisi per mettere un piede – anche militare – sul suolo italiano (tra l’altro facendo passare i suoi aiuti attraverso l’aeroporto di Pratica di Mare), per poi spingere il governo italiano a prendere una posizione contraria alle sanzioni internazionali contro la Russia per il caso Crimea.

L’altro attore che, per eccellenza, sta inventando una vera e propria falsa storia sfruttando la crisi del Coronavirus è l’Iran. Qui siamo all’estremo: il regime fondamentalista ha rifiutato gli aiuti internazionali di ong come Medici Senza Frontiere e degli stessi Stati Uniti, per combattere la diffusione ormai incontrollata del virus nel Paese. Teheran, invece di agire per mitigare il virus, ha denunciato di essere vittima di una guerra batteriologica e ha impiegato la sua diplomazia per accusare le sanzioni americane di aver generato la crisi umanitaria. Una tattica che, almeno in Italia, ha avuto parziale successo data la richiesta di parte dei deputati 5 Stelle di sospendere le sanzioni all’Iran e il dialogo telefonico tra Di Maio e Zarif, in cui quest’ultimo ha praticamente parlato solo di Washington. Come però anche il Dipartimento di Stato americano ha rilevato, se l’Iran si trova nel caos Coronavirus, è solo per le sue azioni. Teheran non ha bloccato i voli della Mahan Air tra Iran e Cina e per settimane ha rifiutato di mettere in quarantena la città di Qom, ovvero il focolaio principale nel Paese. Non solo: ad inizio marzo, 121 attivisti iraniani sono stati arrestati con l’accusa di “diffondere vocerie”, per aver raccontato quanto accade veramente nel Paese in merito alla diffusione del virus. Semmai, se proprio si deve accusare qualcuno, quell’indice va puntato proprio verso Teheran che, con i suoi jihadisti sciiti sparsi tra Libano, Siria e Iraq, ha praticamente diffuso il Coronavirus in mezzo Medio Oriente.

È importante ringraziare tutti coloro che aiutano l’Italia in questo momento estremamente difficile, ma anche non permettere che la narrativa anti-occidentale faccia breccia nel Paese. Si può essere, giustamente, delusi dalla mancanza di sostegno europeo all’Italia in questa crisi drammatica. Allo stesso tempo, però, dobbiamo ricordarci che rifiutare la narrativa dei regimi anti-occidentali non significa solo riaffermare la verità, ma soprattutto tutelare le nostre libertà fondamentali.

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